<html lang="it" ng-app="webApp"> <head> <META http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=utf-16"> <title>Rassegna Stampa</title> <meta name="viewport" content="width=device-width, initial-scale=1.0,user-scalable=no"> <meta name="description" content="Rassegna Stampa"> <meta name="author" content="Volo.com"> <link rel="shortcut icon" href="img/Volocom_favicon.png"> <link rel="apple-touch-icon-precomposed" sizes="144x144" href="images/apple-touch-icon-144-precomposed.png"> <link rel="apple-touch-icon-precomposed" sizes="114x114" href="images/apple-touch-icon-114-precomposed.png"> <link rel="apple-touch-icon-precomposed" sizes="72x72" href="images/apple-touch-icon-72-precomposed.png"> <link rel="apple-touch-icon-precomposed" href="images/apple-touch-icon-57-precomposed.png"><script charset="UTF-8" src="js/angularjs/1.4.0/angular.min.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/angularjs/1.4.0/angular-cookies.min.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/angularjs/1.4.0/angular-route.min.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/angularjs/1.4.0/angular-sanitize.min.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/angularjs/1.4.0/angular-resource.min.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/angularjs/tmhDynamicLocale.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/jquery/1.11.2/jquery-1.11.2.min.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/bootstrap/3.3.2/js/bootstrap.min.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/bootstrap/custom/0.12.1/ui-bootstrap-tpls-0.12.1.min.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/app.js"></script><script charset="UTF-8" src="js/jqueryapp.js"></script><link charset="UTF-8" href="css/bootstrap.css" rel="stylesheet"> <link charset="UTF-8" href="css/style.css" rel="stylesheet"><script charset="UTF-8"> $(document).ready(function () { var appElement = document.querySelector('[ng-app=webApp]'); var $scope = angular.element(appElement).scope(); $scope.$apply(function () { $scope.titoloRassegna = 'AssoSoftwareDayPress'; $scope.dataRassegna = '2023-01-17'; $scope.CustomerId = ''; $scope.UserId = '7639'; $scope.listaSezioni = []; $scope.listaArticoli = []; creaListaSezioni($scope.listaSezioni); creaListaArticoli($scope.listaArticoli); }); }); function creaListaSezioni(list) { list.push({ 'Report_Titolo': 'AssoSoftwareDayPress' , 'Report_ID': '7663608' , 'Report_TotaleDocumenti':0 , 'Report_Livello':-1}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Dicono di Noi' , 'Report_ID': '7663609' , 'Report_TotaleDocumenti':1 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Agenda digitale e Pubblica Amministrazione' , 'Report_ID': '7663610' , 'Report_TotaleDocumenti':1 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Agricoltura e Dogane' , 'Report_ID': '7663611' , 'Report_TotaleDocumenti':5 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Ambiente e Rifiuti' , 'Report_ID': '7663612' , 'Report_TotaleDocumenti':0 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Contabilità e Bilancio' , 'Report_ID': '7663613' , 'Report_TotaleDocumenti':1 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Fatturazione Elettronica' , 'Report_ID': '7663614' , 'Report_TotaleDocumenti':3 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Fisco e Dichiarazioni' , 'Report_ID': '7663615' , 'Report_TotaleDocumenti':7 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Giustizia' , 'Report_ID': '7663616' , 'Report_TotaleDocumenti':1 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Industria 4.0' , 'Report_ID': '7663617' , 'Report_TotaleDocumenti':11 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Lavoro e Previdenza' , 'Report_ID': '7663618' , 'Report_TotaleDocumenti':6 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Privacy e GDPR' , 'Report_ID': '7663619' , 'Report_TotaleDocumenti':4 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Sanità Digitale' , 'Report_ID': '7663620' , 'Report_TotaleDocumenti':2 , 'Report_Livello':0}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Turismo Digitale' , 'Report_ID': '7663621' , 'Report_TotaleDocumenti':0 , 'Report_Livello':0}); } function creaListaArticoli(list) { list.push({ 'Report_Titolo': 'Dicono di Noi', 'Report_ID': '7663609', 'Report_TotaleDocumenti':1, 'Documento_ID': '39806258', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': 'Fabio Giordano, comitato tecnico AssoSoftware', 'Documento_Creator': 'editor', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Uscita dal forfettario in corso d\'anno, spartiacque per le fatture con Iva', 'Documento_TitoloHtml': 'Uscita dal forfettario in corso d\'anno, spartiacque per le fatture con Iva', 'Documento_Contenuto': 'Saranno sicuramente necessari alcuni adeguamenti ai portali che consentono l\'emissione e la trasmissione delle fatture elettroniche e ai software gestionali in uso agli intermediari fiscali, in relazione alle recenti modifiche apportate al regime forfetario dalla legge di Bilancio 2023. In particolare, l\'articolo 1, comma 54, della legge 197/2022, ha previsto: l\'innalzamento da 65mila a 85mila euro della soglia di ricavi e compensi che consentono l\'adozione del regime forfetario; l\'introduzione di una soglia pari a 100mila euro, al superamento della quale il regime forfetario cessa immediatamente di aver effetto ed è dovuta l\'imposta sul valore aggiunto a partire dalle operazioni che comportano il superamento della soglia. Va premesso che l\'utilizzo dei software gestionali di contabilità anche per la gestione degli adempimenti dei soggetti forfetari è oramai prassi consolidata presso gli studi professionali e gli altri intermediari che prestano assistenza fiscale. A maggior ragione da quando anche per costoro vige l\'obbligo di emissione della fattura elettronica, seppure al momento tale obbligo valga solo per i contribuenti che nell\'anno 2021 hanno conseguito ricavi o compensi, ragguagliati ad anno, al di sopra del limite di 25 mila euro (si veda la Faq 150 delle Entrate del 22 dicembre 2022). Infatti, l\'utilizzo oramai generalizzato da parte dei soggetti forfettari degli specifici portali che consentono l\'emissione e la trasmissione delle fatture elettroniche - quasi sempre integrati con i software gestionali utilizzati dagli intermediari fiscali - permettono a questi ultimi un costante monitoraggio del fatturato e di conseguenza dei suddetti limiti fiscali. Ancorché in qualche caso con l\'approssimazione dovuta all\'impossibilità di poter effettuare tali controlli utilizzando il criterio di cassa proprio del regime forfettario. Il monitoraggio delle soglie Ebbene, nella generalità dei casi sia tali portali, sia i software gestionali in uso agli intermediari fiscali, dovranno essere implementati al fine di permettere: il monitoraggio del superamento in corso d\'anno della soglia dei 100mila euro. Il che comporta che la fattura per effetto della quale sta avvenendo il superamento di tale soglia e le successive debbano necessariamente essere emesse con Iva, e quindi non più impostando l\'elemento <RegimeFiscale> con il valore RF19 relativo al regime forfettario, bensì nella maggior parte dei casi con il valore RF01 relativo al regime ordinario. la segnalazione dell\'avvenuto superamento della nuova soglia degli 85 mila euro, ancorché non di quella dei 100 mila euro. Il che comporta il cambio di regime fiscale a partire dall\'anno successivo a quello di superamento. In particolare, per quanto riguarda il primo punto, i software gestionali in uso agli intermediari fiscali dovranno essere in grado di memorizzare, per lo stesso esercizio, sia fatture attive emesse in regime forfettario sia fatture attive emesse in regime ordinario e di riportarle tutte nel quadro RG del modello di dichiarazione dei redditi. Inoltre, tali software gestionali dovranno consentire la registrazione delle fatture passive con detrazione dell\'Iva a partire dal momento del passaggio al regime ordinario. Circa la registrazione delle fatture passive e le modalità di compilazione della dichiarazione Iva delle fatture registrate nel periodo di applicazione del regime forfettario ante-superamento, al momento non si hanno informazioni certe. Auspicabilmente l\'agenzia delle Entrate dovrà pronunciarsi in proposito con un documento di prassi ovvero, almeno inizialmente, fornendo specifiche risposte ai quesiti formulati dalle società di software associate ad AssoSoftware finalizzate all\'adeguamento delle procedure informatiche. Nessuna variazione sarà necessaria, infine, per i coefficienti di reddito, che rimangono ancorati all\'attività esercitata e non sono interessati dalle citate variazioni dei limiti fiscali.', 'Documento_Abstract': '<strong>assosofware</strong><strong>conservazione digitale</strong><strong>conservazione sostitutiva</strong><strong>cu</strong><strong>data protection</strong><strong>digitalizzazione turismo</strong><strong>dogane</strong><strong>dpo</strong><strong>eagricoltura</strong><strong>efattura</strong><strong>ehotel</strong><strong>eturismo</strong><strong>fabbrica 4.0</strong><strong>fabbrica intelligente</strong><strong>fattura</strong><strong>fattura elettronica</strong><strong>firma digitale</strong><strong>gdpr</strong><strong>industria 4.0</strong><strong>informatizzazione turismo</strong><strong>intelligenza artificiale</strong><strong>internet of things</strong><strong>privacy</strong><strong>robotica</strong><strong>trasformazione digitale turismo</strong><strong>turismo digitale</strong><strong>vitivinicolo</strong>', 'Documento_isValidSnippet': 'False', 'Documento_Sommario': 'Saranno sicuramente necessari alcuni adeguamenti ai portali che consentono l\'emissione e la trasmissione delle fatture elettroniche e ai software gestionali in uso agli intermediari fiscali, in relazione alle recenti modifiche apportate al regime forfetario dalla legge di Bilancio 2023. In particolare, l\'articolo 1, comma 54, della legge ', 'Documento_Autore': 'Fabio Giordano, comitato tecnico AssoSoftware', 'Documento_Argomenti': 'Dicono di Noi', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://ntplusfisco.ilsole24ore.com/art/uscita-forfettario-corso-d-anno-spartiacque-le-fatture-iva-AEV8USWC', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MaVpxaFNKNklHY3lyZ1ZGZmY0S21menJTVHBkeVlXaEwzVHY2bElOV1JXMUtWUHdFVmEwcjljNUl5QUNSK0tWZi9UdlpjbC9yd01oTGptbS9Od25LNjhKM2dXQW4xakZhWVlLR2xxdkk3TWdFUW1PN09VUnE5L3owYmFGMHNKRmdnWlh0NFVsNUdNMg%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'Il Sole 24 Ore - Norme e Tributi Plus', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Agenda digitale e Pubblica Amministrazione', 'Report_ID': '7663610', 'Report_TotaleDocumenti':1, 'Documento_ID': '39798751', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Digital Services Act: i nuovi effetti e le responsabilità per le aziende italiane', 'Documento_TitoloHtml': 'Digital Services Act: i nuovi effetti e le responsabilità per le aziende italiane', 'Documento_Contenuto': 'Il Digital Services Act riguarda molto da vicino le aziende italiane, includendo tutte le piattaforme di servizi digitali che, a vario titolo, fungono da intermediari e collegano i consumatori a merci, servizi e contenuti. L\'impatto delle novità introdotte dalla normativa per le aziende del Belpaese che operano nel digitale Pubblicato il 16 Gen 2023 Floriana Capone Avvocato specializzato in e-commerce Il 27 ottobre 2022 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell\'Unione Europea il Regolamento (UE) 2022/2065 , noto come , che, insieme al , da vita al cosiddetto Digital Services Package , il nuovo pacchetto normativo che si inserisce nel contesto della strategia europea di regolamentazione dei servizi e dei mercati digitali Si tratta di un intervento ritenuto da più parti necessario per far fronte alla repentina evoluzione di tecnologie e modelli di business del mondo digitale, visto che la normativa europea di riferimento del settore era sostanzialmente ferma alla Direttiva 2000/31/CE e in più di 20 anni, le carte in tavola sono cambiate, e di molto. Indicativa è la strada scelta dal legislatore europeo che, come nel caso del GDPR , sceglie lo strumento del Regolamento (e non della Direttiva) rendendo quindi direttamente applicabile la nuova disciplina negli ordinamenti di tutti gli Stati membri e garantendo difatti immediatezza dell\'applicazione e uniformità in tutto il territorio dell\'Unione. Ma, in concreto, cosa rappresentano queste novità per le aziende italiane che operano nel digitale? Quale impatto hanno? Mentre il DMA si occupa principalmente di regolamentare l\'operato delle Big Company per garantire maggiore concorrenza nei mercati digitali e minori barriere all\'ingresso, concentrandosi in particolar modo sui " gatekeeper ", i "guardiani del cancello", ossia le piattaforme digitali con fatturati di almeno 7,5 miliardi negli ultimi tre esercizi e 45 milioni di utenti europei attivi ogni mese, il Digital Services Act riguarda molto più da vicino le aziende del Belpaese, includendo tutte le piattaforme di servizi digitali che, a vario titolo, fungono da intermediari e collegano i consumatori a merci, servizi e contenuti Il Digital Services Act è entrato in vigore il 16 novembre 2022 e la maggiorparte delle disposizioni contenute sono già applicabili (anche se la sua completa applicazione è prevista a partire dal 17 febbraio 2024), quindi è sicuramente il momento per i player interessati di prendere le contromisure, adeguando il proprio business alla compliance vigente con il supporto di un legale competente in materia digitale e di e-commerce In questa analisi ci concentriamo in particolare sull\' impatto del DSA sui marketplace, vedremo chi è coinvolto dal nuovo Regolamento e quali sono le responsabilità e gli obblighi da rispettare. Digital Services Act (DSA): obiettivi e a chi si rivolge il Regolamento (UE) 2022/2065 Con il Regolamento 2022/2065 (DSA) , l\'Unione Europea parte dal presupposto che "quello che è illegale offline, deve essere illegale online" introducendo nuove norme in materia di trasparenza obblighi informativi e accountability (responsabilizzazione delle piattaforme). WHITEPAPER Decisioni più rapide con l<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> L\'obiettivo a lungo termine è quello di creare un ambiente digitale più sicuro e affidabile , che tuteli in modo concreto i diritti dei consumatori contrastando il proliferare di contenuti, merci e servizi illegali e altri fenomeni negativi dell\'evoluzione digitale come fake news hate speech e cyberstalking La platea delle aziende destinatarie del DSA è molto ampia, dai siti di informazione a diverse app, dai servizi di cloud e hosting alle piattaforme di economia collaborativa, per questo nel Regolamento sono individuate 4 categorie principali di digital services e, ulteriormente agli obblighi generali validi per tutte le piattaforme, sono indicate disposizioni puntuali per ogni tipologia con un progressivo aumento degli obblighi, in proporzione all\'influenza di ognuna. I marketplace sono inseriti nella categoria dei prestatori di servizi di memorizzazione di informazioni e in particolare nella sottocategoria delle piattaforme online Come definito nel Regolamento, le piattaforme online, quali le reti sociali o le piattaforme online che consentono ai consumatori di concludere contratti a distanza con operatori commerciali (i marketplace appunto), sono quelle che non solo memorizzano informazioni fornite dai destinatari del servizio su richiesta di questi ultimi, ma diffondono anche tali informazioni al pubblico, su richiesta dei destinatari del servizio. Gli effetti del DSA per i marketplace: novità rispetto alla Direttiva 2000/31/CE Questo Regolamento non abroga la cosiddetta Direttiva E-commerce (Direttiva 2000/31/CE), ma la modifica in parte, rafforzandola e integrandola con l\'introduzione di innovazioni rilevanti e soprattutto persegue quella finalità di uniformità tra tutti gli Stati membri che, il recepimento della Direttiva nelle leggi nazionali non aveva garantito a pieno. Orizzontalmente le novità che riguardano tutti i "servizi digitali" sono, ad esempio, gli obblighi di: includere nelle condizioni generali informazioni su politiche, procedure, misure e strumenti utilizzati ai fini della moderazione dei contenuti , tra cui il processo decisionale algoritmico e la revisione umana, nonché le regole procedurali del loro sistema interno di gestione dei reclami; predisporre meccanismi di segnalazione di contenuti illegali chiaramente identificabili e facili da reperire e da utilizzare almeno quanto i meccanismi di notifica per i contenuti che violano le condizioni generali; disporre informazioni, direttamente accessibili sull\'interfaccia online in cui è presentata l\' inserzione pubblicitaria , sui principali parametri utilizzati per stabilire che viene mostrata loro una pubblicità specifica, con spiegazioni rilevanti sulla logica seguita a tal fine, anche quando essa è basata sulla profilazione; non utilizzare contenuti commerciali ingannevoli ad ampia diffusione diffusi attraverso la manipolazione intenzionale del servizio, come l\'utilizzo di bot o account falsi o altri usi ingannevoli del servizio (es. recensioni false); controllare le credenziali di fornitori terzi , secondo il principio KYBC "conosci il tuo cliente". Altra novità importante è l\'introduzione di un organo nazionale di vigilanza sull\'applicazione del Regolamento, definito il Coordinatore dei Servizi Digitali per ciascuno Stato membro con compiti di moral suasion, ma soprattutto investigativi, di enforcement e di imporre sanzioni. Ma ci sono altri obblighi specifici per i marketplace Responsabilità per contenuti e attività illecite sulle piattaforme online Nell\'ambito delle azioni necessarie per il contrasto ai contenuti e alle attività illecite sulle piattaforme online , bisogna sottolineare le responsabilità definite nel Capo II del Regolamento (artt 4-10) In particolare i marketplace devono: rimuovere immediatamente i contenuti illegali o disabilitare l\'accesso agli stessi non appena ne vengano a conoscenza dare seguito immediato a eventuali ordini delle autorità giudiziarie o amministrative nazionali competenti per rimuovere uno o più specifici contenuti illegali e informare senza indebito ritardo l\'autorità dell\'azione compiuta dare seguito immediato a eventuali ordini di fornire informazioni specifiche su uno o più singoli destinatari del servizio. Obblighi in materia di dovere di diligenza e trasparenza per un ambiente online trasparente e sicuro Ma non è tutto, perché i marketplace sono tenuti anche a rispettare gli obblighi in materia di dovere di diligenza e trasparenza per un ambiente online trasparente e sicuro validi per tutti i servizi digitali o per le sole piattaforme online definiti nel Capo III (artt. 11-28) , oltre a ulteriori obblighi puntuali inclusi negli articoli seguenti. Da questi obblighi sono esclusi i marketplace che forniscono il servizio esclusivamente a operatori commerciali che si qualificano come microimprese o piccole imprese come definite nella raccomandazione 2003/361/CE (art. 29). Tracciabilità degli operatori commerciali In particolare, all\'art.30 del DSA , troviamo gli obblighi di tracciabilità degli operatori commerciali I marketplace devono preventivamente acquisire una serie di informazioni da parte dell\'operatore commerciale che ospiteranno sulla piattaforma (ragione sociale, recapiti, documenti di identificazione, conti utilizzati per i pagamenti, numero di iscrizione al registro delle imprese, ecc) oltre che un\'autocertificazione con cui l\'operatore si impegna a offrire solo prodotti o servizi conformi alle norme applicabili del diritto dell\'Unione. Inoltre i marketplace devono verificare queste informazioni avvalendosi di banche dati o di dati online ufficiale liberamente messi a disposizione da uno Stato membro o dall\'Unione o, in alternativa, chiedendo all\'operatore commerciale di fornire documenti giustificativi provenienti da fonti affidabili (es. visure, documenti bancari ecc). Se l\'operatore non adempie a quest\'obbligo deve essergli impedito l\'utilizzo del marketplace fino a quando ciò non avviene. Conformità dei marketplace L\'art 31 , invece, tratta la questione della conformità del marketplace dal momento della progettazione , e impone che le relative interfacce devono essere progettate e organizzate in modo da consentire agli operatori commerciali di fornire le informazioni sulla propria identità e i relativi recapiti (compreso il marchio, logo o simbolo) e rispettare tutte le norme comunitarie in materia di etichettatura (e marcatura), conformità e sicurezza dei prodotti. Inoltre è lasciato in capo ai marketplace l\'onere di adoperarsi per verificare che questo accada. Diritto all\'informazione Chiudiamo con gli obblighi informativi definiti dall\'art. 32 , infatti, i marketplace, laddove venissero a conoscenza che, attraverso la propria piattaforma, un operatore commerciale abbia offerto a consumatori dell\'UE un prodotto o servizio illegale nei 6 mesi precedenti, deve informarli tempestivamente dell\'accaduto indicando tutte le informazioni necessarie per individuare il merchant e, ove non dovesse disporre di tutti i recapiti dei consumatori coinvolti, può rendere pubblico l\'accaduto attraverso la propria piattaforma online. Rischi e Sanzioni Il nuovo meccanismo di applicazione, che prevede una cooperazione a livello nazionale e dell\'UE, controllerà il modo in cui gli intermediari online adeguano i propri sistemi ai nuovi obblighi. Ciascuno Stato membro dovrà nominare un Coordinatore dei servizi digitali, un\'autorità indipendente responsabile della vigilanza dei servizi di intermediazione stabiliti nel proprio Stato membro e/o del coordinamento con autorità specializzate nel settore. A tal fine potrà ordinare la cessazione delle violazioni oppure l\'assunzione di impegni, imporre misure correttive, infliggere sanzioni pecuniarie oppure chiedere a un\'autorità giudiziaria di farlo. Ciascuno Stato membro stabilirà le sanzioni applicabili in caso di violazione del Regolamento DSA, in linea con i requisiti stabiliti da questo e garantendo che siano proporzionate alla natura e alla gravità della violazione, ma comunque dissuasive. Nei confronti delle piattaforme online e dei motori di ricerca di grandi dimensioni, la Commissione avrà poteri di vigilanza diretta e di esecuzione e, nei casi più gravi, potrà imporre ammende corrispondenti a fino al 6% del fatturato globale del fornitore di servizi. Per questo risulta fondamentale rivolgersi ad un legale specializzato in e-commerce per approfondire ogni aspetto legale della vendita online e non subire i danni della mancata conoscenza della normativa di settore. WHITEPAPER SAP in Cloud, la chiave per mettere in moto l\'innovazione di business di PMI e grandi aziende @RIPRODUZIONE RISERVATA Valuta questo articolo.', 'Documento_Abstract': 'dal presupposto che "quello che è illegale offline, deve essere illegale online" introducendo nuove norme in materia di trasparenza obblighi informativi e accountability (responsabilizzazione delle piattaforme). WHITEPAPER Decisioni più rapide con l\'<strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> L\'obiettivo a lungo termine...