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Una piattaforma di NFT è soggetta al regime di responsabilità previsto per gli Internet Service Provider e dovrebbe essere pronta ad affrontarlo.

È ormai chiaro che il vero valore degli NFT e degli avatar unici come la collezione dei CryptoPunks è il fatto che essi sono considerati degli status symbol, che assicurano ai loro proprietari riconoscibilità e appartenenza ad una community esclusiva, esattamente come accade con i beni di lusso nel settore della moda.

Chi ci segue regolarmente sa che ci siamo già occupati delle principali implicazioni legali degli NFT e delle prime controversie legate ad essi nel settore della moda, per cui ora faremo un passo avanti e cercheremo di capire quali sono i rimedi a disposizione dei titolari dei diritti e il regime di responsabilità applicabile ai marketplace di NFT per i contenuti illeciti. Se vi state approcciando a questo mercato – sia come venditore che come acquirente – probabilmente vi sarà capitato di chiedervi come fanno piattaforme quali OpenSea, Rarible, ecc. a garantire che gli NFT in vendita non violino i diritti di proprietà intellettuale di terzi? Cosa può fare il titolare dei diritti violati per rimuovere i contenuti illeciti dalle piattaforme e quali obblighi hanno le piattaforme in tal senso? E cosa succede se nel frattempo gli NFT sono già stai venduti?

Data l’incredibile quantità di denaro in gioco, specialmente quando parliamo di marchi o collezioni di successo, assistiamo alla proliferazione di NFT contraffatti che includono opere  e marchi altrui senza l’autorizzazione del titolare dei diritti, così come di falsi account su cui questi vengono venduti, con conseguenti accuse di violazione di marchio e/o copyright.

Infatti, poiché le piattaforme non hanno un sistema per autenticare i propri utenti e verificare che si siano assicurati i diritti necessari prima di creare e/o vendere l’asset digitale, gli NFT possono garantire la proprietà ma non l’autenticità perché se le informazioni originariamente inserite sono false o errate, gli NFT perpetueranno l’illecito in tutte le loro vendite future. Solo per dare un’idea del fenomeno, OpenSea ha recentemente riferito di aver riscontrato un aumento “esponenziale” di “uso improprio” del suo strumento di free minting e che “più dell’80% degli oggetti creati con questo strumento erano opere plagiate, collezioni false e spam“.

Tuttavia, nella maggior parte dei casi è impossibile identificare il venditore che ha offerto l’NFT sulla piattaforma e, soprattutto quando si è difronte ad un elevato numero di falsi, i titolari dei diritti stanno frequentemente decidendo di intraprendere azioni direttamente contro le piattaforme.

Solo pochi giorni fa è stata intentata una causa negli Stati Uniti contro OpenSea dopo che un famoso NFT di Bored Ape è stato rubato in un attacco hacker, con la motivazione che secondo il proprietario dell’NFT la piattaforma ha violato il suo dovere fiduciario, il contratto e il contratto implicito nei suoi confronti, non avendo adottato un sistema di sicurezza adeguato. In un altro caso che ha coinvolto la collezione Cipher Punks con 450 NFT raffiguranti i padri della blockchain e delle criptovalute senza il loro consenso ad utilizzare la propria immagine, la piattaforma non ha agito abbastanza velocemente e il team dei creatori ha deciso di distruggere la collezione, riacquistare gli NFT venduti agli acquirenti e rimborsare coloro che avevano già investito.

In particolare, come le piattaforme di social media e i marketplace di e-commerce, anche le piattaforme di NFT e di crypto art possono essere qualificate come hosting provider e sono dunque soggette al regime di responsabilità che si applica agli Internet Service Provider.

In abase alla legge italiana, ai sensi dell’articolo 17 del Decreto Legislativo del 9 aprile 2003, n. 70 che ha recepito la Direttiva sul commercio elettronico 2000/31/CE, in qualità di hosting provider, i marketplace come OpenSea, Rarible, ecc. non hanno un obbligo generale di sorveglianza sulla liceità dei contenuti pubblicati dagli utenti sulla loro piattaforma. Tuttavia, su notifica del titolare dei diritti, hanno l’obbligo di agire per la rimozione dei contenuti segnalati quando la loro natura illecita risulti evidente.

Inoltre, con la decisione del 3 ottobre 2019 nel caso C-18/18, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che l’Internet Service Provider può essere tenuto a rimuovere anche i contenuti equivalenti a quelli ritenuti illeciti. Pertanto, alle piattaforme può essere richiesto di rimuovere qualsiasi altro NFT con le stesse caratteristiche (cioè in violazione dei medesimi diritti) degli NFT contestati.

A tal fine, le principali piattaforme hanno adottato un sistema di notice and takedown non molto diverso da quello di eBay o YouTube che consente ai titolari dei diritti di chiedere la rimozione dei contenuti illeciti direttamente attraverso un form online includendo i relativi URL. Nella maggior parte dei casi, i marketplace sembrano dimostrarsi collaborativi, ma le tempistiche potrebbero essere lunghe e tale procedura non permette al ricorrente di sapere se nel frattempo l’NFT sia già stato venduto, a chi e a che prezzo.

Pertanto, i titolari dei diritti possono considerare di inviare alla piattaforma una lettera di diffida con la richiesta non solo di rimuovere i contenuti e gli account in violazione dei propri diritti, ma anche di fornire le informazioni relative ad eventuali vendite già effettuate.

Qualora il provider non ottemperi a tali richieste, il titolare dei diritti potrà adire le vie giudiziarie instaurando un procedimento cautelare volto ad ottenere una c.d. “dynamic injunction“, ossia un’inibitoria estesa non solo agli NFT disponibili sulla piattaforma al momento dell’inizio del procedimento ma – su indicazione del titolare del diritto – anche  ai successivi NFT resi disponibili che presentino una continuità oggettiva e soggettiva con quelli oggetto del provvedimento iniziale.

Queste sono alcune misure che – sulla base della normativa esistente – i titolari dei diritti possono adottare per la tutela dei propri diritti di proprietà intellettuale nel metaverso. Tuttavia, alcune controversie sono già state promosse (soprattutto negli Stati Uniti) e le principali piattaforme stanno considerando ulteriori strumenti e misure per sorvegliare più efficacemente il mercato per cui ci aspettiamo che prossimamente verranno introdotte in tal senso anche misure specificamente legate al metaverso.

Su un simile argomento, può essere interessante l’articolo “I diritti di proprietà intellettuale nel metaverso: NFT e moda“.

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