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L’Indagine sulla Financial Literacy in OCSE PISA

Risultati deludenti per i quindicenni italiani. La FLC CGIL richiede una lettura attenta dei dati per orientare le scelte politiche sul sistema scolastico.

07/05/2020
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Si è tenuta il 7 maggio la videoconferenza organizzata dall’INVALSI per la presentazione dell’indagine OCSE PISA 2018 sulla Financial Literacy, la competenza finanziaria dei quindicenni. All’incontro erano presenti il presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello e la viceministra Anna Ascani.

L’Italia partecipa all’Indagine PISA dell’OCSE dalla sua prima edizione, nel 2000, ma solo dal 2012 ha iniziato a partecipare anche allo studio internazionale sulla Financial Literacy.

Alla rilevazione per il 2018 hanno preso parte circa 117.000 studenti da 20 Paesi ed economie. Per l’Italia hanno partecipato 9.122 studenti, rappresentativi di un totale di più di 500.000 studenti quindicenni italiani dei Licei, degli Istituti tecnici, degli Istituti professionali e dei Centri di formazione professionale.

L’esito dell’indagine ha messo a nudo alcuni punti critici del nostro sistema educativo:

  • alfabetizzazione finanziaria: l’Italia ha ottenuto un punteggio medio di 476 punti, inferiore a quello della media OCSE, che è di 505 punti. Tra il 2012 e il 2018, sia a livello medio OCSE, sia per la maggior parte dei Paesi partecipanti, si registra una stabilità del punteggio medio con un miglioramento di 20 punti nell’ultimo triennio. Al contrario l’Italia, nelle tre indagini dal 2012 al 2018, ha confermato risultati stabili, senza nessuna crescita nell’ultimo triennio.
  • I livelli di competenza nella Financial Literacy: tra tutti gli studenti, l’85% dei partecipanti raggiunge almeno il livello minimo di competenza finanziaria, cioè il Livello 2. In Italia questo livello viene raggiunto dal 79% dei ragazzi.
  • Relazione con le competenze in Matematica e Lettura: in media, nei Paesi OCSE, circa l’80% della variabilità dei punteggi nell’alfabetizzazione finanziaria degli studenti è spiegata dai loro risultati nelle altre discipline oggetto di indagine, Matematica e Lettura. In Italia questa associazione si osserva in misura minore, nel 73% degli studenti.
  • Le fonti di informazione e gli argomenti di discussione: il 94% degli studenti OCSE ha indicato i genitori come la fonte d’informazione principale, la rete è la seconda con il 77% di media. Il 50% degli studenti chiede informazioni ai docenti e il 51% agli amici. In Italia il 90% degli studenti chiede informazioni su argomenti finanziari ai genitori, l’83% consulta la rete, il 44% si rivolge ai docenti e il 41% agli amici.

Senza entrare nel dettaglio dell’analisi, risulta importante segnalare, anche con questa indagine, la certificazione della disomogeneità geografica (il Nord raggiunge livelli differenti dal Sud) e sociale (normalmente nei Licei la consapevolezza finanziaria dei quindicenni è superiore a quella degli studenti di altre scuole) del nostro sistema scolastico.

La nostra posizione

Da anni ribadiamo con forza che l’uso delle prove standardizzate serve essenzialmente per valutare il sistema, contro i diversi tentativi che più o meno subdolamente hanno provato a  valutare gli alunni e i docenti, nonché i dirigenti scolastici, producendo autentiche speculazioni su graduazioni tra scuole e territori, senza che la Politica provasse a dare risposte o soluzioni. Da anni registriamo ampie fasce di disuguaglianza nella piena esigibilità del diritto allo studio ed alla formazione dei nostri studenti, dei nostri insegnanti, del personale della scuola, eppure non sono mai state messe in campo azioni forti di contrasto a queste disuguaglianze.

Per questo motivo, riteniamo positivo l’approccio dichiarato in premessa dalla viceministra Anna Ascani che, nel presentare la videoconferenza ha richiamato l’importanza dei dati come strumento per determinare scelte future. La FLC CGIL ha da sempre denunciato l’incapacità di governi e ministeri di servirsi dei dati forniti, sia dall’OCSE sia dall’INVALSI, per cercare di colmare le diseguaglianza e le carenze di cui soffre oggi il nostro sistema scolastico ed abbiamo denunciato l’uso strumentale che si è fatto di quei dati per innescare una inutile e dannosa competizione fra istituti scolastici.

Le persistenti carenze, puntualmente certificate dagli Enti di ricerca nostrani e/o esteri, sono legate ad una miopia politica di investimenti nell’istruzione a favore di una politica di tagli e risparmi: sugli organici, sulla stabilizzazione del personale, sulla formazione, sulle infrastrutture.

La crisi di queste settimane ha messo a nudo le fragilità del nostro sistema che rendono diseguale l’accesso al diritto allo studio ed alla formazione dei nostri studenti, dei nostri insegnanti, del personale della scuola. Eppure non sono mai state messe in campo azioni forti di contrasto.

Per poter cambiare la rotta di una politica fallimentare in ambito scolastico, è necessario da subito mettere a frutto le informazioni raccolte per pensare ad interventi di ampio respiro che possano segnare un cambiamento strutturale nel nostro sistema scolastico.

Da questo punto di vista rinnoviamo la nostra piena disponibilità ad un confronto senza pregiudizi con il Ministero per disegnare la finalità e gli impegni di un sistema di valutazione del sistema scolastico e del ruolo dell’Invalsi.

Tutte le indagini sono importanti se comportano un’ampia condivisione di intenti e metodi e soprattutto un’azione conseguente di miglioramento, altrimenti si rappresentano come una sterile esercitazione fine a se stessa, orientata a mettere in evidenza i “migliori”: segno di un’idea politicamente sbagliata della scuola, piegata al mercato.

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