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Il Digital Services Act riguarda molto da vicino le aziende italiane, includendo tutte le piattaforme di servizi digitali che, a vario titolo, fungono da intermediari e collegano i consumatori a merci, servizi e contenuti. L\'impatto delle novità introdotte dalla normativa per le aziende del Belpaese che operano nel digitale Pubblicato il 16 ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Agenda digitale e Pubblica Amministrazione', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/digital-services-act-marketplace-effetti-responsabilita/', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MbHF4OHUxT091UHl6cjRVcWdra1pKeHYvWWRJV3Z0UGZVV2tQRFVTcUlSQ2Q5OXZRR2p3b2o2QTZsK1g0OUw0Z1dGeEpJeGp5Vlg1RksveFZsT0pBK2VWU2VuU0pPQ00vRXVJZWlJK1NXOWtNdW44bTdYV0tDQS91WklKLzhYa1B4WUFna0EyNHJ5UQ%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'Agenda Digitale', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Agricoltura e Dogane', 'Report_ID': '7663611', 'Report_TotaleDocumenti':5, 'Documento_ID': '39798717', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Caro benzina, i benzinai tornano a minacciare los ciopero', 'Documento_TitoloHtml': 'Caro benzina, i benzinai tornano a minacciare los ciopero', 'Documento_Contenuto': 'Questa mattina le associazioni dei gestori voteranno probabilmente sì alla protesta proclamata la scorsa settimana contro "l\'ondata di fango", poi sospesa dopo il primo incontro a Palazzo Chigi: andiamo avanti: dal decreto ci aspettavamo delle aperture che non ci sono state e invece sono arrivate sanzioni altissime per una misura come quella dei prezzi sui cartelli Fino a 6 mila euro di multa se sui cartelli mancherà la segnalazione del prezzo medio dei carburanti. E in caso di recidiva, sospensione dell\'attività fino ad un massimo di 90 giorni. È questo, scrive il Corriere della Sera, quello che prevede il decreto carburanti pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale. "E\' inaccettabile. Così ricade ancora una volta tutto su di noi, come se fossimo i colpevoli degli aumenti dei prezzi, non ci stiamo", dicono i gestori delle pompe di benzina dando per certo, a 24 ore dal nuovo incontro col governo che dovrebbe scongiurarlo, lo sciopero dei benzinai in programma il 25 e 26 gennaio prossimi, su strade e autostrade. Questa mattina le associazioni dei gestori che rappresentano i 22.500 impianti di servizio in tutta Italia (Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc Confcommercio) si riuniranno e voteranno sì alla protesta proclamata la scorsa settimana contro "l\'ondata di fango", poi sospesa dopo il primo incontro a Palazzo Chigi. "Andiamo avanti: dal decreto ci aspettavamo delle aperture che non ci sono state e invece sono arrivate sanzioni altissime per una misura come quella dei prezzi sui cartelli che non serve a nulla". Sotto accusa anche la sospensione dell\'attivitá prevista dopo la terza violazione, un provvedimento che per i benzinai rischia di trasformarsi in chiusura definitiva e che rischia di metterli anche in difficoltà con le imprese di fornitura. Il primo incontro di venerdì scorso con il governo aveva avuto come risultato il congelamento dello sciopero in attesa della pubblicazione del decreto carburanti che, secondo i gestori, avrebbe dovuto includere le sanzioni solo per quei 4 mila irregolari che non comunicano prezzi e non rispettano le regole. Non è stato così. E la delusione è fortissima. "Ci hanno dato retta sulla media dei prezzi calcolata su base regionale - spiega Bruno Bearzi della Figisc - e sullo stop alle comunicazioni quotidiane". Sul resto, non viene nascosta la rabbia, della base soprattutto. "Siamo delusi e arrabbiati per le parti del decreto - continua Bearzi -che continuano ad individuare nei gestori i responsabili delle storture del sistema attribuendoci ulteriori oneri e soprattutto ulteriori pesanti sanzioni, per questo è molto probabile che si vada verso la conferma dello sciopero". Preoccupano anche i tempi: massimo 30 giorni per adeguarsi alle nuove regole. "I cartelli? Tra autorizzazioni e realizzazione ci vorranno 6 mesi almeno, altro che 30 giorni", protesta un gestore. Ma il governo va avanti. E per ora conferma l\'incontro di domani con le associazioni di categoria in quella che nasce come la prima riunione del tavolo permanente di tutta la filiera per riordinare il settore, incluso, ha spiegato il ministro delle Imprese Adolfo Urso, "dove si verificano fenomeni di speculazione, lì c\'è molto da fare". E se nel decreto torna l\'accisa mobile ideata nel 2007 dall\'allora esecutivo Prodi con ritocchi all\'aliquota sui carburanti in caso di rialzi elevati del prezzo del greggio negli ultimi due mesi, nel governo viene ribadito che in caso di rialzi dei prezzi, la "sterilizzazione delle<span class="term"> accise</span> ci sarà".', 'Documento_Abstract': 'elevati del prezzo del greggio negli ultimi due mesi, nel governo viene ribadito che in caso di rialzi dei prezzi, la "sterilizzazione delle <strong>accise</strong> ci sarà"....', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Questa mattina le associazioni dei gestori voteranno probabilmente sì alla protesta proclamata la scorsa settimana contro "l\'ondata di fango", poi sospesa dopo il primo incontro a Palazzo Chigi: andiamo avanti: dal decreto ci aspettavamo delle aperture che non ci sono state e invece sono arrivate sanzioni altissime per una misura come quella dei ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Agricoltura e Dogane', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.italiaoggi.it/news/caro-benzina-i-benzinai-tornano-a-minacciare-los-ciopero-202301161020083661', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MbnJEWkNNdFN3ZEJ1di85NXNueGdyd2c0cElmOFRmc3F3TEszaHV1OVJ6dkI0QzhkaEVyclBvSzdHWUdMQW9mVEhUV1FHK2kyYlFZaUJrSlYyWjVQYVQ5eDVzZ25ML2V6ZjJ1eTFVaml5QUw2a1JvbzN2cmFWVGI5RGk3dTdrbm9iblRtZkxyWDFPeg%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'italiaoggi.it', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Agricoltura e Dogane', 'Report_ID': '7663611', 'Report_TotaleDocumenti':5, 'Documento_ID': '39798719', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '11', 'Documento_Sottotitolo': '`I gestori: misure assurde, senza correzioni confermato lo sciopero del 25 e 26 gennaio', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Governo, offerta ai benzinai: più controlli, multe ridotte', 'Documento_TitoloHtml': 'Governo, offerta ai benzinai: più controlli, multe ridotte', 'Documento_Contenuto': 'IL RETROSCENA ROMA I gestori delle pompe di benzina tornano sul piede di guerra. E minacciano di confermare lo sciopero nazionale del 25 e 26 gennaio su strade e autostrade. A innescare la rivolta dei benzinai sono le sanzioni varate dal decreto trasparenza appena pubblicato: da cinquecento a seimila euro di multa per le pompe che non rispettano l\' obbligo di esporre i prezzi medi nazionali dei carburanti. E, in caso di recidiva, sospensione dell\' attività fino a un massimo di 90 giorni. «Misure inaccettabili che criminalizzano un\' intera categoria», attaccano i sindacati. Adolfo Urso, ministro delle imprese, è però determinato a scongiurare la serrata: «Il governo era ed è in ascolto. Sentirò le loro proposte di modifica e valuteremo». Il momento della verità si avrà oggi pomeriggio, quando Urso alle 14.30 riunirà nella sede del dicastero delle Imprese e del Made in Italy i rappresentanti delle 22.500 pompe presenti sul territorio nazionale. In realtà si tratta della prima convocazione del tavolo permanente per la riforma del settore che prevede, tra le altre cose, una riduzione dei punti vendita. Ma, vista la ribellione dei gestori, l\' incontro sarà anche e soprattutto l\' occasione per il governo di provare a disinnescare lo sciopero nazionale. Il primo con cui potrebbe fare i conti Giorgia Meloni. «Venerdì scorso ci siamo lasciati senza che il decreto fosse ancora pubblicato. Ora che il quadro è chiaro», dice il ministro Urso al Messaggero, «i sindacati potranno esprimersi in maniera compiuta sul provvedimento e illustrare le loro obiezioni. Sono pronto ad ascoltare e se le richieste saranno convincenti, il decreto potrà essere modificato dal Parlamento. Il taglio delle sanzioni? Ragioneremo con i sindacati. Ma ciò che è certo è che bisogna far emergere le migliaia di pompe, circa quattromila, recidive e inadempienti che non mandano le comunicazioni sui prezzi al mio dicastero. Sono convinto che i gestori saranno d\' accordo: la condotta irregolare di pochi colpisce i due-terzi dei distributori che rispettano le norme». In sintesi: il governo appare disposto a rivedere e a mitigare le sanzioni se ci sarà la disponibilità dei sindacati a perseguire chi è inadempiente. «Una mediaizone si troverà», confermma il sottosegretario al ministero dell\' Economia e Finanze Federico Freni. La tensione però è alta. «Siamo stati traditi. Venerdì, giorno del nostro ultimo faccia a faccia, i rappresentanti dell\' esecutivo avevano certificato che con i prezzi alti i gestori dei distributori non c\' entrano niente. E invece ora scopriamo che il decreto pubblicato in Gazzetta non ha cambiato di una virgola l\' accanimento mediatico che ci tratta alla stregua di furbetti e speculatori», attacca Bruno Bearzi, presidente di Figisc-Confcommercio. A irrigidire ulteriormente i benzinai, che si sentono «criminalizzati», la notizia dell\' indagine dell\' Antitrust su alcune compagnie petrolifere che non avrebbero vigilato sui prezzi applicati alla pompa risultati in molti casi più alti di quelli pubblicizzati, stando alle rilevazioni della Guardia di finanza. La giunta nazionale della Faib Confesercenti «conferma» così «il giudizio di forte contrarietà sul decreto trasparenza». Pesa «la formulazione della norma che conferma l\' obbligo di un nuovo cartello e l\' inasprimento inaccettabile delle sanzioni». Pertanto, lo sciopero contro «questo provvedimento inutile e dannoso resta congelato, in attesa dell\' incontro» di oggi con Urso. In quell\' occasione, fa sapere Faib, «valuteremo se il governo ha intenzione di accogliere le richieste della categoria o meno. E prenderemo le decisioni conseguenti». Decisioni che saranno illustrate giovedì, giorno nel quale la sciopero sarà confermato o revocato. LE RICHIESTE «Ben venga maggiore trasparenza», dice la Federazione di Confesercenti, «ma si eliminino adempimenti che risulterebbero inutili e si riveda il sistema sanzionatorio, senza duplicazioni e senza accanimenti». Nell\' incontro con Urso «valuteremo se il governo ha intenzione di accogliere le richieste della categoria o meno». Al centro della piattaforma sindacale, prosegue la Faib, «rimane la lotta alla diffusa illegalità fiscale e contrattuale, che si stima sia superiore ai 13 miliardi l\' anno. Non è ammissibile che oltre la metà della rete carburanti sia condotta in modo illegale, con ampio ricorso a fenomeni di caporalato petrolifero e che oltre il 30% dell\' erogato sia in evasione Iva quando non anche di<span class="term"> accise</span>». Duro anche il commento di Roberto Di Vincenzo, presidente di Fegica: «Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del governo. Prima la pubblicazione di un decreto pasticciato, poi l\' avvio di una istruttoria dell\' Antitrust che indagherebbe sui petrolieri non per le loro eventuali responsabilità, ma perché non avrebbero sorvegliato i benzinai evidentemente rei di aver speculato sui prezzi. È una situazione grave, se non fosse ridicola. L\' esecutivo non può dire che i gestori si sono comportati correttamente e poi evocare l\' intervento della Guardia di finanza e dell\' Antitrust». Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': 'in modo illegale, con ampio ricorso a fenomeni di caporalato petrolifero e che oltre il 30% dell\' erogato sia in evasione Iva quando non anche di <strong>accise</strong>». Duro anche il commento di Roberto Di Vincenzo, presidente di Fegica: «Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del governo. Prima la pubblicazione...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'IL RETROSCENA ROMA I gestori delle pompe di benzina tornano sul piede di guerra. E minacciano di confermare lo sciopero nazionale del 25 e 26 gennaio su strade e autostrade. A innescare la rivolta dei benzinai sono le sanzioni varate dal decreto trasparenza appena pubblicato: da cinquecento a seimila euro di multa per le pompe che non rispettano ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Agricoltura e Dogane', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '11', 'Documento_Url': 'https://data.volopress.it/GetData/Default.ashx?param=ZG9jaGFzaD1DRDkyQzUwMDM5OTI4NEQzQjJEQTREQTc0MjcxQjk5OTJGMkFGMzgwQkY2NUZEOUE3QUM5OEJCNUQzRTVBNzdFJnR5cGU9UERG', 'Documento_UrlType': 'pdf', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2R3Z09Ubk5tbnowUFZpM0JTNHhzTFlXRGl2QXI5WWk0MkhHY3lZaVg1bW11S2dXRWEyTGdVdHVhUnFMRDZhTUJLT2NwQS9RZG95MWlEWGdGUjVPQXo1RU1hbXk2d2dMeElLbXNTMUVTR2JLOXJwZjIzTEkxQlY%3d', 'Fonte_Titolo': 'Il Messaggero', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Agricoltura e Dogane', 'Report_ID': '7663611', 'Report_TotaleDocumenti':5, 'Documento_ID': '39798721', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '33', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'IL SISTEMA IN EUROPA', 'Documento_TitoloHtml': 'IL SISTEMA IN EUROPA', 'Documento_Contenuto': 'Spagna Come riporta la Corte dei conti nella deliberazione 56/2022, in Spagna l\' Agencia estatal de administración tributaria (Aeat) si occupa della riscossione coattiva di tutti i crediti pubblici statali, tributari e non tributari, compresi quelli doganali Francia La Dgddi (Direction générale des douanes et droits indirects) ha una competenza speciale sulla riscossione dei dazi e dei diritti doganali, delle<span class="term"> accise</span>, dell\' Iva all\' importazione e di altre contribuzioni indirette.La Dgfip (Direction générale des finances publiques) ha competenza generale e riscuote tutte le somme che non vengono riscosse da altri enti. È il caso di imposte sul reddito, imposte sul patrimonio, tributi locali, Iva esclusa l\' Iva sulle importazioni Germania Le Agenzie fiscali federali riscuotono i dazi doganali, i monopoli, le<span class="term"> accise</span> regolate dalla legge federale, inclusa l\' Iva sulle importazioni, i tributi sui veicoli a motore e gli altri tributi di transazione correlati ai veicoli a motore, così come i tributi imposti dall\' Unione europea.', 'Documento_Abstract': '(Direction générale des douanes et droits indirects) ha una competenza speciale sulla riscossione dei dazi e dei diritti doganali, delle <strong>accise</strong>, dell\' Iva all\' importazione e di altre contribuzioni indirette.La Dgfip (Direction générale des finances publiques) ha competenza generale e riscuote tutte le somme... che non vengono riscosse da altri enti. È il caso di imposte sul reddito, imposte sul patrimonio, tributi locali, Iva esclusa l\' Iva sulle importazioni Germania Le Agenzie fiscali federali riscuotono i dazi doganali, i monopoli, le <strong>accise</strong> regolate dalla legge federale, inclusa l\' Iva sulle importazioni, i tributi...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Spagna Come riporta la Corte dei conti nella deliberazione 56/2022, in Spagna l\' Agencia estatal de administración tributaria (Aeat) si occupa della riscossione coattiva di tutti i crediti pubblici statali, tributari e non tributari, compresi quelli doganali Francia La Dgddi (Direction générale des douanes et droits indirects) ha una competenza ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Agricoltura e Dogane', 'Documento_Testatina': 'NORME E TRIBUTI', 'Documento_NumeroDiPagina': '33', 'Documento_Url': 'https://data.volopress.it/GetData/Default.ashx?param=ZG9jaGFzaD0wNTUzMTg3RTVGRkQyREJEOEI2NjFCN0VCNTg4NUI4MzQwM0Q1MDQxRUFDNzcxNjVEQzBBNkI5NUZFMjZGRURGJnR5cGU9UERG', 'Documento_UrlType': 'pdf', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2Z1dE9nMWVhUG9RRVFXa1ZFa3dEK29yS0Y4UjJSV2FFUjhTVy8zZzdwc2lwUTVMemdJa01iSnNDNVI0MkEyTjZKR0xrWmtqUTZRelVGSmxpNWR3VVE2ZG9JNUxxbEliaFNzV3BsY3Ivb2VLUT09', 'Fonte_Titolo': 'Il Sole 24 Ore', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Agricoltura e Dogane', 'Report_ID': '7663611', 'Report_TotaleDocumenti':5, 'Documento_ID': '39798722', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '11', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Le ispezioni dell\' Antitrust alle pompe: «I prezzi ufficiali non sono quelli veri»', 'Documento_TitoloHtml': 'Le ispezioni dell\' Antitrust alle pompe: «I prezzi ufficiali non sono quelli veri»', 'Documento_Contenuto': 'L\' INDAGINE ROMA Benzina e diesel di nuovo sotto accusa. Ma questa volta non c\' entra la speculazione tiranna che tra fine e inizio anno avrebbe gonfiato il prezzo del pieno in coincidenza dello stop allo sconto sulle<span class="term"> accise</span>. L\' istruttoria appena avviata dall\' Antitrust viene da ben più lontano, da un monitoraggio approfondito fatto tra marzo e dicembre 2022 su certi pieni beffa, ben più costosi di quanto dicevano i prezzi ufficiali. Un\' istruttoria, con tanto di ispezioni partite ieri per Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil, dopo aver raccolto nei giorni scorsi faldoni di dati della Guardia di Finanza, che punta il dito sulle irregolarità, appunto, tra prezzo pubblicizzato e prezzo praticato alla pompa. I dettagli contenuti nei primi contratti acquisiti ieri tra compagnie e distributori serviranno a chiarire meglio i margini della questione. Non solo serviranno quindi a dire quanto siano diffuso davvero certe pratiche, ma anche se pesa più il mancato controllo delle compagnie o la condotta dei gestori. Certo è che, a quanto pare, non si tratta di qualche isolato furbetto: circa mille i casi di irregolarità emersi nel corso dei controlli del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza. E se sarà necessario l\' Antitrust farà scattare anche provvedimenti cautelari per interrompere pratiche scorrette accertate. I CONTROLLI Ufficialmente le indagini sono nei confronti di Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil. E secondo l\' Autorità, oltre ad aver riscontrato irregolarità per l\' applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato, è emersa anche l\' omessa comunicazione dei prezzi dei carburanti al portale «Osservaprezzi carburanti». Dai controlli, spiega l\' Autorità, è emersa «un\' omessa diligenza» da parte delle compagnie nei controlli sui distributori. 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L\' Antitrust ha avviato le istruttorie in quanto «la documentazione e i dati trasmessi dalla GdF farebbero emergere da parte delle compagnie petrolifere condotte riconducibili alla omessa diligenza sui controlli rispetto alla rete dei distributori, in violazione dell\' art. 20 del Codice del consumo. In numerosi casi è risultata difformità tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto in realtà applicato; in altri è stata riscontrata l\' omessa esposizione del prezzo praticato, ovvero l\' omessa comunicazione al portale Osservaprezzi Carburanti, utile al consumatore per trovare la pompa con il prezzo più basso». Ad accogliere con favore il faro del Garante della concorrenza e del mercato le associazioni dei consumatori. E in particolare il Codacons che aveva presentato un esposto sul tema proprio il 10 gennaio scorso, Ma anche l\' Unione nazionale consumatori, che di esposti ne aveva presentati ben tre: l\' 11 marzo. 24 marzo e 8 aprile scorso. All\' epoca, ha spiegato il presidente Massimiliano Dona, «con i prezzi che avevano raggiunto il record storico, avevamo allegato i dati dei prezzi comunicati dai distributori al Mise, ora Mase, da cui risultava che oltre 650 comunicazioni dei distributori erano sotto 1,2 euro, prezzi palesemente falsi, ipotizzando che, oltre ad esserci una violazione dell\' art. 51 L. 99/2009, vi fosse una pratica commerciale scorretta, atteso che i prezzi sono poi pubblicizzati sull\' Osservaprezzi carburanti e che quei dati sbagliati potevano indurre in errore i consumatori». Ieri intanto i prezzi dei carburanti sulla rete sono risultati poco mossi (la benzina in modalità self è ferma a 1,820 euro al litro e al servito a 1,961 mentre il diesel self è a 1,871 euro e servito a 2,011), mentre il prezzo del petrolio era in calo con il Wti a 79 dollari al barile (-1%) e il Brent oltre la soglia degli 84 dollari (-1%). Roberta Amoruso © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': 'sulle <strong>accise</strong>. L\' istruttoria appena avviata dall\' Antitrust viene da ben più lontano, da un monitoraggio approfondito fatto tra marzo e dicembre 2022 su certi pieni beffa, ben più costosi di quanto dicevano i prezzi ufficiali. Un\' istruttoria, con tanto di ispezioni partite ieri per Eni, Esso, IP, Kuwait...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'L\' INDAGINE ROMA Benzina e diesel di nuovo sotto accusa. Ma questa volta non c\' entra la speculazione tiranna che tra fine e inizio anno avrebbe gonfiato il prezzo del pieno in coincidenza dello stop allo sconto sulle accise. 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Si diffondono le proposte delle banche a condizioni agevolate per chi vuole finanziare progetti in grado di ridurre l\'impatto sull\'ambiente. Si va dall\'eliminazione di tutte le spese di istruttoria al taglio dei tassi di interesse I prestiti e i mutui diventano più ecologici. Cominciano a nascere, infatti, proposte delle banche a condizioni agevolate per chi vuole finanziare progetti sostenibili o in grado di ridurre l\'impatto sull\'ambiente. Si tratta in genere di prodotti che riguardano interventi relativi al miglioramento dell\'abitazione dal punto di vista energetico come l\'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, la sostituzione degli infissi e la realizzazione di sistemi di coibentazione per pareti e coperture per evitare la dispersione, ma anche l\'acquisto di auto elettriche o ibride e di elettrodomestici di classe energetica elevata. Nel caso dei mutui sono prodotti dedicati a chi vuole comprare un immobile ad alta efficienza energetica o effettuare lavori che consentono un miglioramento delle prestazioni da questo punto di vista. Tra i vantaggi di rendere la propria casa più ecologica possono esserci, a seconda delle banche, l\'eliminazione di tutte le spese di istruttoria, l\'allungamento delle durate, un piano di<span class="term"> ammortamento</span> flessibile, un taglio dei tassi di interesse, a cui si aggiungono i vantaggi legati al risparmio energetico a lungo termine, al comfort abitativo e al valore dell\'immobile. Senza dimenticare le misure e i bonus governativi legati all\'acquisto di case in classe energetica A e B e per la riqualificazione energetica degli immobili. Prestiti e finanziamenti green. Cominciano a nascere strumenti di credito che hanno lo scopo di promuovere e finanziare le attività e i progetti che mirano a ridurre l\'impatto energetico sull\'ambiente. C\'è da tenere presente che, considerati i vantaggi che comporta la realizzazione degli interventi sui beni<span class="term"> primari</span> come l\'abitazione o la mobilità, ai prestiti green viene assegnato un profilo di rischio fra i più bassi tra le finalità dei prestiti personali: questo comporta come conseguenza la riduzione dei tassi di interesse praticati rispetto agli altri prodotti affini, come per esempio il normale prestito per la ristrutturazione della casa. Per poter usufruire dei tassi speciali studiati per queste esigenze è necessario in genere presentare un preventivo dettagliato relativo al bene che si intende acquistare, installare o realizzare. Tra le tipologie di finanziamenti ecologici ci sono quelli relativi alle abitazioni: i lavori oggetto di questo tipo di prodotti con tassi agevolati possono essere per esempio quelli di ripristino delle strutture murarie e degli impianti essenziali per conseguire un significativo miglioramento nel risparmio energetico, interessando le dotazioni elettriche, idrauliche, l\'illuminazione e la domotica; oppure c\'è l\'isolamento termico con lavori che riguardano la sostituzione degli infissi e la realizzazione di sistemi di coibentazione per le pareti e le coperture per evitare la dissipazione del calore prodotto in inverno e del raffrescamento in estate. Ci sono poi gli interventi sugli impianti destinati alla produzione di aria fredda o calda a seconda delle stagioni che coinvolgono quindi climatizzatori, caldaie, pannelli radianti, riscaldamento geotermico e l\'installazione di impianti fotovoltaici. Un altro ambito è quello della mobilità con prestiti per l\'acquisto di mezzi che riducono consumi ed emissioni, come le auto elettriche o ibride, le moto, gli scooter, le bici e i monopattini elettrici. Tra le nuove proposte su fronte c\'è quella di Banca Popolare di Sondrio che ha lanciato la linea Next - prodotti di credito sostenibili: si tratta di un pacchetto di finanziamenti pensato per assistere i privati, i professionisti e le imprese che vogliono investire per ridurre la propria impronta carbonica tramite, per esempio, l\'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, l\'acquisto di mezzi di trasporto ecologici o l\'efficientamento delle proprie case o dei luoghi di lavoro. Con riferimento ai privati, si tratta di prestiti personali e mutui; nel caso del prestito personale l\'importo massimo finanziabile è di 75 mila euro e la durata non può eccedere i 120 mesi (84 mesi per importi inferiori a 20mila euro). Per quanto riguarda le imprese, Next comprende finanziamenti a medio-lungo termine erogabili anche a stato avanzamento dei lavori. Considerando la casa, la banca propone prodotti per supportare per esempio l\'acquisto e l\'installazione di pannelli fotovoltaici e di mini-impianti eolici, di batterie e di sistemi di ricarica per veicoli elettrici, di caldaie per l\'efficientamento energetico, per le spese per l\'isolamento termico e per comprare elettrodomestici di ultima generazione in un\'ottica di risparmio energetico. Nell\'ambito della mobilità i finanziamenti riguardano auto e moto elettriche o ibride e l\'installazione di colonnine ad uso privato per la ricarica di mezzi elettrici. Anche Banca Sella propone prestiti personali legati ai progetti ecosostenibili, con cui è possibile, per esempio, finanziare la sostituzione dei serramenti, l\'installazione di impianti fotovoltaici, di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici, opere di isolamento termico dell\'involucro dell\'abitazione, di sostituzione di impianti di climatizzazione di casa, l\'acquisto di auto elettriche e ibride e di elettrodomestici di classe A+ (o superiore). I mutui per le case sostenibili. Negli ultimi anni le banche stanno sviluppando anche mutui con tassi favorevoli per incoraggiare gli investimenti relativi all\'edilizia ecologica e a sostegno dell\'ambiente. Ci sono prodotti dedicati a chi vuole comprare una casa a basso impatto ambientale: in questo caso si tratta di mutui concessi alla clientela per l\'acquisto di una casa che abbia già tutte le predisposizioni a norma di legge come abitazione ecosostenibile, quindi per esempio immobili in classi energetiche A e B o superiore. Oppure ci sono proposte per costruire una casa ecologica: in questo caso uno degli elementi fondamentali per ottenere le agevolazioni derivanti dall\'approvazione di un mutuo green è quello relativo all\'efficientamento energetico, che deve essere non al di sotto del 30% rispetto alle case di tipo tradizionale. Ciò significa che, nel caso in cui si intenda chiedere uno di questi mutui per la costruzione ex novo di una casa, è necessario presentare il progetto definitivo che consenta all\'istituto bancario di verificare tutti i criteri necessari all\'emissione del mutuo green secondo le normative vigenti, compreso l\'elemento riferito ai lavori atti a migliorare l\'efficienza energetica. In quest\'ottica, quindi, sono importanti per esempio l\'installazione di pannelli fotovoltaici o solari, l\'isolamento termico e infissi che garantiscano che il calore interno non si disperda verso l\'esterno. Poi ci sono i mutui per ristrutturare un immobile per renderlo ecologico. Propone prodotti di questo tipo, per esempio, Intesa Sanpaolo che ha un\'offerta dedicata all\'acquisto di una nuova casa ad alta efficienza energetica (dalla classe B in su) o alla riqualificazione dell\'abitazione in cui si vive con un conseguente miglioramento della classe energetica, con un tasso favorevole. Oppure c\'è BPER Banca che propone un mutuo pensato per chi vuole comprare una casa ad alta efficienza energetica, con la possibilità di finanziare l\'80% del valore dell\'abitazione, con un tasso fisso agevolato e una durata fino a 30 anni. Anche Banca Sella offre prodotti di questo tipo: per esempio un mutuo di durata massima 30 anni a tasso fisso o a tasso variabile destinato all\'acquisto di immobili residenziali di classe energetica C, B o superiore. In questo caso viene azzerata la quota interessi delle rate per i primi 12 mesi. Anche UniCredit si è attivata su questo fronte, con un finanziamento per comprare un immobile in classe energetica B o superiore, a fronte della presentazione della certificazione idonea, o alla ristrutturazione della casa finalizzata alla riqualificazione energetica, con il passaggio a una classe superiore.', 'Documento_Abstract': 'più ecologica possono esserci, a seconda delle banche, l\'eliminazione di tutte le spese di istruttoria, l\'allungamento delle durate, un piano di <strong>ammortamento</strong> flessibile, un taglio dei tassi di interesse, a cui si aggiungono i vantaggi legati al risparmio energetico a lungo termine, al comfort abitativo...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'I prestiti diventano green. Si diffondono le proposte delle banche a condizioni agevolate per chi vuole finanziare progetti in grado di ridurre l\'impatto sull\'ambiente. Si va dall\'eliminazione di tutte le spese di istruttoria al taglio dei tassi di interesse I prestiti e i mutui diventano più ecologici. Cominciano a nascere, infatti, proposte ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Contabilit&agrave; e Bilancio', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.italiaoggi.it/news/mutui-pensati-su-misura-per-le-case-eco-sostenibili-2589931', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MbnJEWkNNdFN3ZEJ1di85NXNueGdyd2c0cElmOFRmc3EyRVQxOHNrN01WSnFNRTQ3ODZyaVdZZ2g1dTVWdUc4THo5R0p2NTJ3aTBvOThQUksyZUdUSTl5d05mZG55Z3ZjQSt3STFWTWxIWFA3YWpmVjZzSzUxZz0%3d', 'Fonte_Titolo': 'italiaoggi.it', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Fatturazione Elettronica', 'Report_ID': '7663614', 'Report_TotaleDocumenti':3, 'Documento_ID': '39798730', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Obblighi di certificazione per i titoli di accesso alla ZTL in formato digitale', 'Documento_TitoloHtml': 'Obblighi di certificazione per i titoli di accesso alla ZTL in formato digitale', 'Documento_Contenuto': 'Nella risposta a interpello n. 34 di ieri, 16 gennaio 2023, l\'Agenzia delle Entrate afferma la sussistenza degli obblighi di certificazione dei corrispettivi con riferimento al servizio di cessione dei titoli di accesso alla ZTL di un Comune, emessi in formato<span class="term"> digitale</span>. Nel caso in esame, l\'istante è una società operante nel settore del trasporto pubblico, affidataria, fra l\'altro, del servizio sopra indicato; i titoli di accesso vengono acquistati principalmente da privati non residenti nel territorio dello Stato per finalità turistiche. L\'Agenzia esclude, innanzitutto, che la cessione dei suddetti contrassegni possa essere ricondotta nell\'ambito dell\' art. 74 comma 1 lett. e) del DPR 633/72, che, in deroga alle regole ordinarie, prevede il regime speciale IVA c.d. "monofase" per la vendita dei documenti di sosta relativi ai parcheggi veicolari effettuata dai gestori di parcheggi; detto regime, infatti, non può essere esteso, in via interpretativa, a fattispecie diverse. Per la stessa ragione è negata l\'applicazione dell\' art. 22 comma 1 n. 3) del DPR 633/72, che stabilisce l\'esonero dall\'obbligo di<span class="term"> fatturazione</span> esclusivamente per le prestazioni di trasporto di persone, di veicoli e di bagagli al seguito ( cfr. ris. n. 349/2007 ). Anche in questa circostanza, infatti, non è consentita l\' estensione dell\'esonero dall\'obbligo di<span class="term"> fatturazione</span> a fattispecie diverse da quelle contemplate dalla norma. Nel caso di specie, viene infine affermato che non è neppure applicabile la disposizione di esonero dal rilascio della<span class="term"> fattura</span> prevista dal successivo n. 6- ter ) del citato art. 22 comma 1 del DPR 633/72, posto che, in virtù dell\'art. 7 par. 3 del Reg. Ue n. 282/2011, la nozione di servizio elettronico non comprende la prenotazione in linea di " servizi tangibili " quali, per l\'appunto, il "trasporto passeggeri o servizi affini" ( cfr. risposta a interpello n. 324/2020 ).', 'Documento_Abstract': ', viene infine affermato che non è neppure applicabile la disposizione di esonero dal rilascio della <strong>fattura</strong> prevista dal successivo n. 6- ter ) del citato art. 22 comma 1 del DPR 633/72, posto che, in virtù dell\'art. 7 par. 3 del Reg. Ue n. 282/2011, la nozione di servizio elettronico non comprende...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Nella risposta a interpello n. 34 di ieri, 16 gennaio 2023, l\'Agenzia delle Entrate afferma la sussistenza degli obblighi di certificazione dei corrispettivi con riferimento al servizio di cessione dei titoli di accesso alla ZTL di un Comune, emessi in formato digitale. Nel caso in esame, l\'istante è una società operante nel settore del ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Fatturazione Elettronica', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.eutekne.info/Sezioni/Art_935957_obblighi_di_certificazione_per_i_titoli_di_accesso_alla_ztl_in.aspx', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29Mc0txaXoxNVdTZGViMjU3a2pLb2M4UjNCUjR4ckp6V21MQWxGRTNKN2p5SndLU0UydWtzbThFaHpKYVZIQTFldVVld3J4eXQxaEl5UmhPYmhTbVVKakZyN0doR1VvOWJFeTJ1N0FuRWlvWjczLzBKY0E1aHJjRWw1U2haOW9ZREFqZFZlbklYLzM2NEZnQ0NRRGJpdkpBPQ%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'EutekneInfo', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Fatturazione Elettronica', 'Report_ID': '7663614', 'Report_TotaleDocumenti':3, 'Documento_ID': '39798731', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': 'Marco Mobili, Giovanni Parente', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '33', 'Documento_Sottotitolo': 'I giudici contabili chiedono una svolta manageriale per recuperare efficienza La manovra 2023 consente di anticipare i tempi per comunicare l\' inesigibilità', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Riscossione, pressing per la riforma: più banche dati e recuperi mirati', 'Documento_TitoloHtml': 'Riscossione, pressing per la riforma: più banche dati e recuperi mirati', 'Documento_Contenuto': 'Sulla riforma della riscossione arriva il pressing della Corte dei conti. Occorre portare a compimento il percorso avviato con il passaggio da Equitalia ad agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader) nel 2016 e proseguito poi con la manovra 2022 (legge 234/2021), che ha attribuito alle Entrate, titolare della funzione di riscossione, l\' indirizzo operativo e il controllo delle attività svolte dalla riscossione e ha eliminato gli aggi. L\' indicazione dei giudici contabili con la deliberazione 56/2022 - resa nota ieri ma adottata poco prima della fine dell\' anno e quindi prima che entrassero in vigore gli ulteriori interventi della manovra 2023 (legge 197/2022) - è di puntare a un\' ulteriore svolta. La razionalizzazione del sistema di riscossione è strettamente correlata alla gestione del magazzino dei crediti da recuperare che a fine 2021 aveva raggiunto quota 1.132 miliardi di euro: in pratica si autoalimenta un circolo vizioso, facendo progressivamente crescere questa cifra in tutti i casi in cui l\' azione di riscossione non si concluda in «tempi sostenibili». Il messaggio, che giunge così a Governo e Parlamento, è quello di un necessario cambio di passo: non è «ulteriormente rinviabile una riforma del sistema della riscossione coattiva nazionale dei tributi, dei contributi e delle entrate locali diretta a realizzare una vera e propria "rivoluzione manageriale" che, nel rispetto dei principi costituzionali di compartecipazione alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva (articolo 53 della Costituzione) e di buon andamento e imparzialità (articolo 97, comma 2, della Costituzione), renda concretamente possibile all\' agente della riscossione superare un approccio meramente formale e puntare a una gestione del processo di riscossione orientata ai principi di efficienza ed efficacia». Indicazioni che riprendono le conclusioni a cui erano arrivate le commissioni Finanze di Camera e Senato della scorsa legislatura e che ripropongono alcune delle possibili linee d\' azione. Tra queste ci sono sicuramente il potenziamento delle banche dati a disposizione della riscossione e un loro utilizzo più mirato sui crediti recuperabili. La Corte dei conti segnala anche il tema della cancellazione dei crediti inesigibili su cui però la manovra 2023 ha previsto un doppio intervento che nel tempo può portare alla pulizia del magazzino. Sul fronte delle banche dati, i giudici contabili pongono l\' accento sulle potenzialità dell\' Anagrafe dei conti correnti e sulla<span class="term"> fattura</span><span class="term"> elettronica</span>. Per quanto riguarda la prima, la Corte parte dalla constatazione che buona parte dei pignoramenti non raggiunge alcun risultato, perché i conti correnti dei debitori sottoposti a pignoramento non sono capienti o, addirittura, non hanno un saldo attivo. Ecco, quindi, che il suggerimento è di consentire ad agenzia delle Entrate-Riscossione di conoscere in anticipo, grazie a informazioni più aggiornate, quali conti correnti siano capienti e agire poi con pignoramenti che non siano operati "al buio", con dispendio di attività e di risorse. Si deve effettuare un accesso massivo all\' Anagrafe dei rapporti finanziari, in modo da verificare in anticipo, evitando attività manuali, quali dei soggetti iscritti a ruolo (18 milioni) siano intestatari di rapporti finanziari capienti per procedere poi ai pignoramenti. Ma anche il ricorso a tutte le potenzialità offerte dalla<span class="term"> fattura</span><span class="term"> elettronica</span> può permettere di migliorare le azioni da mettere in campo, attingendo a informazioni utili all\' avvio mirato di procedure presso terzi tese a contrastare l\' evasione da riscossione. In questo modo l\' agenzia Entrate riscossione sarebbe in grado di avviare procedure mirate di pignoramento dei rapporti commerciali intrattenuti dal debitore con soggetti terzi. Di conseguenza, come rimarca la Corte dei conti, «verrebbe così evitata l\' acquisizione - non sistematica e spesso intempestiva - di analoghe informazioni, mediante verifiche e ispezioni documentali eseguite dai dipendenti di Ader nel corso di un accesso "fisico" ai locali dove il debitore esercita la propria attività». Sulle inesigibilità, invece, è già intervenuta la manovra 2023, prevedendo specifiche situazioni (come soggetti falliti, deceduti o senza beni) in cui l\' agente della riscossione può comunicare agli enti creditori che le somme non sono più recuperabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': 'del magazzino. 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L\' agenzia delle Entrate, con la risposta a interpello 34/2023, ha analizzato il trattamento fiscale ai fini Iva dell\' attività di vendita dei titoli di accesso alla Ztl dematerializzati. In particolare, nel caso di specie, le modalità di vendita dei titoli sono sostanzialmente tre: vendita diretta sul sito web della società istante, vendita presso i punti vendita contraddistinti dal logo della società ovvero vendita presso l\' ufficio contrassegni della società stessa. Ebbene, considerando che i contrassegni digitali per l\' accesso alla Ztl sono acquistati principalmente da consumatori finali, non residenti nel territorio dello Stato, che visitano la città per finalità esclusivamente turistiche, il quesito posto alle Entrate era relativo alla possibilità di beneficiare dell\' esonero dagli obblighi di<span class="term"> fatturazione</span>, se non espressamente richiesta dal cliente, e di certificazione dei corrispettivi, applicando una delle seguenti norme: l\' articolo 74, comma 1, lettera e) del Dpr 633/72 che disciplina il regime Iva monofase cui è assoggettata l\' attività di vendita dei titoli di sosta posta in essere dalla società istante; l\' articolo 22, comma 1, n. 3 del decreto Iva che regolamenta l\' esonero dall\' emissione della<span class="term"> fattura</span> per l\' attività di vendita dei biglietti di trasporto collettivo delle persone ovvero l\' articolo 22, comma 1, n. 6-ter del medesimo decreto Iva, che esonera il prestatore del servizio dall\' obbligo di rilasciare la<span class="term"> fattura</span> nel caso di erogazione di «servizi elettronici» a favore di committenti privati. Ad avviso dell\' Agenzia, nessuna delle norme in questione si renderebbe applicabile. Ciò in quanto la vendita di titoli di accesso digitali alla Ztl non può essere assimilata, in via interpretativa, alle fattispecie tassativamente individuate dalla lettera e) dell\' articolo 74, in quanto la norma introduce, in deroga alle regole ordinarie, un regime speciale Iva che si riferisce esclusivamente alla vendita dei documenti di sosta relativi ai parcheggi veicolari effettuate dai gestori di parcheggi e non è un regime estensibile in via analogica a fattispecie diverse. Le medesime conclusioni valgono per l\' applicabilità dell\' articolo 22, comma 1, n. 3), in quanto l\' esonero dal rilascio della<span class="term"> fattura</span> riguarderebbe solamente le prestazioni di trasporto di persone nonché di veicoli e bagagli al seguito. Quanto, infine, all\' applicabilità dell\' esonero previsto per i servizi elettronici prestati a committenti privati, l\' Agenzia ritiene che nel caso di specie non sussista alcun servizio elettronico. Resta ferma, quindi, la necessità di procedere alla certificazione del corrispettivo, ovvero al rilascio della<span class="term"> fattura</span>, qualora richiesta dal cliente. © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': 'Vendita di ticket digitali Ztl sempre con certificazione La cessione dei titoli di accesso alla Ztl emessi in formato digitale è soggetta a certificazione e non può accedere all\' esonero dell\' obbligo di certificazione dei corrispettivi e di emissione della <strong>fattura</strong>. L\' agenzia delle Entrate...: l\' articolo 74, comma 1, lettera e) del Dpr 633/72 che disciplina il regime Iva monofase cui è assoggettata l\' attività di vendita dei titoli di sosta posta in essere dalla società istante; l\' articolo 22, comma 1, n. 3 del decreto Iva che regolamenta l\' esonero dall\' emissione della <strong>fattura</strong> per l\' attività... di vendita dei biglietti di trasporto collettivo delle persone ovvero l\' articolo 22, comma 1, n. 6-ter del medesimo decreto Iva, che esonera il prestatore del servizio dall\' obbligo di rilasciare la <strong>fattura</strong> nel caso di erogazione di «servizi elettronici» a favore di committenti privati. 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L\' art. 50 del DLgs. 159/2011 regola una particolare ipotesi di estinzione dell\'obbligazione tributaria per confusione, che si verifica quando l\'Erario acquisisce beni, aziende o partecipazioni societarie per intervenuta confisca. A tal fine, è necessario che la confisca sia definitiva, con acquisizione dei beni al patrimonio dello Stato, e che venga meno la dualità dei soggetti del rapporto, con conseguente riunione, ai sensi dell\' art. 1253 c.c., delle posizioni di debitore e creditore nello stesso soggetto (Stato/Erario). L\'istituto della confusione, di cui all\'art. 50 comma 2 del DLgs. 159/2011, si applica, per espressa previsione normativa, ai soli crediti aventi natura erariale (a titolo esemplificativo, imposta di registro e imposte ipotecaria e catastale), rimanendo esclusi i crediti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali e ai tributi locali e i diritti camerali (Cass. n. 56/2019 ). Sul tema, la risoluzione dell\'Agenzia delle Entrate n. 114/2017, richiamando la circolare n. 156/2000, ha ribadito che il trattamento tributario dei<span class="term"> redditi</span> derivanti da beni sequestrati ripercorre le regole stabilite per l\'eredità giacente ( art. 187 del<span class="term"> TUIR</span>). In pendenza di sequestro, quindi, l\'amministratore giudiziario opera nella veste di rappresentante in incertam personam, curando la gestione del patrimonio per conto di un soggetto non ancora individuato. All\'esito del procedimento cautelare, qualora i beni siano entrati irreversibilmente a far parte del patrimonio dello Stato, il rapporto si consolida per effetto della confusione delle qualità di soggetto attivo e passivo. Tra i crediti erariali che si estinguono per confusione rientrano, in primis, quelli maturati fino alla data di adozione del provvedimento di sequestro (momento cui retroagiscono gli effetti della confisca definitiva). Successivamente a tale momento, invece, il soggetto passivo d\'imposta è individuato (a posteriori, ma con effetto ex tunc ) nello Stato: in tale "fase" si estinguono per confusione solo i crediti<span class="term"> IRPEF</span>/IRES, per i quali manca il presupposto soggettivo d\'imposizione (lo Stato non è, infatti, identificabile come persona fisica o soggetto passivo). Restano esclusi dall\'effetto estintivo, invece, i crediti<span class="term"> IRAP</span>, IVA o relativi alle ritenute, per i quali permane la dualità dei soggetti del rapporto obbligatorio. Rimarca tali principi anche la risoluzione dell\'Agenzia delle Entrate n. 70/2020, secondo cui, all\'esito del procedimento cautelare, quando la confisca (definitiva) comporta, con effetto retroattivo alla data del sequestro, il consolidarsi del patrimonio in capo all\'Erario si realizzerà l\'estinzione per confusione di tutti i crediti erariali maturati (e non estinti) sino all\'adozione del provvedimento di sequestro, che siano connessi al patrimonio acquisito e derivanti dai<span class="term"> redditi</span> prodotti in capo al soggetto che ha subito la misura cautelare (nei limiti del valore del patrimonio sequestrato e accertato nel corso della procedura). Dopo tale momento (con effetto che retroagisce dalla confisca definitiva), invece, mancando il presupposto soggettivo per l\'imposizione, tali tributi, in primis l<span class="term">\'IRPEF</span>, non saranno dovuti. Viene, altresì confermata l\'esclusione dall\'effetto estintivo dei crediti<span class="term"> IRAP</span>, IVA o relativi alle ritenute, per i quali persiste la dualità dei soggetti del rapporto. Secondo la giurisprudenza, la circostanza che l\'estinzione dei debiti avvenga nei limiti in cui si verifica la confusione si evince dall\'art. 50 comma 2 seconda parte, ove si prevede che le limitazioni alle ulteriori compensazioni valgono solo per gli importi che non si estinguono per compensazione. Se ne deduce, quindi, che tale estinzione può avvenire solo nei limiti in cui il credito abbia trovato capienza nel patrimonio oggetto di confisca (Cass. nn. 56/2019, 754/2019 e 15602/2020 ). L\'accertamento dell\'estinzione del debito erariale per confusione nell\'ipotesi di confisca presuppone la verifica, oltre che dell\' ammontare complessivo dei crediti dell\'Erario, anche dell\'entità del patrimonio oggetto di confisca, con la conseguenza che, se il credito erariale trova integrale soddisfazione sulla somma ricavata dalla liquidazione del compendio confiscato, si estinguerà integralmente per compensazione, altrimenti sarà compensato solo nei limiti del valore confiscato (Cass. n. 34523/2021 ).', 'Documento_Abstract': '(a posteriori, ma con effetto ex tunc ) nello Stato: in tale "fase" si estinguono per confusione solo i crediti <strong>IRPEF</strong>/<strong>IRES</strong>, per i quali manca il presupposto soggettivo d\'imposizione (lo Stato non è, infatti, identificabile come persona fisica o soggetto passivo). Restano esclusi dall\'effetto estintivo, invece... l\'<strong>IRPEF</strong>, non saranno dovuti. Viene, altresì confermata l\'esclusione dall\'effetto estintivo dei crediti <strong>IRAP</strong>, IVA o relativi alle ritenute, per i quali persiste la dualità dei soggetti del rapporto. Secondo la giurisprudenza, la circostanza che l\'estinzione dei debiti avvenga nei limiti.../2000, ha ribadito che il trattamento tributario dei redditi derivanti da beni sequestrati ripercorre le regole stabilite per l\'eredità giacente ( art. 187 del <strong>TUIR</strong>). In pendenza di sequestro, quindi, l\'amministratore giudiziario opera nella veste di rappresentante in incertam personam, curando..., i crediti <strong>IRAP</strong', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'La Corte di Cassazione, con l\'ordinanza n. 1026 di ieri, ha chiarito che l\'estinzione del debito erariale per confusione, ex art. 50 comma 2 del DLgs. 159/2011, presuppone la verifica dell\' ammontare dei crediti erariali e dell\'entità del patrimonio confiscato e può avvenire solo nei limiti in cui il credito abbia trovato capienza nel ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Fisco e Dichiarazioni', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.eutekne.info/Sezioni/Art_935960_limiti_all_estinzione_del_credito_per_confusione_con_confisca.aspx', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29Mc0txaXoxNVdTZGViMjU3a2pLb2M4UjNCUjR4ckp6V21MQWxGRTNKN2p5SkwraHFXK2paaE1yTVloSkgwZ1RuL0xrblJMbHFpQTkvTi9QRUFNWHJ0djBURXR4V0d4azlhd1Y2UmlrSnVObHhQQ3dTczY2TWN3Z1hpeUtnTkZNcTdPWE5sZWdJdHFRWg%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'EutekneInfo', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Fisco e Dichiarazioni', 'Report_ID': '7663615', 'Report_TotaleDocumenti':7, 'Documento_ID': '39798743', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Ritorno al passato per le perdite nelle fusioni Ritorno al passato per le perdite nelle fusioni', 'Documento_TitoloHtml': 'Ritorno al passato per le perdite nelle fusioni Ritorno al passato per le perdite nelle fusioni', 'Documento_Contenuto': 'Prima sentenza di Cassazione del 2023 «rigida» sulla valutazione dei limiti posti dall\'art. 172 del<span class="term"> TUIR</span> La sentenza della Corte di Cassazione n. 1035 depositata ieri, 16 gennaio 2023, afferma che il riporto delle perdite nelle fusioni in assenza delle condizioni di vitalità contenute nell\' art. 172 comma 7 del<span class="term"> TUIR</span>, legate ai parametri dei ricavi e delle spese per lavoro subordinato, nonché all\'entità del patrimonio netto contabile, può essere operato dietro presentazione di interpello. La sentenza, favorevole al Fisco così come il giudizio di secondo grado, precisa in primo luogo che il parametro delle spese per lavoro subordinato e dei relativi contributi (il cui importo deve essere superiore, nell\'esercizio precedente a quello in cui la fusione è deliberata, al 40% della media dell\'ultimo biennio) deve essere interpretato in modo letterale. Non è stato, quindi, accolto il motivo di difesa della società, secondo cui il mancato rispetto del limite era dovuto a una scelta gestionale (quella di esternalizzare alcune funzioni), a fronte della quale risultava fisiologico che costi in precedenza allocati tra quelli per lavoro dipendente risultavano sostituiti, nell\'immediatezza della fusione, da spese per prestazioni di servizi (le quali non sono prese in considerazione dall\' art. 172 del<span class="term"> TUIR</span> per presumere la vitalità): ad avviso della Suprema Corte, il richiamo della norma alle voci di Conto economico riferite al lavoro dipendente "non lascia margine alla equiparazione tra i costi per il personale subordinato ed i costi del personale esternalizzato (...)". Si viene così a creare una situazione tale per cui, fatto salvo quanto si dirà brevemente con riferimento al diritto di interpello, mentre risulta pacifico, anche nella stessa prassi dell\'Agenzia delle Entrate, che se la società è senza dipendenti la vitalità può essere dimostrata in altro modo (si va dal caso "madre" delle società holding, a suo tempo analizzato dalla risoluzione n. 337/2002, alla situazione delle società veicolo delle operazioni di MLBO, analizzata in special modo dalle risposte a interpello nn. 57/2020, 88/2020, 430/2020 e 465/2020 ), si va a penalizzare le società per cui il parametro non è soddisfatto per una scelta gestionale (la sostituzione di personale dipendente con service esterni) di per sé non indice di depotenziamento. Ulteriori elementi di attenzione riguardano il parametro del patrimonio netto. Nel caso specifico, la società aveva depositato il progetto di fusione presso la sede sociale il 30 luglio 2010, con conseguente obbligo di redigere la situazione patrimoniale infrannuale ai sensi dell\' art. 2501- quater c.c., sempre nel caso considerato riferita alla data del 30 giugno 2010 (all\'epoca non risultava ancora possibile rinunciare alla situazione infrannuale con voto unanime), la quale evidenziava un dato del patrimonio netto inferiore a quello esistente al 31 dicembre 2009. La società aveva ricevuto versamenti per 10 milioni di euro sino al marzo del 2008, per cui si poneva il problema di come valutare questo dato, posto che l\'art. 172 comma 7 del<span class="term"> TUIR</span> impone di non tenere conto dei versamenti e dei conferimenti ricevuti negli ultimi 24 mesi. L\'ipotesi avanzata dalla società era quella di determinare in via prioritaria il minore tra i patrimoni netti al 31 dicembre 2009 e al 30 giugno 2010, senza considerare i versamenti di data recente, e di ridurre il minore in ragione di tali versamenti (nel caso specifico, ciò portava a non operare alcuna ulteriore riduzione, in quanto l\'ultimo versamento sarebbe stato fatto circa 28 mesi prima della data di riferimento della situazione patrimoniale). Questa impostazione non è stata condivisa dalla Corte di Cassazione, secondo cui occorre prima decurtare i patrimoni netti risultanti dall\'ultimo bilancio e dalla situazione patrimoniale in ragione dei conferimenti degli ultimi 24 mesi (da quanto emerge, tenendo conto per ciascuno di essi del limite dei 24 mesi, per cui solo il patrimonio netto al 31 dicembre 2009 avrebbe dovuto essere ridotto dei conferimenti ricevuti all\'inizio del 2008); dopo questa operazione (e solo dopo questa), si dovrebbe fare il confronto tra i due patrimoni netti, e nel caso oggetto della sentenza n. 1035/2023 sarebbe stato il patrimonio netto al 31 dicembre 2009 - il minore tra i due - a rappresentare il limite entro cui le perdite fiscali sono riportabili. Ad avviso dei giudici di legittimità, una soluzione contraria lascerebbe un maggior margine di discrezionalità alle società, le quali potrebbero allungare i tempi di redazione della situazione patrimoniale, aggirando potenzialmente la norma. Come riferito, il rigore della sentenza è temperato dalla previsione in base alla quale, se lo schema dell\'art. 172 comma 7 del<span class="term"> TUIR</span> presenta un certo grado di rigidità, rimane la possibilità di fare valere le proprie ragioni con lo strumento dell\' interpello disapplicativo di cui all\' art. 11 comma 2 della L. 212/2000. Resta tuttavia da comprendere come la conclusione della sentenza n. 1035/2023, che ha in sostanza escluso la dimostrazione della natura di società "operativa" della società convenuta, possa conciliarsi con le indicazioni della circolare n. 9/2016 ( 1.4), nella quale l\'Agenzia delle Entrate, dopo avere enunciato la natura obbligatoria dell\'interpello ove si vogliano riportare le perdite in assenza delle condizioni di legge, ha affermato che la sua mancata presentazione, pur oggetto di autonoma sanzione, non pregiudica la possibilità di richiedere la disapplicazione della norma (l\'art. 172 comma 7 del<span class="term"> TUIR</span> in commento) anche nelle successive fasi del contenzioso.', 'Documento_Abstract': 'Ritorno al passato per le perdite nelle fusioni Ritorno al passato per le perdite nelle fusioni Prima sentenza di Cassazione del 2023 «rigida» sulla valutazione dei limiti posti dall\'art. 172 del <strong>TUIR</strong> La sentenza della Corte di Cassazione n. 1035 depositata ieri, 16 gennaio 2023, afferma... che il riporto delle perdite nelle fusioni in assenza delle condizioni di vitalità contenute nell\' art. 172 comma 7 del <strong>TUIR</strong>, legate ai parametri dei ricavi e delle spese per lavoro subordinato, nonché all\'entità del patrimonio netto contabile, può essere operato dietro presentazione di interpello. La sentenza... allocati tra quelli per lavoro dipendente risultavano sostituiti, nell\'immediatezza della fusione, da spese per prestazioni di servizi (le quali non sono prese in considerazione dall\' art. 172 del <strong>TUIR</strong> per presumere la vitalità): ad avviso della Suprema Corte, il richiamo della norma alle voci di Conto... aveva ricevuto versamenti per 10 milioni di euro sino al', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Prima sentenza di Cassazione del 2023 «rigida» sulla valutazione dei limiti posti dall\'art. 172 del TUIR La sentenza della Corte di Cassazione n. 1035 depositata ieri, 16 gennaio 2023, afferma che il riporto delle perdite nelle fusioni in assenza delle condizioni di vitalità contenute nell\' art. 172 comma 7 del TUIR, legate ai parametri dei ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Fisco e Dichiarazioni', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.eutekne.info/Sezioni/Art_935959_ritorno_al_passato_per_le_perdite_nelle_fusioni.aspx', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29Mc0txaXoxNVdTZGViMjU3a2pLb2M4UjNCUjR4ckp6V21MQWxGRTNKN2p5SjNKQWR1dUV2STN5bVNaZklGMDlZaGZFbEkwZlNsdExsZ0JuRUdrYXFjRkpUYkVXMW5rZEZZSC9oUlR3Z2h3cE50Qnp5UGNSNVdSdmhyekNaY2hNRzV3PT0%3d', 'Fonte_Titolo': 'EutekneInfo', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Fisco e Dichiarazioni', 'Report_ID': '7663615', 'Report_TotaleDocumenti':7, 'Documento_ID': '39798746', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Unità collabenti prive di rilevanza ai fini IMU', 'Documento_TitoloHtml': 'Unità collabenti prive di rilevanza ai fini IMU', 'Documento_Contenuto': 'Parrebbero invece da assoggettare all\'imposta i terreni edificabili sui quali tali fabbricati insistono Per " unità collabenti " si intendono le costruzioni caratterizzate da un notevole livello di degrado che ne determina l\'incapacità di produrre ordinariamente un reddito proprio. Tali costruzioni possono essere iscritte in Catasto, con attribuzione della categoria catastale F/2, ai soli fini della loro identificazione, senza attribuzione di rendita catastale ( art. 3 comma 2 del DM 2 gennaio 1998 n. 28). Per l\'accatastamento dell\'immobile tra le unità collabenti, è necessario che questo non sia censibile in un\' altra categoria catastale e risulti individuabile o perimetrabile (non deve cioè essere totalmente privo di copertura e della relativa struttura portante o di tutti i solai, ovvero delimitato da muri di altezza inferiore a un metro; cfr. nota dell\'Agenzia delle Entrate del 30 luglio 2013 n. 29439 ). Pare pacifico che l\'unità collabente non debba essere assoggettata all<span class="term">\'IMU</span>, non integrandosi il presupposto impositivo del possesso di un immobile rientrante nelle categorie di cui all\' art. 1 comma 741 della L. 160/2019 ("fabbricati", "aree fabbricabili" e "terreni agricoli"). In particolare, l\' art. 1 comma 741 lett. a) della L. 160/2019 qualifica il "fabbricato" come "l\'unità immobiliare iscritta o che deve essere iscritta nel catasto edilizio urbano con attribuzione di rendita catastale ", mentre l\'unità collabente non può considerarsi tale poiché priva di rendita catastale (necessaria per determinare il valore, ossia la base imponibile, dei fabbricati). In seguito all\'introduzione della "nuova" IMU a decorrere dal 1° gennaio 2020, tuttavia, sembrerebbe poter essere assoggettata a<span class="term"> IMU</span> l\' area edificabile (secondo lo strumento urbanistico generale adottato dal Comune, ex art. 36 comma 2 del DL 223/2006) su cui insiste l\'unità collabente (in tal senso l\'IFEL, con la nota del 20 gennaio 2020, e le risposte del 6 marzo 2020 ). Secondo questa tesi, pertanto, l\'area sarebbe assoggettata a<span class="term"> IMU</span>, rilevando a tal fine il valore venale in comune commercio al 1° gennaio dell\'anno di imposizione (o alla successiva data di adozione degli strumenti urbanistici), ai sensi dell\' art. 1 comma 746 della L. 160/2019. Depone a conferma di tali conclusioni anche il medesimo comma 746, per il quale non scontano l<span class="term">\'IMU</span> i fabbricati in corso di costruzione, di demolizione o oggetto di interventi di radicale recupero edilizio ex art. 3 comma 1 lett. c), d) e f) del DPR 380/2001. In tali ipotesi, infatti, l<span class="term">\'IMU</span> si applica sul valore dell\'area fabbricabile su cui insiste il fabbricato in corso d\'opera, senza considerare il valore di detto fabbricato, fino all\'ultimazione dei lavori di costruzione, ricostruzione o ristrutturazione, ovvero, se antecedente, all\'utilizzo del fabbricato. Per analogia, sembrerebbe possa essere applicato il medesimo criterio anche alle unità collabenti. Secondo un\'altra tesi di parte della giurisprudenza di legittimità, le cui pronunce sono antecedenti alla disciplina dell<span class="term">\'IMU</span> in vigore dal 2020 e che non parrebbero conformi al dettato normativo contenuto nell\'art. 1 comma 746 citato, oltre che nell\'art. 36 comma 2 del DL 223/2006 (per il quale l\'area deve qualificarsi "edificabile" esclusivamente in ragione del piano regolatore del Comune, a prescindere dalla sua concreta edificabilità), in caso di unità collabenti, l\'area sottostante non è soggetta all<span class="term">\'IMU</span> sino a quando l\'eventuale demolizione restituisca autonomia al sedime: solo da tale momento l\'immobile rileverebbe ai fini dell<span class="term">\'IMU</span> in quanto "area edificabile" ( cfr. Cass. 11 ottobre 2017 n. 23801 e 11 aprile 2019 n. 10122 ). Diversa la fattispecie dei fabbricati inagibili Costituisce fattispecie differente dall\'unità collabente quella dei fabbricati che, pur non essendo in condizioni di fatiscenza e degrado tali da risultare censibili nella categoria catastale F/2, sono tuttavia dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati : per tali immobili è disposta la riduzione della base imponibile<span class="term"> IMU</span> al 50% ex art. 1 comma 747 lett. b) della L. 160/2019. Infine, si richiamano le esenzioni dall<span class="term">\'IMU</span>, previste fino alla definitiva ricostruzione o agibilità, e comunque non oltre il 31 dicembre 2023, per i fabbricati che sono stati distrutti od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero (adottate entro una determinata data, distinta a seconda dell\'evento sismico), in quanto inagibili totalmente o parzialmente (nonché di fatto inutilizzati, secondo l\'interpretazione adottata dalla Corte di Cassazione con la sentenza del 20 dicembre 2022 n. 37343 ), siti nei Comuni: - dell\'Emilia Romagna, della Lombardia e del Veneto colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 ( art. 8 comma 3 del DL 74/2012); - di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpiti dagli eventi sismici del 2016 e 2017 ( art. 48 comma 16 del DL 189/2016); - dell\'isola di Ischia colpiti dal sisma del 21 agosto 2017 ( art. 2 comma 5- ter del DL 148/2017).', 'Documento_Abstract': 'Unità collabenti prive di rilevanza ai fini <strong>IMU</strong> Parrebbero invece da assoggettare all\'imposta i terreni edificabili sui quali tali fabbricati insistono Per " unità collabenti " si intendono le costruzioni caratterizzate da un notevole livello di degrado che ne determina l\'incapacità di produrre... dell\'Agenzia delle Entrate del 30 luglio 2013 n. 29439 ). Pare pacifico che l\'unità collabente non debba essere assoggettata all\'<strong>IMU</strong>, non integrandosi il presupposto impositivo del possesso di un immobile rientrante nelle categorie di cui all\' art. 1 comma 741 della L. 160/2019 ("fabbricati", "aree... poiché priva di rendita catastale (necessaria per determinare il valore, ossia la base imponibile, dei fabbricati). In seguito all\'introduzione della "nuova" <strong>IMU</strong> a decorrere dal 1° gennaio 2020, tuttavia, sembrerebbe poter essere assoggettata a <strong>IMU</strong> l\' area edificabile (secondo lo strumento urbanistico... generale adottato dal Comune, ex art. 36 co', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Parrebbero invece da assoggettare all\'imposta i terreni edificabili sui quali tali fabbricati insistono Per " unità collabenti " si intendono le costruzioni caratterizzate da un notevole livello di degrado che ne determina l\'incapacità di produrre ordinariamente un reddito proprio. 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L\' agevolazione è in vigore dal 15 gennaio e si cumula con le cessioni o prestazioni di beni e servizi di cui all\' articolo 51, comma 3, del<span class="term"> Tuir</span>, ugualmente non imponibili in capo al lavoratore se il loro valore complessivo non è superiore a 258,23 euro nel periodo d\' imposta (valore elevato a 3mila euro per il solo 2022). Rispetto alla bozza approvata dal Consiglio dei ministri il 10 gennaio 2023, il testo definitivo del bonus contenuto nel decreto Trasparenza (Dl 5/2023), è stato riscritto ed esteso a tutto l\' anno in luogo del primo trimestre 2023 (se veda «Il Sole 24 Ore» del 12 gennaio). Tuttavia, mentre nell\' articolo 2 del Dl 21/2022, ovvero nella vecchia formulazione utilizzata lo scorso anno per il medesimo bonus, era presente uno stretto nesso con la soglia generale di non imponibilità dei fringe benefit («l\' importo del valore di buoni benzina non concorre alla formazione del reddito ai sensi dell\' articolo 51, comma 3» del<span class="term"> Tuir</span>) il nuovo testo se ne discosta completamente. Sul piano letterale, dunque, trattandosi di una previsione diversa dal comma 3 dell\' articolo 51, non dovrebbe soggiacere neppure all\' ultimo periodo di tale comma, secondo cui «se il predetto valore è superiore al citato limite, lo stesso concorre interamente a formare il reddito», ovvero se si supera la soglia, nel caso del bonus carburante di 200 euro, il beneficio è completamente annullato. Quindi, nel caso in cui il valore dei benefit percepiti sia già superiore ai 258,23 euro, l\' erogazione di 250 euro in buoni carburante non azzererebbe il bonus, restando imponibile soltanto l\' eccedenza pari a 50 euro. Visto, tuttavia, che le intenzioni del legislatore erano quelle di estendere l\' agevolazione al 2023, i dubbi permangono. In ogni caso, dovrebbero essere utilizzabili i chiarimenti forniti nella circolare 27/E/2022, per quanto compatibili. Dunque, il valore dei buoni benzina o di analoghi titoli per l\' acquisto di carburanti può essere costituito da uno o più buoni, fino a complessivi 200 euro, anche se relativi alle ricariche dei veicoli elettrici. L\' ambito di applicazione riguarda i soli datori di lavoro privati, mentre sono escluse le amministrazioni pubbliche di cui all\' articolo 1, comma 2, del Dlgs 165/2001, ma non gli enti pubblici economici, a patto che non ricadano in tale comma 2. Beneficiari sono solo i titolari di lavoro dipendente e dunque sono esclusi i percettori di<span class="term"> redditi</span> assimilati a quelli di lavoro dipendente. Infine, il costo connesso all\' acquisto dei buoni carburante è integralmente deducibile dal reddito d\' impresa in base all\' articolo 95 del<span class="term"> Tuir</span>. © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': 'gennaio e si cumula con le cessioni o prestazioni di beni e servizi di cui all\' articolo 51, comma 3, del <strong>Tuir</strong>, ugualmente non imponibili in capo al lavoratore se il loro valore complessivo non è superiore a 258,23 euro nel periodo d\' imposta (valore elevato a 3mila euro per il solo 2022). Rispetto...» del <strong>Tuir</strong>) il nuovo testo se ne discosta completamente. Sul piano letterale, dunque, trattandosi di una previsione diversa dal comma 3 dell\' articolo 51, non dovrebbe soggiacere neppure all\' ultimo periodo di tale comma, secondo cui «se il predetto valore è superiore al citato limite, lo stesso concorre... connesso all\' acquisto dei buoni carburante è integralmente deducibile dal reddito d\' impresa in base all\' articolo 95 del <strong>Tuir</strong>. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Il decreto legge 5/23 ha una formulazione diversa rispetto al Dl 21/22...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Il Governo riconferma il bonus carburante anche per il 2023 dando la possibilità ai datori di lavoro privati di erogare buoni benzina ai dipendenti in esenzione d\' imposta fino all\' importo di 200 euro. L\' agevolazione è in vigore dal 15 gennaio e si cumula con le cessioni o prestazioni di beni e servizi di cui all\' articolo 51, comma 3, del ', 'Documento_Autore': 'Stefano Sirocchi', 'Documento_Argomenti': 'Fisco e Dichiarazioni', 'Documento_Testatina': 'NORME E TRIBUTI', 'Documento_NumeroDiPagina': '35', 'Documento_Url': 'https://data.volopress.it/GetData/Default.ashx?param=ZG9jaGFzaD0zQzZCNjBCODZEOTYwNEI3NUU4RkU4QkNCMTk1MzUyMUVCOTBBNjJBNTFGQTIxRjE5Qzc2ODg2NDQ1RDM4OTU1JnR5cGU9UERG', 'Documento_UrlType': 'pdf', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2Z1dE9nMWVhUG9RRVFXa1ZFa3dEK29yS0Y4UjJSV2FFUjhTVy8zZzdwc2lwUTVMemdJa01iSjg3OGg1WEtiQlNIclRodHRaWHZ0a1lqbmFjODRKaWNZRlpLdC9DQUtBeE04Uks1VGlXaTBkZz09', 'Fonte_Titolo': 'Il Sole 24 Ore', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Fisco e Dichiarazioni', 'Report_ID': '7663615', 'Report_TotaleDocumenti':7, 'Documento_ID': '39798739', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Non si paga l\'Imu sull\'immobile occupato abusivamente', 'Documento_TitoloHtml': 'Non si paga l\'Imu sull\'immobile occupato abusivamente', 'Documento_Contenuto': 'Per avere diritto all\'esonero dal pagamento il proprietario è tenuto a presentare una denuncia penale per violazione di domicilio, per occupazione di terreni e edifici, o a esperire un\'azione penale. Le novità per i titolari di diritti reali introdotte dalla legge di Bilancio 2023 Non sono soggetti al pagamento dell<span class="term">\'Imu</span> gli immobili occupati abusivamente se i proprietari non li possono utilizzare perché non ne hanno la diponibilità. Per avere diritto all\'esonero dal pagamento il proprietario o il titolare di altro diritto reale di godimento è tenuto a presentare una denuncia penale per violazione di domicilio, per occupazione di terreni e edifici, o a esperire un\'azione penale per occupazione abusiva. Il titolare dell\'immobile, inoltre, è onerato di comunicare al comune competente il possesso dei requisiti per fruire dell\'esenzione. L\'amministrazione comunale deve essere informata anche quando vengono meno i presupposti per avere diritto all\'agevolazione. Lo prevede l\'art. 1, commi 81 e 82, della legge di bilancio 2023 (197/2022). La disposizione, in deroga alle norme che individuano come soggetto passivo colui che ha il possesso di diritto del bene, e che risulti titolare presso la conservatoria dei registri immobiliari, concede il beneficio dell\'esclusione dal pagamento dell\'imposta municipale per gli immobili che non sono nella disponibilità del titolare e che non può utilizzarli non per propria scelta, ma perché gli è stata sottratta la detenzione. In questi casi, però, va presentata denuncia all\'autorità giudiziaria per violazione di domicilio o per occupazione di terreni e edifici, reati previsti dagli articoli 614 e 633 c.p., o va intrapresa un\'azione penale per occupazione abusiva. L\'interessato deve anche comunicare al comune competente, secondo modalità telematiche da stabilire con decreto Mef, da emanarsi entro 60 giorni dall\'entrata in vigore della legge, il possesso dei requisiti che danno diritto all\'esenzione. La comunicazione deve essere trasmessa anche nel momento in cui cessa il diritto al trattamento agevolato. Atteso che gli enti locali avranno una perdita di gettito, la legge di bilancio prevede un ristoro per le minori entrate che comporta il riconoscimento dell\'agevolazione. Le regole ordinarie e l\'eccezione. Normalmente, non ha alcuna rilevanza il possesso di fatto dell\'immobile da parte di un soggetto diverso dal proprietario. Il tributo è dovuto dal titolare o da chi vanti un diritto reale di godimento sull\'immobile, a prescindere dalla disponibilità del bene. Pertanto, la norma della legge di bilancio rappresenta una deroga a questa regola. E\'stato ritenuto irrilevante che gli immobili oggetto di imposta siano sottoposti a sequestro penale, civile, giudiziario o conservativo, poiché queste misure non comportano la perdita della titolarità del diritto. Il sequestro, al contrario della confisca, non comporta la perdita della titolarità dell\'immobile ad esso sottoposto. Dunque, soggetto passivo del tributo può essere solo il proprietario o il titolare di un diritto reale di godimento sull\'immobile. La Cassazione, con l\'ordinanza 8057/2021, ha precisato che la nozione di possesso di fabbricati, aree fabbricabili e terreni "va riferita propriamente a quella corrispondente alla titolarità del diritto di proprietà o di diritto reale minore sull\'immobile". E\'irrilevante la circostanza che gli immobili oggetto di imposta siano sottoposti a sequestro civile, giudiziario o conservativo, considerato che non comporta la perdita della titolarità del diritto. Anche in presenza di una procedura espropriativa il proprietario non è privato del possesso di diritto dell\'immobile, "in quanto il bene continua ad appartenergli finché non interviene il decreto di esproprio, mentre nell\'occupante, che riconosce la proprietà in capo all\'espropriando, "manca l\'animus rem sibi habendi, sicché lo stesso deve essere qualificato come mero detentore". Hanno la qualifica di soggetti passivi coloro che sono titolari di un diritto reale, in quanto non è sufficiente avere un diritto personale di godimento o la mera disponibilità del bene per essere obbligati al pagamento di un\'imposta patrimoniale. A differenza della<span class="term"> Tasi</span>, il cui presupposto per l\'imposizione fiscale era dato anche dalla detenzione dell\'immobile. Il pagamento dell\'imposta è sempre a carico del soggetto che risulti titolare dell\'immobile. L\'imposta municipale è dovuta dai contribuenti per anni solari, proporzionalmente alla quota di possesso di diritto e non di fatto. Oltre al proprietario e all\'usufruttuario, sono soggetti passivi anche il superficiario, l\'enfiteuta, il locatario finanziario, i titolari dei diritti di uso e abitazione, nonché il concessionario di aree demaniali. Rientra tra i diritti reali, poi, il diritto di abitazione che spetta al coniuge superstite, in base all\'articolo 540 del Codice civile. Non è soggetto al prelievo fiscale, invece, il nudo proprietario dell\'immobile. Allo stesso modo, non sono obbligati al pagamento dell\'imposta il locatario, l\'affittuario e il comodatario, in quanto non sono titolari di un diritto reale di godimento sull\'immobile, ma lo utilizzano sulla base di uno specifico contratto. Tuttavia, per i giudici di piazza Cavour (sentenza 6882/2019), questo non vuol dire che il titolare di un immobile non possa sottoscrivere un accordo con l\'inquilino, con il quale quest\'ultimo si impegni a pagare il tributo locale. Può versare il tributo anche il conduttore, se questo obbligo è previsto nel contratto di locazione. L\'accordo contrattuale che impone all\'affittuario di pagare non si pone in contrasto con il principio di capacità contributiva e non viola la regola sul divieto di traslazione del carico fiscale a un soggetto diverso dal titolare. Che per il pagamento dell\'Ici e dell<span class="term">\'Imu</span> conti solo il possesso di diritto è stato sostenuto dalla Cassazione anche per quanto concerne le agevolazioni fiscali sui terreni e il riconoscimento dell\'esenzione per gli enti non profit. In particolare, il coltivatore diretto o l\'imprenditore agricolo fruiscono dei benefici fiscali solo nel caso in cui possiedano, di diritto, il terreno. Gli articoli 2 e 9 dlgs 504/1992 richiedevano il possesso del bene da parte del titolare, nella sua qualità di soggetto passivo, oltre che la conduzione del terreno da parte dello stesso. Se la conduzione del terreno è effettuata sulla base di un contratto di affitto o di comodato da parte di un soggetto diverso dal proprietario non si ha diritto alle agevolazioni. Del resto, l\'agricoltore che non sia possessore di diritto dei terreni non è soggetto al pagamento delle imposte locali e, per l\'effetto, non ha bisogno di fruire del trattamento agevolato. Nello stesso modo si è espressa la Corte costituzionale (ordinanza 429/2006), oltre che con diverse pronunce la Suprema corte, relativamente all\'esenzione per gli enti non commerciali, chiarendo che l\'art. 7, c. 1, lettera i) del decreto 504 non consente di attribuire il beneficio agli enti che utilizzano l\'immobile, senza esserne proprietari, ancorché la norma non contempli il possesso. Il requisito del possesso di diritto è condizione essenziale per fruire di un\'agevolazione<span class="term"> Imu</span>, poiché è anche il presupposto per essere qualificati soggetti passivi. L\'intervento del legislatore, dunque, mira a risolvere una questione dibattuta da tempo. Del resto, sono state emanate decisioni contrastanti in ordine alla rilevanza giuridica del possesso di fatto. Per esempio la Ctr Toscana, con la sentenza 67/2022, ha stabilito che l<span class="term">\'Imu</span> non è dovuta in caso di occupazione abusiva dell\'immobile. Il cittadino non può essere assoggettato al pagamento dell\'imposta patrimoniale se le Forze di polizia non riescono a tutelare il suo diritto di proprietà, provvedendo a sgomberare l\'immobile occupato senza titolo. Secondo i giudici d\'appello, non possono non avere alcuna rilevanza giuridica le dichiarazioni degli organi di polizia che attestano l\'impossibilità di sgomberare l\'immobile e l\'impedimento per il titolare di ottenere il possesso di fatto della sua proprietà. Sarebbe contrario ai principi costituzionali richiedere il pagamento del tributo, nonostante il proprietario dell\'immobile non possa utilizzare l\'immobile e non possa trarne i frutti, in caso di utilizzo da parte di terzi. Sulla rilevanza del possesso di fatto si è espressa anche la Ctr di Milano (sentenza 4133/2019), che ha escluso l\'assoggettamento a imposizione in caso di occupazione abusiva, in quanto il titolare dell\'immobile non può essere assoggettato al pagamento se non può disporne per cause estranee alla propria volontà. Mentre i giudici di legittimità, con l\'ordinanza 29868/2021, hanno affermato che l\'occupazione di un immobile da parte di terzi non esonera il proprietario dal pagamento.', 'Documento_Abstract': 'Non si paga l\'<strong>Imu</strong> sull\'immobile occupato abusivamente Per avere diritto all\'esonero dal pagamento il proprietario è tenuto a presentare una denuncia penale per violazione di domicilio, per occupazione di terreni e edifici, o a esperire un\'azione penale. Le novità per i titolari di diritti reali... introdotte dalla legge di Bilancio 2023 Non sono soggetti al pagamento dell\'<strong>Imu</strong> gli immobili occupati abusivamente se i proprietari non li possono utilizzare perché non ne hanno la diponibilità. Per avere diritto all\'esonero dal pagamento il proprietario o il titolare di altro diritto reale di godimento... detentore". Hanno la qualifica di soggetti passivi coloro che sono titolari di un diritto reale, in quanto non è sufficiente avere un diritto personale di godimento o la mera disponibilità del bene per essere obbligati al pagamento di un\'imposta patrimoniale. A differenza della <strong>Tasi</strong>, il cui presupposto.... 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Le novità per i titolari di diritti reali introdotte dalla legge di Bilancio 2023 Non sono soggetti al pagamento dell\'Imu gli immobili occupati ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Fisco e Dichiarazioni', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.italiaoggi.it/news/non-si-paga-l-imu-sull-immobile-occupato-abusivamente-2589943', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MbnJEWkNNdFN3ZEJ1di85NXNueGdyd2c0cElmOFRmc3E0N0N0NCtqdFo4NlNxMkRnSVZUZGpPekdnZllxei9wdnRVeTFUWjNiZDY0NWdHOU1RaDVQNzFPV3RpL05HL1l4OVZzdEdxNmJETWdpTDJ0OXoxTzhzaz0%3d', 'Fonte_Titolo': 'italiaoggi.it', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Fisco e Dichiarazioni', 'Report_ID': '7663615', 'Report_TotaleDocumenti':7, 'Documento_ID': '39798741', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Ravvedersi con il Fisco conviene, ma ha un rischio', 'Documento_TitoloHtml': 'Ravvedersi con il Fisco conviene, ma ha un rischio', 'Documento_Contenuto': 'Il ravvedimento speciale previsto dalla legge di bilancio è un\'ottima notizia per tutte quelle realtà aziendali che, per mancanza di liquidità, hanno accumulato ritardi nei pagamenti delle imposte. Bisogna fare però attenzione, altrimenti, rischia di trasformarsi in un\'autodenuncia in sede penale Il ravvedimento speciale previsto dalla legge di bilancio è un\'ottima notizia per tutte quelle realtà aziendali che, per mancanza di liquidità, hanno accumulato ritardi nei pagamenti delle imposte. Magari presentando una regolare<span class="term"> dichiarazione</span> dei<span class="term"> redditi</span> o Iva, rinviando a tempi migliori i relativi versamenti. O per chi sa di aver commesso reati di fraudolenta o infedele<span class="term"> dichiarazione</span>. Bisogna fare però attenzione, altrimenti il ravvedimento stesso rischia di trasformarsi in un\'autodenuncia in sede penale. La parte più interessante dell\'agevolazione introdotta dalla legge di bilancio per i molti contribuenti in crisi di liquidità è probabilmente il tema della rateizzazione, perché la legge di bilancio ha previsto sanzioni super ridotte (un diciottesimo del normale) e pagamento dilazionato in otto rate, ma solo la prima rata deve essere versata entro il 31/3/2023. Quindi, rispetto al ravvedimento ordinario i vantaggi sono notevoli. Bisogna fare molta attenzione però all\'aspetto penale. Il ravvedimento previsto dalla legge di bilancio 2023 deve infatti essere incrociato con quanto prevede il decreto legislativo n. 74 del 2000 (oltre che con la circolare dell\'Agenzia delle entrate n. 11 del 2022) in base al quale la punibilità per fraudolente e infedeli dichiarazioni è esclusa se i debiti tributari sono stati integralmente estinti prima che l\'autore del reato abbia avuto formale conoscenza di accessi, ispezioni, verifiche o dell\'inizio di qualunque attività di accertamento amministrativo o di procedimenti penali. Una condizione più restrittiva rispetto a quella prevista in sede amministrativa. Inoltre, per i reati di omessi versamenti e indebite compensazioni, per la rinuncia alla sanzione penale la norma impone che l\'estinzione sia avvenuta comunque prima della<span class="term"> dichiarazione</span> di apertura del dibattimento di primo grado. Ciò non toglie però la convenienza del ravvedimento, anzi è casomai una spinta a utilizzarlo in tempi veloci (prima che si muova la macchina dello Stato) per poter beneficiare anche della copertura penale. Anche perché, se domani faccio il ravvedimento e decido di utilizzare le comode otto rate previste dalla norma, anche se parte il procedimento penale, se ho rateizzato ma non ho ancora sanato totalmente il debito, sarò al massimo costretto ad accelerare gli ultimi pagamenti, avendo a disposizione da tre a sei mesi dalla<span class="term"> dichiarazione</span> di apertura dello stesso, per estinguere il mio debito. I vantaggi sono evidenti.', 'Documento_Abstract': 'di trasformarsi in un\'autodenuncia in sede penale Il ravvedimento speciale previsto dalla legge di bilancio è un\'ottima notizia per tutte quelle realtà aziendali che, per mancanza di liquidità, hanno accumulato ritardi nei pagamenti delle imposte. Magari presentando una regolare <strong>dichiarazione</strong> dei <strong>redditi</strong> o Iva...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Il ravvedimento speciale previsto dalla legge di bilancio è un\'ottima notizia per tutte quelle realtà aziendali che, per mancanza di liquidità, hanno accumulato ritardi nei pagamenti delle imposte. 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Il contributo non spetta qualora una delle dichiarazioni (per il 2019 e per il 2020) siano assenti o presentate tardivamente. La locuzione «e comunque non oltre il 30 settembre 2021» è da leggersi in alternativa quale termine entro il quale andavano presentate le dichiarazioni per il 2019 da parte di soggetti con esercizio non coincidente con anno solare. Della materia si è occupata la Corte di giustizia tributaria di primo grado di Milano, con la sentenza 66/2023. Una società di capitali presentava ricorso avverso una comunicazione di diniego di autotutela notificata per l\' istanza dalla stessa presentata nel gennaio del 2022 per ottenere il riconoscimento del perequativo previsto dal Dl Sostegni-bis (articolo 1, commi 16-27, Dl 73/2021). L\' Ufficio emetteva comunicazione di scarto, stante l\' assenza della<span class="term"> dichiarazione</span> dei<span class="term"> redditi</span> 2019. La società aveva richiesto un riesame della posizione in autotutela sostenendo che, in base alle istruzioni allegate al modello di domanda, la presentazione delle dichiarazioni era stata effettuata nei termini: per il 2019 il 6 settembre 2021 e per il 2020 il 29 settembre 2021, nel rispetto delle norme del comma 23 dell\' articolo 1 del Sostegni-bis. La società richiamava il punto 3.3 del provvedimento del direttore delle Entrate del 29 novembre 2021, secondo cui «l\' istanza può essere inviata solo se la<span class="term"> dichiarazione</span> dei<span class="term"> redditi</span> relativa al periodo d\' imposta in corso al 31 dicembre 2020 è stata presentata entro il 30 settembre 2021 e quella relativa al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2019 entro i 90 giorni successivi al termine di presentazione e comunque non oltre il 30 settembre 2021». 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Lo ha stabilito con un principio innovativo la Corte di Cassazione in occasione dell\'ordinanza n. 981 depositata ieri, 16 gennaio 2023. La questione giunge dinnanzi ai giudici di legittimità in quanto la Commissione tributaria regionale della Calabria aveva ritenuto inesistente la notifica di un ricorso per cassazione alla luce del fatto che il difensore dell\'Agenzia delle Entrate non aveva attestato l\'autenticità del ricorso, degli allegati e della ricevuta di consegna del documento. L\'atto di appello dell\'Amministrazione finanziaria era stato redatto e notificato in forma<span class="term"> digitale</span> a mezzo PEC presso il difensore domiciliatario del contribuente. A seguito dell\'introduzione del<span class="term"> processo</span> telematico ci si è posti il problema se tale attestazione fosse o meno necessaria, in particolare, nell\'ipotesi in cui il difensore debba depositare "on line" un documento in formato c.d. "nativo<span class="term"> digitale</span>". La Cassazione ritiene non necessaria tale l\'attestazione in caso di atto nativo<span class="term"> digitale</span>. Nella pronuncia in commento vengono, innanzitutto, ritenute inconferenti le norme richiamate dal giudice d\'appello, le quali fanno riferimento al diverso caso in cui il difensore notificante abbia estratto e depositato copia analogica dell\'originale<span class="term"> digitale</span> dell\'atto di notifica e degli ulteriori relativi al procedimento di notificazione ( art. 23 del DLgs. 82/2005, art. 9 della L. 53/94, e, soprattutto, art. 25- bis del DLgs. 546/92). Tanto chiarito, la Cassazione osserva che quando un atto è nativo<span class="term"> digitale</span>, in pratica, non si pone un problema di conformità dell\'atto depositato con l\'originale. A differenza dei documenti su supporto cartaceo, in relazione ai quali vi è un problema di conformità dell\'atto depositato con l\'originale, infatti, nell\'ipotesi in cui il deposito riguarda l\'atto<span class="term"> digitale</span>, lo stesso non viene prodotto in "copia", bensì in originale, essendo l\'originale dell\'atto suscettibile di ripetute riproduzioni, senza perdere le sue caratteristiche di essere un atto originale. Sulla scorta di tali ragionamenti, la Suprema Corte conclude enunciando il seguente principio di diritto: "quando la produzione di un atto, nativo<span class="term"> digitale</span>, quale la notificazione a mezzo PEC del ricorso in appello, degli allegati e dell\'attestazione di consegna, avvenga in giudizio tramite l\'allegazione al fascicolo processuale mediante modalità telematica, non è richiesta l\'attestazione di conformità all\'originale dell\'atto prodotto da parte del difensore". Nulla, a riguardo, prevede la disciplina di riferimento La Cassazione giunge a tali conclusioni prescindendo dal dibattito giurisprudenziale sorto nel caso di l\'attestazione di conformità resa ai fini dell\' ammissibilità del ricorso ( art. 22 comma 3 del DLgs. 546/92). Sul punto, si era affermato che il ricorso non poteva considerarsi inammissibile per il solo difetto della attestazione di conformità, ma solo in caso di effettiva difformità tra l\'atto depositato e quello consegnato o spedito alla controparte (da ultimo, Cass. 7 marzo 2022 n. 11271 ). Nel caso esaminato dalla pronuncia della Cassazione n. 981/2023, invece, si tratta della diversa ipotesi di un atto nativo<span class="term"> digitale</span> prodotto mediante allegazione telematica al fascicolo dibattimentale. Esso, per sua natura, può essere duplicato ogniqualvolta occorra, rimanendo pur sempre " uguale a sé stesso ": non vi è quindi, secondo la Corte, alcuna necessità di attestare una conformità rispetto a quello originario.', 'Documento_Abstract': 'del documento. L\'atto di appello dell\'Amministrazione finanziaria era stato redatto e notificato in forma digitale a mezzo PEC presso il difensore domiciliatario del contribuente. A seguito dell\'introduzione del <strong>processo</strong> <strong>telematico</strong> ci si è posti il problema se tale attestazione fosse o meno necessaria...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Quando un atto è nativo digitale non si pone un problema di conformità dell\'atto depositato con l\'originale Il deposito on line di un documento telematico, in base al quadro normativo tutt\'oggi vigente, non richiede attestazione di conformità da parte del difensore. Lo ha stabilito con un principio innovativo la Corte di Cassazione in ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Giustizia', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.eutekne.info/Sezioni/Art_935950_deposito_telematico_del_documento_nativo_digitale_senza_attestazione.aspx', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29Mc0txaXoxNVdTZGViMjU3a2pLb2M4UjNCUjR4ckp6V21MQWxGRTNKN2p5SllUczYwcHJzc2ZZbWI3SW52cTdQUmtlRE41ZWJ1NmZGMDVHcmZSa0h0WkFmNkpOOU9DTll1M3lldDhsOC9nYk9BYVdnL0t4NGg1b2pDZXVTVlJFTU96Q3cvTzRPNkZmUzdxR0N2VGxRT1A0PQ%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'EutekneInfo', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Industria 4.0', 'Report_ID': '7663617', 'Report_TotaleDocumenti':11, 'Documento_ID': '39798760', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': 'Luca De Biase', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '2', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': 'L\' ANALISI', 'Documento_Titolo': 'l\' occasione unica dell\' innovazione', 'Documento_TitoloHtml': 'l\' occasione unica dell\' innovazione', 'Documento_Contenuto': 'Una rete di telecomunicazioni è un\' infrastruttura abilitante per lo sviluppo del sistema<span class="term"> industriale</span> e sociale di un paese moderno. 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Lo si era fatto all\' epoca della liberalizzazione delle telecomunicazioni e della privatizzazione della Telecom Italia, che avveniva in contemporanea con la prima accelerazione di<span class="term"> internet</span>. L\' idea di lungo termine era chiara: la concorrenza consente di allocare le risorse meglio del monopolio statale. In effetti, in pochi anni, dalla fine degli anni Novanta, le aziende di telecomunicazioni in Italia sono arrivate a superare le 200, i prezzi sono diminuiti, le innovazioni tecnologiche si sono susseguite a ritmo incalzante, sia nel mobile che nel fisso. Ma nello stesso tempo, si è innestata una difficile dinamica che ha coinvolto le aziende neonate come l\' ex monopolista: gli investimenti richiesti dal boom della domanda e dall\' innovazione erano ingenti, ma i profitti erano contenuti. Si cercava di alimentarli con servizi a valore aggiunto che peraltro apparivano spesso meno che necessari, come le suonerie. Intanto, però, i profitti veri andavano alle piattaforme<span class="term"> internettiane</span> che inventavano servizi a valore aggiunto ben più importanti, come i motori di ricerca, i video online, i social network, l\' ecommerce e così via. Le telecomunicazioni si lamentavano che nonostante la liberalizzazione del loro settore, le aziende<span class="term"> internettiane</span> godevano di una libertà ancora maggiore. Ma la soluzione dei loro problemi non era destinata a farsi trovare in quel genere di protesta . Dopo venticinque anni, l\' epoca della liberalizzazione è superata. Ma chi sa immaginare strategicamente che modello può seguire la prossima epoca? Di sicuro, la regolamentazione avanza. Le piattaforme<span class="term"> internettiane</span> sono investite, in Europa ma non solo, da una raffica di nuove regole come il Digital Services Act e il Digital Markets Act che servono a favorire la concorrenza contro lo strapotere dei giganti digitali e a garantire i diritti dei cittadini che usano le loro piattaforme. E non manca, proprio in questi giorni, un dibattito sull\' eventuale obbligo di co-finanziamento degli investimenti nelle reti di telecomunicazioni imposto alle sei mega aziende americane i cui servizi generano più della metà del traffico su<span class="term"> internet</span>. Le aziende di telecomunicazioni saranno rimesse in gioco da questi cambiamenti? Negli anni successivi alla liberalizzazione, alcune compagnie di telecomunicazioni hanno progressivamente rinunciato a una parte anche significativa della loro competenza tecnologica concentrandosi sempre più sulle pratiche commerciali necessarie a servire gli utenti privati e le aziende. Ma altre hanno conservato competenze tecniche e oggi potrebbero rifarsi. Nel nuovo clima normativo europeo non vale più la tecnologia fine a se stessa, ma si punta a un\' innovazione che persegue obiettivi umani di valore, dalla salvaguardia dell\' ambiente alla sanità delle relazioni sociali. Ma non si può fare innovazione per via normativa. Occorrono le aziende che colgano l\' occasione: costruire servizi capaci di salvaguardare i dati personali meglio di quelli degli americani; progettare i datacenter e gli impianti in coerenza con gli obiettivi della sovranità e della sicurezza europei; investire in sistemi di<span class="term"> intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> più comprensibili per le imprese europee che vanno accompagnate verso le prossime tappe dell\' innovazione tecnologica. Per i giganti tecnologici europei ci sono opportunità immense. La policy le può aiutare. 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Il Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> inclusivo dell\' iperammortamento per le tecnologie digitali, del patent box e di una più ampia dotazione di crediti di imposta per la ricerca, fu poi lanciato nel 2016. Tale Piano, con varianti, è proseguito con straordinario successo negli anni seguenti ma ora sta andando lentamente ad esaurirsi. Quasi una specie di eutanasia non richiesta, certamente non dalle imprese. È l\' ennesima riprova della lontananza della politica italiana dai veri interessi del Paese, che sono quelli della crescita, della competitività e della innovazione. Ed è anche l\' evidenza di un\' assenza di comprensione dell\' eccellenza di un modello produttivo, quello del made in Italy, che tutto il mondo ci invidia ma che la nostra classe politica, con rare eccezioni, non ha mai veramente capito. Un modello fatto di un tessuto di imprese e settori di eccellenza su cui investire convintamente e costantemente. Il Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> aveva già rischiato di morire con il governo Conte 1, il quale dopo il suo insediamento lo sospese come gesto di discontinuità con i governi Renzi e Gentiloni. Soltanto a seguito delle proteste del mondo<span class="term"> industriale</span> e della caparbietà del ministro dell\' Economia Giovanni Tria e del suo capo di gabinetto Luigi Carbone, il Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> fu reintrodotto diversi mesi dopo con il Dl Crescita nella primavera del 2019. Nel corso degli anni le diverse varianti dell\' originario Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> (denominato poi Impresa<span class="term"> 4.0</span>, Transizione<span class="term"> 4.0</span>) hanno ampliato e progressivamente spostato le misure di agevolazione per gli investimenti delle imprese dall\' hardware (nuovi macchinari e impianti ed anche mezzi di trasporto) al software e al digitale e infine alla formazione dei dipendenti per l\' utilizzo delle nuove tecnologie. Alcune importanti misure assai gradite dalle imprese (come il credito d\' imposta per la ricerca o il patent box) hanno subìto ridimensionamenti. E il sostegno fiscale è andato via via riducendosi. In molte riflessioni e dibattiti sul Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span>, nonché nell\' azione politica, c\' è stato, e purtroppo perdura, un ragionamento di fondo sbagliato. Molti hanno pensato e tuttora pensano: «Le imprese hanno comprato i nuovi macchinari, adesso bisogna perciò concentrarci soprattutto sul digitale e sulla formazione degli addetti e dei tecnici». In realtà, solo una parte delle imprese italiane ha investito in nuovi macchinari. Perché dunque precludere alle realtà aziendali meno pronte e meno forti finanziariamente, oppure uscite in ritardo dalle ripetute crisi degli ultimi anni, pandemia compresa, di comprare nuove macchine come chi ha già potuto farlo prima? Quindi, a nostro avviso, gli incentivi fiscali per l\' acquisto di hardware dovrebbero ricominciare e continuare a oltranza, diventare strutturali. E accanto a essi, ovviamente, dovrebbero continuare anche gli incentivi per il digitale, il cloud, la formazione, ecc. Lungi dall\' andare a esaurirsi, cioè, il Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> dovrebbe proseguire indefinitamente e ripartire da dove esso è cominciato. Perché è investendo in nuovi macchinari che poi il processo innovativo si sviluppa, si estende e continua, coinvolgendo anche il digitale e tutto il resto. I vari aspetti dell\' innovazione non sono separati ma concatenati tra loro. Le stesse nuove macchine incorporano oggi grandi quantitativi di digitale in più rispetto a quelle del passato. Senza trascurare il fatto che molte piccole imprese del nostro Paese non hanno ancora nemmeno fatto il semplice salto dai vecchi beni strumentali a quelli a controllo numerico (come dire, non sono ancora arrivate all\' homo erectus dell\' innovazione produttiva). Per capire la portata che ha avuto in questi anni sull\' economia italiana il Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> e il perché esso dovrebbe essere ripristinato nella sua pienezza, proprio a cominciare dall\' hardware, vale la pena di soffermarci su alcuni semplici dati. Concentriamoci qui sul solo consumo nazionale di nuovi macchinari per l\' industria (che spaziano da quelle tessili alle macchine per la lavorazione dei metalli, del legno, delle pelli, delle pietre, delle plastiche e della gomma, del vetro, della carta e delle ceramiche fino alle macchine per imballaggio e ai sistemi meccatronici). Secondo i dati di Federmacchine, nei quadrienni 2008-2011 e 2012-2015 il consumo italiano complessivo di nuove macchinari si è attestato intorno ai 70 miliardi di euro a prezzi correnti per ciascuno dei due quadrienni (una media di circa 17 miliardi/anno). Poi, con il superammortamento e il successivo Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span>, nel quadriennio 2016-2019 il consumo di macchine è balzato a 98 miliardi. Anche scontando un po\' di inflazione, si è trattato di un incremento notevole. Ma non è tutto. Nonostante la pandemia e il difficile 2020, nel quadriennio 2020-2023 (considerate anche le previsioni per l\' anno appena iniziato) il consumo italiano di nuove macchine dovrebbe raggiungere i 112 miliardi di euro (in media 28 miliardi/anno). Nel complesso, se confrontiamo il valore del consumo di macchine del quadriennio 2020-2023 con quello del 2012-2015 si è verificata una crescita del 59%, a cui il Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> ha contribuito in modo fondamentale. Altro fatto rilevante, circa i 2/3 del consumo nazionale di nuove macchine è coperto da consegne interne dei produttori italiani. Il Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span>, cioè, ha avuto una forte ricaduta diretta sulle nostre produzioni nazionali di macchinari<span class="term"> industriali</span> di tutti i tipi. Il circolo virtuoso è stato straordinario. Gli stessi produttori di macchine<span class="term"> industriali</span> hanno comprato nuove macchine per produrre le nuove macchine che venivano loro richieste dai settori a valle. Un moltiplicatore di cui hanno beneficiato tantissimi produttori della meccanica made in Italy. In definitiva, il governo Meloni dovrebbe avere il buon senso di ripartire dal 2016, cioè rilanciare il Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> in tutto il suo potenziale. L\' esatto opposto che lasciarlo morire. È in gran parte grazie al Piano<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> che la manifattura italiana in questi ultimi sette anni è cresciuta di più di quelle di Germania, Francia e Spagna, in termini di valore aggiunto, produttività, export. La stessa ripresa italiana post pandemia non sarebbe stata così forte se il made in Italy manifatturiero non fosse diventato<span class="term"> 4.0</span>, trascinando alla riscossa il Pil del 2021. Taluni ancora non lo capiscono e, inconsolabili, pensano e continuano a raccontarci che la manifattura italiana è ancora sotto i quantitativi che produceva nel 2000. Fortunatamente, diciamo invece noi, quell\' industria italiana di quantità oggi non c\' è più. C\' è al suo posto un manifatturiero innovativo che crea valore e che, grazie a<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span>, di valore ne crea molto di più di quello che si produceva nel 2000. © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': '<strong>Industria</strong> <strong>4.0</strong> ha trascinato la ripresa del Pil Italiano, ridimensionarlo è un errore Il 10 ottobre 2015, una data storica per la politica industriale italiana, all\' Assemblea di Unindustria Treviso l\' allora presidente del Consiglio Matteo Renzi annunciò l\' imminente avvio del superammortamento... per i beni strumentali. Il Piano <strong>Industria</strong> <strong>4.0</strong> inclusivo dell\' iperammortamento per le tecnologie digitali, del patent box e di una più ampia dotazione di crediti di imposta per la ricerca, fu poi lanciato nel 2016. Tale Piano, con varianti, è proseguito con straordinario successo negli anni seguenti ma ora... e costantemente. Il Piano <strong>Industria</strong> <strong>4.0</strong> aveva già rischiato di morire con il governo Conte 1, il quale dopo il suo insediamento lo sospese come gesto di discontinuità con i governi Renzi e Gentiloni. Soltanto a seguito delle proteste del mondo industriale e della caparbietà del ministro dell\' Economia Giovanni', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Il 10 ottobre 2015, una data storica per la politica industriale italiana, all\' Assemblea di Unindustria Treviso l\' allora presidente del Consiglio Matteo Renzi annunciò l\' imminente avvio del superammortamento per i beni strumentali. 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Si ignorano, quasi sempre, tutti gli altri pianeti del sistema, i loro satelliti, la materia oscura che li unisce e li separa. Quanto carburante bruciano i pianeti più grandi? Miliardi di dollari. Che tecnologie producono o comprano? Ad esempio, cosa accade quando uno di questi gitanti assorbe intere altre aziende competitor? Seguendo questo ragionamento, ci accorgiamo subito che la forza di attrazione gravitazionale, in economia, è ben rappresentata dagli effetti rete diretti e indiretti. Gli utenti vanno dove hanno interesse ad incontrare la maggior parte degli altri utenti . Ed i produttori si concentrano sui player più grandi. Ma in tutto questo, ci siamo chiesti dove stanno riposti i nostri dati personali? E quelli aziendali? Li potete spostare da un pianeta all\'altro? Quale forza li continua a tenere legati una volta che avete deciso di cambiare pianeta? Proviamo a dare alcune risposte a queste domande. Il mercato geografico di riferimento Ogni buona analisi antitrust deve partire e non può non partire dal mercato geografico di riferimento, al fine di valutare possibili distorsioni della concorrenza. Uno studio del 2012 - su cui si sono basate finora le autorità indipendenti europee nel valutare la competizione dei fornitori di servizi di cloud computing - mostra un mercato distribuito entro i 50km dal<span class="term"> data</span> center o dalla sede dell\'azienda . E questo, ovviamente, genera più di qualche perplessità a distanza di 10 anni, perchè il settore si sta espandendo in termini infrastrutturali e di servizi con dei numeri che non sono facilmente riscontrabili in altri settori merceologici e di servizi. WHITEPAPER SAP in Cloud, la chiave per mettere in moto l\'innovazione di business di PMI e grandi aziende È certo che la capacità di mercato di un operatore locale, potrebbe essere in primis destinata alle aree adiacenti alla sua azienda. E tutto questo è un fatto che potrà bensì essere emerso nell\'analisi puntuale di un singolo contesto economico, ma siamo sicuri che il parametro della distanza dal<span class="term"> data</span> center possa valere ancora a qualificare il mercato di riferimento di un cloud provider che opera a livello globale, o nazionale, o in alcuni Stati dell\'Unione Europea? Senza andare ad allargare l\'elemento di indagine che in questo articolo vogliamo analizzare, il Consorzio Italia Cloud ha pensato di sollecitare l\'attenzione delle autorità su questo tema. Mercato italiano del cloud: non riduciamolo alle due macroaree Nord-Sud Occorre avviare anche in Italia un\'analisi di mercato sulla scia di quanto sta accadendo in Francia ed in Inghilterra. Anche la nostra Autorità Italiana per la Concorrenza e l\'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni potrebbero avviare un\'analisi congiunta per il settore del cloud computing. Questo perché potrebbero emergere delle specificità del nostro Paese e restituirci l\'immagine di un mercato italiano del cloud computing che non si può ridurre a due macroaree Nord e Centro-Sud. La questione è complessa. Alla base del concetto di Cloud-sovrano c\'è la volontà di mettere a fattor comune un insieme di reti, infrastrutture fisiche, layer applicativi, implementazioni, professionalità proprio per rendere disponibile sul mercato interno un servizio innovativo ad una massa di clienti. Si tratta, lo sappiamo, di storage e capacità di calcolo ma stavolta ci troviamo di fronte ad un modello di fruizione completamente diverso dai vecchi modelli cd. "on prem", in quanto si rende possibile l\'accesso - senza ingenti investimenti - a risorse potenzialmente illimitate, scalabili nel tempo, gestite da altri e condivise. Un accesso democratico quindi ai servizi Cloud, apre la via a servizi tecnologici ormai indispensabili per ogni realtà economica, diventando a sua volta il vero abilitatore di nuovi paradigmi che definiscono una competizione a livello globale. Messo su questo piano il cloud è quindi sempre meno un concetto astratto e si candida ad essere il terreno dove si sta svolgendo, oggi, la vera battaglia sui dati, sulla governance, sulla sicurezza nazionale e sulla libertà individuali e di impresa. La sovranità digitale e il ruolo del PNRR per lo sviluppo del settore cloud italiano Alcuni temi sono già sotto i riflettori da tempo, tuttavia solo alcuni di essi sono capaci di determinare il futuro ed il peso globale dell\'Europa in ambito tecnologico e dell\'Italia come Paese che vuole coglierne appieno le opportunità. In primo luogo c\'è la sovranità digitale . Viene posta come un obiettivo strategico europeo ma - in alcuni casi - è sembrato quasi venire a mancare la convinzione necessaria per perseguirla. Sono mancati i piani necessari per attuarla. Si parte sempre da un\'osservazione: le soluzioni tecnologiche in uso nel vecchio continente sono nella quasi totalità extra europee. Più segnatamente, i servizi Cloud sono distribuiti per il 75% tra hyperscaler americani e cinesi. Una dominanza tecnologica che cresce anno su anno, a volte anche a discapito dei player europei che emergono o quantomeno ci provano, a competere con gran fatica - proprio perché non possono avvantaggiarsi di economie di scala e di scopo come i giganti globali. L\'equilibrio geopolitico di cui abbiamo goduto negli ultimi decenni ha rassicurato i decisori europei e assopito il legislatore italiano, mitigando il rischio percepito . Si tende a considerare i Paesi alleati come fornitori affidabili, con una sorta di "delega in bianco" o un sacrificio necessario e senza costi, senza tener conto della salvaguardia della nostra capacità produttiva, della nostra capacità di far crescere i nostri talenti formati in Italia, di creare le opportunità di sviluppo. Che non mancano. Prova ne sia la commessa pubblica legata al Piano Nazionale di Ripresa e Resilenza. Quella si potrebbe accelerare, ancora adesso, la nostra industria italiana del Cloud computing. Abdicando a questo ruolo di stimolatore di crescita di aziende nazionali, non solo cediamo quote di mercato e ci precludiamo occasioni di sviluppo , ma stiamo cedendo parte della nostra sovranità, della nostra<span class="term"> privacy</span>, della governance delle nostre aziende e delle nostre vite private. Il perimetro normativo che definiscono alcuni Stati alleati, non coincide infatti con quello europeo che a fatica sta cercando - ancora oggi - un quadro di regole uniformi e costretto dall\'emergenza determinata in parte dagli effetti del conflitto in Ucraina, si focalizza oggi sulla sicurezza nazionale e sull\'equilibrio interno. In attesa della definizione di un perimetro di regole certe, comuni, consolidate da una buona applicazione delle stesse, ci accorgiamo ben presto che la tecnologia non si arresta . Ed il mercato continua a svilupparsi in nostra assenza. O nel silenzio degli abusi commessi e denunciati al Giudice Europeo. Per questo è sempre conveniente conoscere a fondo il mercato nazionale, comprenderne le sue sfaccettature. Cercare in altre parole, di ridurre la dipendenza industriale senza armare una difesa protezionistica del mercato , ma andando a raccogliere le istanze e le difficoltà, con tutte quelle problematiche, note ai tecnici (non solo ingegneri, ma giuristi ed economisti) che pongono al centro il valore delle nostre specificità aziendali. Cloud: l\'Italia fuori da giochi? Alcuni studi privati ci mostrano ricorrentemente una situazione allarmante. La quota di mercato nel cloud computing di pochi player esteri, ha continuato a crescere negli ultimi anni, mentre quella degli europei ha, allo stesso tempo, continuato a diminuire, con cifre che vedono l\'Italia fuori da ogni classifica . Basterebbe questo a chiedersi quantomeno chi siamo. A valutare il problema mettendolo su una bilancia. Una bilancia che non deve avere pesi differenziati. Non si può ridurre il Cloud alla mera disponibilità di un<span class="term"> data</span> center. I<span class="term"> data</span> center a loro volta, non coincidono nemmeno con i dati e sicuramente non coincidono con la governance e la disponibilità degli stessi. Dobbiamo avere maggiore consapevolezza che dietro ai giganti del Cloud ci sono in primo luogo delle aziende che producono software, dalle quali siamo totalmente dipendenti o da cui siamo vessati per effetti di un lock-in tecnologico difficile da spezzare . Questo meccanismo, ha portato ad un approccio nichilistico nel recente passato. Si è detto che l\'Italia non è in grado di apportare quei livelli di innovazione. Nemmeno - a detta di alcuni - potrebbe contribuire a farlo. È l\'approccio più sbagliato a questi temi. Perché l\'Italia non deve rassegnarsi al ruolo di rivenditore di servizi extra-Ue È un percorso tracciato quello che ci vede rassegnati alla pura rivendita di servizi creati e gestiti al di fuori del nostro contesto nazionale. Gli operatori italiani afferenti al Consorzio Italia Cloud lo sanno bene, e sono decisi a far valere le nostre competenze e le risorse per vedersi riconoscere il proprio ruolo in questa partita. Un obiettivo possibile, dovrebbe orientare il Paese verso un migliore uso delle risorse disponibili in ambito tecnologico e Cloud per generare un ecosistema indipendente italiano a supporto della nostra sicurezza, dell\'economia e dei servizi della Pubblica Amministrazione. L\'iniziativa privata italiana deve essere supportata, valorizzata e - a questo punto - addirittura conosciuta fino in fondo. Anche per questo riteniamo necessario si avvii un\'indagine di mercato. È un\'opportunità che il Governo può cogliere per promuovere, attraverso le risultanze della consultazione, iniziative di sviluppo dell\'industria, anche per dare ai cloud provider italiani l\'attenzione che meritano, nel rispetto dei più alti standard europei di transizione verde e digitale. Non da ultimo, per la sicurezza del nostro Paese e per un\'adeguata protezione dei dati. WEBINAR 25 Gennaio 2023 - 15:00 Sostenibilità delle infrastrutture IT: come ottenerla e quali vantaggi. Ne parla Stefano Mainetti Inizia tra: @RIPRODUZIONE RISERVATA Valuta questo articolo.', 'Documento_Abstract': 'di mercato e ci precludiamo occasioni di sviluppo , ma stiamo cedendo parte della nostra sovranità, della nostra <strong>privacy</strong>, della governance delle nostre aziende e delle nostre vite private. Il perimetro normativo che definiscono alcuni Stati alleati, non coincide infatti con quello europeo che a fatica...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Anche in Italia occorre un\'analisi del mercato Cloud come in Francia e Inghilterra. Le opportunità di sviluppo non mancano e non possiamo ridurci a pura rivendita di servizi creati e gestiti al di fuori del nostro contesto. Il Consorzio Italia Cloud ha pensato di sollecitare l\'attenzione delle autorità su questo tema Pubblicato il 16 Gen 2023 ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Industria 4.0', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/cloud-italia-fuori-dai-giochi-perche-e-ora-di-supportare-il-nostro-ecosistema/', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MbHF4OHUxT091UHl6cjRVcWdra1pKeHYvWWRJV3Z0UGZVV2tQRFVTcUlSQ2Q5OXZRR2p3b2o0ME9XR1FCbC9ZRkRnblZXMzY0T3VhaWk3a3cyRE80MDVjeEg4SldkR01EWlNBS2tIdjZMSzJPandHZmtnL2gyTEROLzkxUEc5TGlaUmttT1NXTjFkWmpCVHBseVhOcWVtWGRsbjdmMERSckE9PQ%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'Agenda Digitale', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Industria 4.0', 'Report_ID': '7663617', 'Report_TotaleDocumenti':11, 'Documento_ID': '39798750', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Climate change: da reti veloci, AI e smart working assist all\'ambiente', 'Documento_TitoloHtml': 'Climate change: da reti veloci, AI e smart working assist all\'ambiente', 'Documento_Contenuto': 'Gli early adopter di tecnologie di nuova generazione pronti ad utilizzare il digitale per fronteggiare gli effetti negativi del riscaldamento globale. Rinuncia al "clock time" sul posto di lavoro, consumi "etici" grazie al machine learning e utilizzo di connessioni veloci e stabili, anche in caso di emergenze, tra i trend al 2030. La fotografia scattata dall\'ultima ricerca "10 Hot Consumer Trends" dell\'Ericsson ConsumerLab Internet e tecnologie strumenti chiave per fronteggiare l\'impatto dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale. Il 99% degli oltre 15.000 early adopter tecnologici è pronta ad utilizzarli in questo senso. La fotografia è scattata dal 10 Hot Consumer Trends dell\'Ericsson ConsumerLab, quest\'anno intitolata "Life in a Climate-Impacted Future". Si tratta della dodicesima edizione del rapporto che delinea le preoccupazioni, le aspettative e le azioni tecnologiche individuali dei consumatori in relazione alle questioni climatiche da qui al 2030. Circa l\'83% degli intervistati ritiene che il mondo avrà raggiunto, o superato, il tasso di riscaldamento globale di 1,5°C (al di sopra dei livelli preindustriali), considerato dagli accordi internazionali come il limite oltre il quale sono probabili eventi meteorologici più estremi e conseguenze climatiche negative. Circa il 55% degli early adopters nelle aree metropolitane ritiene che il cambiamento climatico avrà un impatto negativo sulle loro vite e prevede di ricorrere a soluzioni di connettività come contromisura. Indice degli argomenti Le principali preoccupazioni degli utenti Smart working, AI e reti affidabili I dieci trend nel dettaglio Le principali preoccupazioni degli utenti Le principali preoccupazioni riguardano: il costo della vita, l\'accesso all\'energia e alle risorse materiali e la necessità di una connettività sicura e affidabile in un periodo di turbolenze e clima incerto. Circa il 59% degli intervistati ritiene che le innovazioni e la tecnologia saranno fondamentali per affrontare le sfide quotidiane causate dal cambiamento climatico nel corso del 2030. WHITEPAPER Rendi smart la tua azienda con due tecnologie inedite Risorse Umane/Organizzazione Smart working Scopri di più Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla privacy E-mail * Consente l\'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati. A più di 15.000 early adopter di AR, VR e assistenti digitali in 30 città del mondo - tra cui Roma e Milano - è stato chiesto di valutare 120 idee di servizi digitali relative a 15 ambiti, che spaziano dagli sforzi di adattamento al clima nella vita di tutti i giorni ai modi per gestire eventi meteorologici disastrosi. "I consumatori stanno chiaramente affermando che una connessione<span class="term"> Internet</span> affidabile e resiliente sarà di estrema importanza per la loro vita quotidiana e per il loro impegno personale nell\'affrontare il cambiamento climatico, poiché si aspettano che i cambiamenti climatici estremi siano sempre più comuni - spiega Magnus Frodigh, Head of Ericsson Research - I consumatori si aspettano non solo che la necessaria connettività sia disponibile su scala globale, ma anche che lo sia rapidamente". La stragrande maggioranza degli early adopters non solo crede che il cambiamento climatico sia in atto, ma anche che nel 2030 le sue conseguenze avranno un impatto maggiore sulle loro vite rispetto a quello attuale. Mentre l\'economia personale e gli stili di vita saranno i principali fattori di adozione dei servizi nel 2030, i possibili nuovi comportamenti collettivi su larga scala potrebbero portare a grandi cambiamenti per quanto riguarda la vita quotidiana come la conosciamo oggi, in aree quali il modo in cui lavoriamo, quando lavoriamo e l\'equilibrio tra lavoro e vita privata. Per classificare le risposte dei consumatori, gli esperti dell\'Ericsson ConsumerLab hanno stilato dieci trend. Smart working, AI e reti affidabili Tra i trend la rinuncia al "clock time", come ad esempio la giornata lavorativa "tradizionale" dalle nove alle cinque, potrebbe essere un fattore abilitante del trend No-Rush Mobility (mobilità senza fretta). Una società organizzata in base ai picchi e ai cali di consumo energetico, piuttosto che sull\'orario, potrebbe diventare comune. Gli intervistati prevedono inoltre che il ruolo dell<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> si estenderà al comportamento dei consumatori, come indicato nel trend "Less Is More Digital", ad esempio per aiutare gli acquirenti a ridurre l\'impatto del consumo delle materie prime utilizzando alternative digitali ai prodotti fisici. La coautrice del rapporto Sara Thorson, Head of Concept Development dell\'Ericsson ConsumerLab, affronta un\'altra delle tendenze individuate, quella dell\'acqua<span class="term"> intelligente</span> (smart water): "Anche l\'uso dell\'acqua potrebbe cambiare radicalmente, qualora il razionamento diventasse molto più diffuso di oggi. Circa il 64% degli early adopter prevede che entro il 2030 tutti i cittadini avranno diritto a quote d\'acqua mensili regolate digitalmente". Inoltre, secondo Michael Björn, Head of Research Agenda dell\'Ericsson Consumer and IndustryLab e promotore del rapporto 10 Hot Consumer Trends spiega che i consumatori temono anche il rischio di un uso improprio delle soluzioni tecnologiche legate al clima. "Il trend Climate Cheaters mette in evidenza una considerazione infelice, ma molto reale, per la realizzazione di qualsiasi azione incentrata sul clima. Potrebbero esserci degli impostori che cercano di evitare gli obblighi di conformità legati alle normative sull\'impatto climatico, ad esempio il pagamento di una bolletta o la conservazione dei dati". Di fronte al cambiamento climatico, circa il 72% degli intervistati prevede l\'uso della tecnologia digitale per aggirare le normative ambientali a scopo di guadagno personale a breve termine. I dieci trend nel dettaglio Cost Cutters - Riduzione dei costi. I servizi digitali aiuteranno i consumatori a controllare i costi di cibo, energia e viaggi in situazioni di clima mutevole. Oltre il 60% degli early adopters urbani è preoccupato per l\'aumento del costo della vita in futuro. Saliamo al 68% sia a Roma che a Milano. Unbroken Connections - Connessioni stabili. Una connessione<span class="term"> Internet</span> affidabile e resiliente diventerà sempre più importante se e quando aumenteranno gli eventi meteorologici estremi. Circa l\'80% degli early adopter urbani ritiene che nel 2030 ci saranno localizzatori di segnali intelligenti che mostreranno le aree di copertura ottimali durante i disastri naturali. Considerazione condivisa dal 67% dei consumatori a Roma e 70% a Milano. No-Rush Mobility - Mobilità senza fretta. Gli orari rigidi potrebbero diventare un ricordo del passato, dato che le normative sul clima e l\'efficienza energetica cambieranno il significato di flessibilità. Circa il 68% degli intervistati userebbe strumenti di pianificazione delle attività che si basano sul costo dell\'energia e non sul tempo. Stessa conclusione per il 60% dei consumatori di Roma e Milano. S(AI)fekeepers - AI custode della sicurezza. Si prevede che l<span class="term">\'Intelligenza</span><span class="term"> Artificiale</span> alimenterà quei servizi che tutelano i consumatori in caso di condizioni meteorologiche sempre più imprevedibili e instabili. Quasi la metà degli early adopter urbani dichiara di voler utilizzare sistemi di allerta meteo personalizzati a supporto della propria sicurezza. La pensano così anche il 42% dei consumatori intervistati a Roma e Milano. New Working Climate - Un nuovo clima lavorativo. I vincoli aziendali sull\'impronta di carbonio, l\'aumento dei costi e l\'accelerazione della digitalizzazione daranno forma alle routine di lavoro del futuro. Sette intervistati su dieci prevedono che gli assistenti AI aziendali pianificheranno spostamenti, compiti e risorse per ridurre al minimo l\'impronta di carbonio legata al lavoro. Scendiamo al 64% a Roma e 63% a Milano. Smart Water - Acqua<span class="term"> intelligente</span>. Poiché l\'acqua potabile potrebbe scarseggiare nel 2030, i consumatori prevedono servizi idrici più intelligenti per conservare e riutilizzare l\'acqua. Quasi la metà degli early adopter urbani dichiara che la propria famiglia utilizzerà dei raccoglitori d\'acqua intelligenti su tetti, balconi e finestre che si aprono quando piove per raccogliere e pulire l\'acqua piovana. Così anche per il 49% dei consumatori di Roma e 44% di coloro basati a Milano. The Enerconomy - L\'economia energetica. I servizi digitali di condivisione dell\'energia potrebbero alleviare il peso dell\'aumento dei costi energetici da qui al 2030. L\'energia potrebbe diventare una moneta, visto che il 65% degli early adopter urbani prevede che nel 2030 i consumatori saranno in grado di pagare beni e servizi in kWh utilizzando applicazioni mobili. Meno convinti i consumatori di Roma (55%) e Milano (53%). Less is more digital - Di meno ma digitale. I prodotti digitali potrebbero diventare dei marcatori di status, dato che il consumo eccessivo di prodotti fisici potrebbe diventare sempre più costoso e socialmente criticato. La dematerializzazione delle abitudini di consumo potrebbe accelerare, dato che un terzo degli early adopter urbani ritiene di utilizzare personalmente app per lo shopping che suggeriscono alternative digitali ai prodotti fisici. Stime che scendono al 27% per Roma e al 23% per Milano. Natureverse. Vivere la natura nelle aree urban e senza viaggiare potrebbe essere uno standard nel 2030, a fronte del continuo cambiamento climatico e delle potenziali limitazioni agli spostamenti. Quattro early adopter urbani su dieci vogliono utilizzare personalmente un servizio di viaggio virtuale che permetta loro di sperimentare riserve naturali e sentieri di montagna in tempo reale, come se fossero sul posto. Valori simili per i consumatori di Roma (36%) e Milano (33%). Climate Cheaters - I truffatori del clima. Gli intervistati affermano che i consumatori troveranno il modo di aggirare le norme ambientali più severe a causa dell\'aumento dei prezzi e del razionamento dell\'energia e dell\'acqua. Oltre la metà degli early adopter urbani prevede che le app di hacking online consentiranno loro di attingere illecitamente all\'acqua o all\'elettricità dei vicini. Più ottimisti gli early adopter di Roma (39%) e Milano (41%). SCARICA QUI IL RAPPORTO Valuta questo articolo 0 0 0 0 La tua opinione è importante per noi! INVIA.', 'Documento_Abstract': ', potrebbe diventare comune. Gli intervistati prevedono inoltre che il ruolo dell\'<strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> si estenderà al comportamento dei consumatori, come indicato nel trend "Less Is More Digital", ad esempio per aiutare gli acquirenti a ridurre l\'impatto del consumo delle materie prime utilizzando...% dei consumatori di Roma e Milano. S(AI)fekeepers - AI custode della sicurezza. 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La fotografia ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Industria 4.0', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/climate-change-reti-veloci-ai-e-smart-working-i-pilastri-della-svolta/', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MblRLMUhkamxoTXhnZUVNdlNNZWFjTnFwUmNiTElCbzNoVWlvRSszOFhxVzJhK0tXS2N3enpkMHVKTVRjMm1yL0RSS05xSjg1bUI5QXkwcEk1eGR4aTU4OG9RUDVXQ21NWlFZRGJvcTJCY1hWc0s0STBwYm1SRVBCSXdjcXk4NmM0V0JsOHhUaHkwc0UvLzYyMzg5K05tYnhGYXBFelprOGc9PQ%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'Corriere Comunicazioni', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Industria 4.0', 'Report_ID': '7663617', 'Report_TotaleDocumenti':11, 'Documento_ID': '39798753', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Fare cybersecurity con l\'intelligenza artificiale: le basi per una difesa proattiva', 'Documento_TitoloHtml': 'Fare cybersecurity con l\'intelligenza artificiale: le basi per una difesa proattiva', 'Documento_Contenuto': 'La disponibilità di nuovi metodi basati sull\'analisi di dati complessi e di IA e automazione permettono di generare insight e segnali anticipatori per adottare una strategia proattiva a supporto di un\'osservabilità ampia e completa dei sistemi informatici di ogni organizzazione e di tutti gli strati di cui si compone Pubblicato il 16 Gen 2023 Michele Colajanni Università di Bologna Domenico Raguseo Head of CyberSecurity Exprivia Non è facile né immediato per un\'azienda o un\'organizzazione pubblica calcolare il ritorno degli investimenti e giustificare le energie dedicate al tema della cybersecurity In questo comparto, più che in altri, le asimmetrie informative tra chi difende e chi attacca sono ampie e sono alla base di questa difficoltà. Chi attacca non ha scrupoli e vincoli e si concentra su una particolare carenza per inficiare il tutto, chi si difende deve difendersi nel rispetto delle norme vigenti e deve tenere sotto controllo tutto non trascurando nulla. Chi attacca è specializzato, chi non attacca non lo è . Chi attacca decide quando è il momento giusto per attaccare, chi riceve l\'attacco deve presidiare tutti i fronti conosciuti ma anche sconosciuti. Le complessità dei sistemi informativi moderni Tutto questo, ha un impatto sulle priorità del compratore di strumenti e servizi di cybersecurity. Il compratore deve infatti sempre bilanciare la necessità di investire in cybersecurity cercando di coprire il maggior numero di potenziali rischi con altre necessità più impellenti in relazione al proprio business. WEBINAR 25 Gennaio 2023 - 15:00 Sostenibilità delle infrastrutture IT: come ottenerla e quali vantaggi. Ne parla Stefano Mainetti Inizia tra: Ad esempio, in un ospedale, se la scelta è tra acquistare un nuovo defibrillatore o acquistare un sistema che protegga da attacchi i propri sistemi informatici probabilmente la scelta cadrà su un defibrillatore. Solo che defibrillatore dopo defibrillatore, senza investire in cybersecurity il rischio di subire attacchi aumenta e prima o poi si va fatalmente incontro ad un incidente ed a quel punto gli investimenti sono necessari. Sempre considerando il settore biomedico come riferimento, il problema è oltremodo amplificato dalla introduzione di dispositivi medicali interconnessi , Internet of Medical<span class="term"> Things</span> (pillole intelligenti elettroniche, fitness tracker, monitor del glucosio, cardiofrequenzimeri) che oltre a dirottare legittimamente investimenti nella cybersecurity ampliano il perimetro di un potenziale attacco . Infatti, la digitalizzazione interessa oramai tutti gli aspetti della vita sociale ed<span class="term"> industriale</span>, e pertanto qualunque investimento introduce inconsapevolmente complessità digitale e riduce la resilienza dell\'intero sistema. In questa apparente contraddizione è costretto ad operare chi si occupa di realizzare i sistemi informativi moderni che non sono altro che il risultato della trasformazione digitale di ogni tipo di organizzazione pubblica o privata. Anche in questo caso, come per altri fenomeni complessi è valido il così detto principio di Anna Karenina: una carenza in uno qualsiasi di una serie di fattori condanna inevitabilmente a fallire. Di conseguenza, uno sforzo riuscito è quello per il quale ogni possibile carenza è stata evitata. Perché in cybersecurity si investe poco e male Non potendo pertanto investire su tutto, la ineluttabile conseguenza è che si investe poco e male e spesso solo in corrispondenza di un attacco , in fretta e senza pianificazione adeguata, con il solo obiettivo di sopravvivere in un contesto dove il ritorno di investimento è dato dalla vita o la morte dell\'attaccato. Investire in fretta e senza pianificazione, introduce elementi tecnologici, architetturali e di processo non integrati perfettamente e senza avere le competenze per poterli governare, ed attacco dopo attacco lasciano alla vittima non solo la necessità di dover gestire le conseguenze evidenti di un attacco come l\'interruzione del servizio, la perdita di dati, la compromissione della reputazione, oltre che ad una crescita della complessità intrinseca degli elementi introdotti che si trasforma in un punto di debolezza. Infatti, citando le parole di Pietro Leo , Executive Architect, Data & AI di IBM Technology: "Un sistema diventa complesso quando si moltiplicano le attività e le modalità per tenere tutte le parti di cui si compone sotto controllo. Il rischio principale consiste nel non riuscire più a valutare se il cambio di una componente, magari periferica e di poca importanza, o la sua semplice e apparente compromissione sia in grado, a cascata, di generare effetti ben più negativi su altre parti del sistema. I sistemi informativi delle organizzazioni moderne, piccole o grandi che siano tendono a diventare complessi, è inevitabile. Questo perché sono sempre più fatti di componenti, non solo ampie in termini di numerosità, ma anche altamente distribuite in ambienti non aziendali e connesse l\'una all\'altra in modalità imprevedibili. Con l\'aumentare della complessità del sistema aumenta la sua entropia, quindi il suo livello di incertezza. 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Di questo si è discusso, in sintesi, alla quarta edizione del Forum Italia-Canada sull<span class="term">\'Intelligenza</span><span class="term"> Artificiale</span> organizzato a Montreal dalla Camera del Commercio Italiana in Canada e quest\'anno dedicato al tema della Cyber Security e che ha coinvolto più di 40 international key distinguished speakers. L\'asimmetria tra chi attacca e chi si difende è significativa ed inoltre chi si difende corre il rischio di rendere vani gli sforzi fatti a causa di una nuova vulnerabilità identificata, a causa di una nuova metodologia di attacco scoperta ma anche di una innovazione tecnologica introdotta. Rischi e opportunità dell\'uso dell<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> L<span class="term">\'Intelligenza</span><span class="term"> Artificiale</span> ha le potenzialità di riequilibrare un chiaro squilibrio o aumentarne il divario rapidamente. È quindi importante coglierne e valutarne le opportunità e i rischi che comporta. Infatti, se la difesa utilizza l<span class="term">\'Intelligenza</span><span class="term"> Artificiale</span>, anche gli attaccanti la usano e spesso sono estremamente efficace nel farlo. Quindi investire in<span class="term"> Intelligenza</span><span class="term"> Artificiale</span> è da un lato una opportunità ma dall\'altro conseguenza di non voler concedere all\'avversario nuovi vantaggi. Questi sono due punti di vista diametralmente all\'opposto ma che danno il senso di come difensori e attaccanti condividono sostanzialmente le stesse problematiche . È come se ognuno debba avere un doppio ruolo per fare meglio il proprio mestiere: coloro che difendono devono pensare come attaccanti e gli attaccanti si immaginano difensori per capire come superare barriere difensive. 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Le tecnologie che aiutano ad adottare una strategia proattiva In tutto questo la disponibilità di nuovi metodi basati sull\'analisi di dati complessi e di <strong>Intelligenza</strong> <strong>Artificiale</strong> e automazione permettono di generare quegli insight... sull\'<strong>Intelligenza</strong> <strong>Artificiale</strong> organizzato a Montreal dalla Camera del Commercio Italiana in Canada e quest\'anno dedicato al tema della Cyber Security e che ha coinvolto più di 40 international key distinguished speakers. 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E cresce il numero di startup che sviluppano piattaforme ad alto valore innovativo. Ecco le più promettenti e i settori più interessati alla trasformazione Le aziende sfruttano sempre più la gamification per rendere più coinvolgenti le interazioni con i clienti e i dipendenti. Lo afferma un\'indagine di StartUs Insights svolta su 1.815 fra startup e tecnologie di gamification, con analisi del loro impatto su 10 settori. Uno studio da cui emerge che le startup integrano ormai comunemente elementi di game-design e principi di gioco in contesti non di gioco, migliorando così il coinvolgimento degli utenti, la conservazione delle conoscenze, la valutazione dei dipendenti e altro ancora. Indice degli argomenti Gamification nei settori più disparati Marketing: aziende "a caccia" di un pubblico più ampio Education: apprendimento più divertente e coinvolgente Media: più coinvolgimento e maggiori capacità analitiche Retail: espandere la base di clienti Finanza: fornire contenuti educativi Entertainment: più coinvolgimento e interattività Assistenza sanitaria: migliorare la cura dei pazienti Food&Beverage: fornire un\'educazione alimentare HR: più coinvolgimento e maggior produttività Trasporti: promuovere viaggi sostenibili Gamification nei settori più disparati Secondo quanto rilevato, le startup e le scaleup stanno gamificando le interazioni con i clienti per consentire un maggior numero di punti di contatto digitali e per incrementare le vendite. Per questo motivo i settori del marketing, dei media, della vendita al dettaglio, dell\'intrattenimento, del cibo e delle bevande sfruttano la gamification, migliorando l\'esperienza dei clienti. D\'altra parte, gli istituti di istruzione e formazione gamificano i contenuti dei programmi di studio per consentire l\'apprendimento gamificato. Questo migliora le esperienze di apprendimento e la conservazione delle conoscenze. Il settore finanziario integra la gamification nelle sue offerte di prodotti per migliorare l\'alfabetizzazione finanziaria e aiutare le decisioni di trading. Inoltre, le istituzioni sanitarie semplificano la gestione dei pazienti e le cure ambulatoriali con la gamification. Infine, la gamification aumenta il coinvolgimento dei dipendenti, mentre le aziende di trasporto la utilizzano per migliorare l\'esperienza dei viaggiatori. WHITEPAPER IoT Platform: trasforma le promesse del<span class="term"> 4.0</span> in realtà IoT Integrazione applicativa Scopri di più Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla privacy E-mail * Consente l\'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati. In questo quadro la Heat map, realizzata da StartUs Insights per evidenziare la distribuzione globale delle 1.815 startup e scaleup analizzate, rivela che l\'Europa occidentale ha un\'alta concentrazione di startup di gamification, seguita dagli Stati Uniti. Ma ecco, più nel dettaglio, l\'impatto della gamification su 10 industry chiave. Marketing: aziende "a caccia" di un pubblico più ampio La flessibilità dei social media consente alle aziende di marketing di raggiungere un pubblico più ampio senza spese di capitale. Tuttavia, è necessario trovare mezzi unici per coinvolgere i clienti e stimolare le visualizzazioni o le vendite. A tal fine, le aziende di marketing gamificano i loro contenuti e sviluppano giochi mirati che si connettono meglio con il loro pubblico. Ciò consente ai marchi di aumentare il coinvolgimento e la fedeltà dei clienti. Inoltre, i contenuti gamificati forniscono ai marketer informazioni altamente rilevanti sui clienti, premiandoli per la condivisione di determinate informazioni. I marchi sfruttano quindi la gamification per costruire una base di clienti fedeli che effettuano acquisti ripetuti. Adact, ad esempio, è una startup estone che sviluppa una piattaforma per la gestione delle campagne di gamification. La sua interfaccia senza codice permette a marketer e brand di selezionare un gioco dal suo catalogo e di personalizzarlo in base ai requisiti della campagna. La piattaforma consente inoltre di definire l\'obiettivo della campagna e di creare landing page uniche per ogni campagna. Applica poi analisi in tempo reale sui dati acquisiti per identificare i lead, consentendo agli operatori di replicare le campagne di successo ed espanderle a nuove lingue. Education: apprendimento più divertente e coinvolgente L\'integrazione di elementi e meccaniche di gioco nelle classi rende l\' apprendimento divertente e coinvolgente. Questo migliora notevolmente il rendimento degli studenti nelle scuole elementari, medie e superiori. Inoltre, la gamificazione dei programmi di studio consente agli studenti di comprendere meglio argomenti complessi attraverso un apprendimento interattivo. L\' apprendimento gamificato motiva gli studenti nello studio, garantendo un senso di competizione e di realizzazione. Per gli insegnanti, la gamification fornisce informazioni specifiche sugli studenti che li aiutano a capire le loro preferenze di apprendimento. Ciò consente alle istituzioni scolastiche di migliorare l\'efficacia complessiva dell\'insegnamento e di migliorare le prestazioni degli studenti. GrowSafe, ad esempio, è una startup con sede negli Stati Uniti che offre contenuti di alfabetizzazione finanziaria basati sul gioco. L\'app della startup combina quiz, giochi e lezioni interattive per fornire un\'educazione finanziaria ai bambini dai 5 ai 7 anni. Suggerisce inoltre ai genitori attività personalizzate per collaborare con i figli e migliorare il legame. Queste attività, insieme alla ripetizione distanziata e a divertenti giochi di apprendimento, permettono ai bambini di capire meglio come funziona il denaro, migliorando la loro gestione finanziaria. Media: più coinvolgimento e maggiori capacità analitiche Come le aziende di marketing, anche l<span class="term">\'industria</span> dei media offre oggi contenuti gamificati al proprio pubblico per aumentare il coinvolgimento. A tal fine, le startup sviluppano piattaforme di gamification che creano contenuti gamificati a partire da input senza codice. Ciò consente alle aziende del settore dei media di accelerare i flussi di lavoro di produzione. Attraverso la gamification, offrono anche programmi di ricompensa per il pubblico che partecipa ai sondaggi, consentendo alle aziende del settore dei media di disporre di capacità analitiche avanzate. Le campagne di marketing e i video gamificati rendono inoltre i contenuti condivisibili sulle piattaforme dei social media, consentendo di aumentare l\'audience. Sport Buff, ad esempio, è una startup con sede nel Regno Unito che migliora il coinvolgimento dei fan. La soluzione della startup consente alle aziende del settore dei media di integrare i contenuti gamificati nei contenuti sportivi live, video-on-demand e archiviati. Ciò consente loro di monetizzare il proprio pubblico attraverso transazioni e sponsorizzazioni. Inoltre, la soluzione consente ai fan di giocare con e contro i propri amici, migliorando il coinvolgimento. Questo, a sua volta, migliora la fidelizzazione del pubblico e i tempi di visione, fornendo nuovi dati ai fan. Retail: espandere la base di clienti Le aziende del commercio al dettaglio stanno passando ai canali di e-commerce per espandere la loro base di clienti. Allo stesso tempo, il social commerce sta guadagnando terreno tra i consumatori, che possono interagire direttamente con i marchi e gli influencer. Per utilizzare al meglio questi canali di commercio online, le aziende offrono contenuti e offerte gamificate ai loro clienti. Questo migliora il coinvolgimento dei clienti e la consapevolezza del marchio. Le startup contribuiscono a questo obiettivo offrendo soluzioni di gamification basate sull<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> o sull\'apprendimento automatico. Esse personalizzano la distribuzione dei contenuti utilizzando le preferenze e la cronologia degli acquisti dei clienti. Altre startup creano piattaforme di gamification no-code che accelerano il flusso di lavoro dei contenuti per rivenditori e marchi. Yatta, ad esempio, è una startup di Singapore che sviluppa una piattaforma di fidelizzazione gamificata. Consente agli acquirenti di registrare il loro comportamento di acquisto quotidiano e utilizza questi dati per iscriverli ai concorsi offerti dai rivenditori. Inoltre, la piattaforma aumenta la spesa degli acquirenti per ogni transazione e fornisce analisi dei clienti. Questo sistema di ricompensa gamificato migliora l\'esperienza di acquisto e stimola le vendite. Finanza: fornire contenuti educativi La mancanza di educazione finanziaria influisce negativamente sulle decisioni finanziarie delle persone e le tiene lontane da molti strumenti di gestione finanziaria. Il settore finanziario sfrutta la gamification per fornire contenuti educativi coinvolgenti. Queste soluzioni prevedono sistemi di ricompensa e sfide, rendendo l\'educazione finanziaria più interattiva. Inoltre, alcune startup offrono soluzioni di apprendimento gamificate per il trading e gli investimenti. Quando la consapevolezza finanziaria aumenta tra il pubblico in generale, le banche e le fintech la convertono in contatti, stimolando le vendite. Utilizzano i dati specifici dei clienti ottenuti dai contenuti gamificati per sviluppare strumenti di analisi, consentendo alle società finanziarie di personalizzare le offerte di prodotti e servizi. La DeFi Land Foundation, ad esempio, è una startup taiwanese che si occupa di gamificare la DeFi. Il gioco di simulazione dell\'agricoltura multi-catena della startup consente ai giocatori di iniziare a partecipare gratuitamente, per poi passare a giocare a due livelli di guadagno. Questo permette loro di competere con gli altri e di gestire le attività della DeFi in un unico luogo. La gamificazione delle interazioni con la DeFi aumenta anche il coinvolgimento degli utenti e garantisce una migliore comprensione della DeFi. Inoltre, la startup offre token non fungibili (Nft) unici nel loro genere. Entertainment: più coinvolgimento e interattività Sebbene il gioco sia parte integrante del settore dell\'intrattenimento, esso integra le offerte gamificate in altre attività come i concerti musicali e i musei. Alcuni locali musicali sfruttano la gamification per coinvolgere i clienti attraverso cacce al tesoro, mentre i film permettono agli spettatori di prendere decisioni per i personaggi. I progressi della realtà virtuale (VR) consentono inoltre alle aziende di intrattenimento di offrire al pubblico contenuti coinvolgenti e interattivi. Le aziende utilizzano la gamification anche per migliorare il coinvolgimento del marchio e realizzare campagne di marketing ad alte prestazioni per eventi come film e concerti. Life Festa, ad esempio, è una startup sudcoreana che rende giocabili le attività quotidiane nel metaverso. La soluzione della startup consente agli utenti di guadagnare monete, beni digitali e timbri di vita completando sfide della vita reale. Inoltre, permette loro di scoprire luoghi e incontri locali alla moda. In questo modo, la startup motiva gli utenti a seguire un comportamento sano, offrendo al contempo una migliore connettività sociale e intrattenimento. Assistenza sanitaria: migliorare la cura dei pazienti A differenza di altri settori che utilizzano la gamification per il marketing, il settore sanitario la sfrutta per migliorare la cura dei pazienti. Far rispettare ai pazienti i farmaci e i cambiamenti di stile di vita è difficile a causa della mancanza di capacità di monitoraggio una volta lasciati gli ospedali. Con i wearable e le app di gamification, i medici sono in grado di fornire mezzi coinvolgenti per promuovere comportamenti sani attraverso sfide quotidiane. Ad esempio, le app per il fitness tracking prevedono sfide e premi per fare esercizio fisico regolare e monitorare i progressi. Inoltre, gli studi clinici stanno sfruttando la gamification per utilizzare le classifiche per motivare i pazienti ad aderire ai piani di trattamento e incoraggiare la condivisione dei feedback. Elfie, ad esempio, è una startup di Singapore che semplifica la gestione delle malattie croniche. L\'app della startup premia i pazienti che si prendono cura della loro ipertensione. Inoltre, crea piani personalizzati in base ai profili e alle condizioni del paziente, compresi i piani per il monitoraggio della pressione sanguigna e i trattamenti medici. Inoltre, l\'app visualizza le registrazioni vitali quando i pazienti aggiungono manualmente i dati per fornire avvisi e feedback sulle linee guida ufficiali. Grazie a queste funzioni, l\'applicazione genera punteggi di aderenza al trattamento e consente ai medici di visualizzare queste informazioni su richiesta. Food&Beverage: fornire un\'educazione alimentare Le industrie del settore alimentare e delle bevande utilizzano i contenuti di gioco per migliorare le attività di marketing e fornire un\'educazione alimentare. L\'integrazione di contenuti interattivi attraverso il packaging<span class="term"> intelligente</span> porta i consumatori a conoscere storie e dati specifici del marchio. Inoltre, questo nuovo mezzo consente loro di interagire direttamente con i marchi e di scambiare dati specifici sui clienti, aiutando le decisioni di marketing. D\'altra parte, l\'offerta di dati nutrizionali attraverso la gamification educa i consumatori su ingredienti e diete. Abbinando questi dati alle app di fitness tracking, sono in grado di promuovere abitudini e diete più sane. Infine, alcune catene di ristoranti premiano i clienti che scelgono queste opzioni dietetiche più sane, migliorando il coinvolgimento e la fedeltà dei clienti. See You Food, ad esempio, è una startup italiana che aiuta la gestione dei ristoranti. L\'app della startup consente ai ristoranti di gestire le consegne di cibo e i take away. Offre inoltre menu digitali senza contatto, prenotazioni di tavoli e funzioni di gamification per coinvolgere i clienti. Questo migliora l\'esperienza dei clienti all\'interno del ristorante e consente alle catene locali di incrementare le vendite. HR: più coinvolgimento e maggior produttività Le aziende devono garantire la soddisfazione dei dipendenti e il loro coinvolgimento attivo per aumentare i tassi di fidelizzazione. Per aiutare questi sforzi, le startup sviluppano soluzioni di gamification su misura per la gestione dei dipendenti. Ad esempio, l\'utilizzo di elementi e motori di gioco per gamificare i flussi di lavoro o i manuali di formazione migliora la conservazione delle conoscenze e il coinvolgimento dei dipendenti. Ciò influisce notevolmente sulla loro produttività e migliora le relazioni tra dipendenti e manager. Inoltre, la gamification consente al management di identificare i talenti più performanti e di premiarli per promuovere comportamenti positivi. La trasmissione della cultura e dei valori aziendali attraverso i contenuti gamificati garantisce inoltre una comunicazione efficiente e allinea tutti i dipendenti alle visioni aziendali. MyNet, ad esempio, è una startup italiana che realizza un sistema di ranking gamificato per le aziende. La piattaforma della startup include un modulo di gamification che consente ai team HR di assegnare punteggi a ogni azione sulla piattaforma. In questo modo i dipendenti possono guadagnare punti e salire nelle classifiche mensili e annuali. Di conseguenza, il modulo crea una sana competizione nell\'ambiente di lavoro, migliorando il coinvolgimento dei dipendenti e incoraggiando l\'adozione di comportamenti positivi. Trasporti: promuovere viaggi sostenibili Il settore dei trasporti sfrutta la gamification per promuovere viaggi sostenibili e migliorare il coinvolgimento dei viaggiatori. Fornire dati sui trasporti di una città o di un Paese attraverso le app mobili migliora notevolmente l\'esperienza di viaggio. Inoltre, le soluzioni di mobilità multimodale integrano giochi per motivare i viaggiatori a utilizzare mezzi di mobilità condivisa per ridurre la loro impronta di carbonio. L\'accessibilità ai dati di trasporto iperlocali migliora l\'esperienza di viaggio dei clienti e li mette in contatto con la gente del posto. Allo stesso tempo, la gamification aiuta le aziende di trasporto a tracciare i passeggeri, consentendo capacità di analisi dei dati per l\'ottimizzazione dei percorsi e dei servizi. OffWeGo, ad esempio, è una startup con sede negli Stati Uniti che fornisce una gestione del rischio incentrata sul viaggiatore per le aziende di trasporto. La soluzione della startup utilizza la gamification e l\'incentivazione per partecipare attivamente alla pianificazione del viaggio, seguire le procedure di emergenza ed evitare i rischi più comuni durante il viaggio. I responsabili dei viaggi aziendali e le aziende sfruttano la soluzione di OffWeGo per raccogliere dati sulle abitudini di rischio quotidiane dei viaggiatori e tenerne traccia. WHITEPAPER Garantisci maggiore trasparenza dei tracciamenti nella Supply Chain, grazie all<span class="term">\'Internet</span> of<span class="term"> Things</span> IoT<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span> Scopri di più! Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla privacy Email * Consente l\'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati. Valuta questo articolo 0 0 0 0 La tua opinione è importante per noi! INVIA.', 'Documento_Abstract': 'la soluzione di OffWeGo per raccogliere dati sulle abitudini di rischio quotidiane dei viaggiatori e tenerne traccia. 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Ecco come fare ad avviare il percorso di trasformazione tenendo conto delle direttive europee e degli obiettivi Esg L\'emergenza climatica globale è una questione da affrontare in modo sempre più urgente. L\'Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) a marzo 2022 ha diffuso il suo report dedicato alla mitigazione del rischio climatico ed ha ammonito sul grave ritardo nel percorso di abbattimento delle emissioni : ciò che sarà fatto nel decennio in corso sarà decisivo per poter mantenere l\'obiettivo di contenimento delle temperature medie globali entro gli 1,5°C rispetto all\'era preindustriale, stabilito con gli accordi di Parigi. Indice degli argomenti Le aziende protagoniste della trasformazione digitale Cisco net zero company entro il 2040 Green IT I 5 pilastri della strategia IT for Green La questione delle competenze La Black Belt Environmental Partner Academy La Corporate Sustainability Reporting Directive Le aziende protagoniste della trasformazione digitale In questo contesto nessuno può evitare di impegnarsi: tantomeno le aziende protagoniste della trasformazione digitale e tecnologica che rappresenta una leva fondamentale, insieme al cambiamento sociale e dei comportamenti, per attuare le azioni necessarie, tra cui spiccano per potenziale di impatto l\'efficientamento energetico di edifici, trasporti, industrie e l\'elettrificazione basata su fonti di energia pulita. WHITEPAPER Modelli di agricoltura sostenibile per un\'economia circolare Smart agrifood Sviluppo Sostenibile Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla privacy E-mail * Consente l\'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati. Cisco net zero company entro il 2040 In Cisco questo impegno si è trasformato in un percorso misurabile e molto concreto, avviato fin dal 2008, che nel settembre 2021 ha avuto un momento fondamentale quando è stato dichiarato pubblicamente l\'obiettivo di diventare una realtà net-zero entro il 2040 considerando le emissioni dirette ma anche quelle indirette - ad esempio quelle generate dall\'utilizzo e dal ciclo di vita complessivo dei prodotti tecnologici, e quelle legate alla supply chain - che rappresentano, in realtà, la quota parte più elevata in assoluto dell\'impronta di CO2 per l\'azienda e per il settore IT in generale. La chiave di volta per raggiungere il target sarà un approccio sistematico e capillare per rendere via via più circolare e sostenibile l\'IT che Cisco produce e commercializza, affiancato a una decisa azione di filiera per coinvolgere l\'intera catena del valore in un progetto che moltiplichi il potenziale trasformativo dell\'IT per rendere più sostenibili tutti gli altri settori e attività. "Green IT e IT for Green" sono i binari su cui procedere in questo viaggio, che non può che essere un\'impresa collettiva. Green IT Il digitale in sé rappresenta circa il 2,5% delle emissioni di gas serra globali e le tecnologie più recenti, come l \'intelligenza<span class="term"> artificiale</span> e l<span class="term">\'Internet</span> of<span class="term"> things</span>, hanno un impatto che ancora deve essere pienamente compreso; riguardo alla capacità di abbattimento di emissioni in altri settori, in vari studi emerge che il contributo dell\'IT alla riduzione complessiva di tutte le emissioni potrebbe arrivare al 15-20% del totale. Per sviluppare al meglio l\'azione di sostenibilità in Cisco abbiamo creato un framework di sostenibilità IT che ci guida nelle nostre azioni, tenendo conto di ogni aspetto che l\'azienda misura nella sua reportistica Esg e coinvolgendo tutti gli attori : la supply chain, i team di progettazione dei prodotto, logistica e reverse logistic, il settore procurement e il settore che si occupa della gestione delle nostre sedi produttive, commerciali e operative in tutto il mondo. I 5 pilastri della strategia Agiamo su cinque pilastri : la sostenibilità by design, un procurement responsabile, l\'ottimizzazione operativa, il recupero e riuso degli asset e la gestione dell\'energia. 1. Sostenibilità by design La sostenibilità by design è una scelta inscritta nello sviluppo e progettazione di applicazioni e soluzioni, nella gestione delle infrastrutture e dei device, con un\'ottica che considera l\'intero ciclo di vita e applica principi di progettazione circolare in ciò che vendiamo ai clienti. 2. Procurement responsabile Scegliamo un procurement rsponsabile perché coinvolgere i fornitori è essenziale per allineare le nostre ambizioni "net zero" all\'ecosistema in cui siamo inseriti; per questo valutiamo i fornitori di cui ci serviamo sulla base di requisiti stringenti e lo stesso fa adesso anche il nostro reparto IT interno quando guarda ai fornitori a cui si rivolge. 3. Ottimizzazione operativa Perseguiamo l\'ottimizzazione operativa in quanto il cambiamento dei modelli tecnologici in favore di architetture ibride e soluzioni "as a service" richiede un costante impegno per assicurarsi di utilizzare nel modo migliore e più sostenibile gli asset e le loro capacità. Qui possono nascondersi sprechi che l\'IT aziendale, nostro e dei nostri clienti, può e deve imparare ad evitare. 4. Recupero e riuso degli asset Ci impegniamo ad aumentare il recupero e riuso degli asset: da oltre vent\'anni Cisco ha attivato programmi resi via via sempre più capillari per facilitare il riuso e il riciclo dei prodotti, ritirandoli dal cliente a fine vita, ma anche per offrire servizi di riparazione e rigenerare le apparecchiature, vendendole con il programma dedicato "Cisco Refresh". Considerando l\'impatto materiale dei miliardi di device IT nel nostro mondo, in termini ad esempio di materiali rari, di plastiche e altro ancora, il riuso e il corretto riciclo rappresentano opportunità fondamentali. 5. Gestione dell\'energia La gestione dell\'energia è essenziale perché il maggior peso nelle emissioni scope 1 e 2, che Cisco vuole ridurre del 90% rispetto al livello del 2019 entro i prossimi tre anni, viene dall\'elettricità. Evidente l\'importanza di utilizzare direttamente nell\'operatività energia pulita, anche con progetti onsite, e favorire attraverso le nostre tecnologie l\'uso<span class="term"> intelligente</span> dell\'energia in tutte le infrastrutture e spazi. In questo senso abbiamo in Penn 1, il nostro ufficio a New York, un esempio lampante di ciò che possiamo realizzare: è un ambiente pensato perché i nuovi modelli di lavoro ibrido possano funzionare al meglio, che dopo un retrofit molto profondo a base di Power over Ethernet, IoT, Collaboration, wifi e automazione punta a un risparmio energetico di circa il 50%. A ciò si aggiunge la riduzione del consumo energetico delle nostre apparecchiature: ad esempio con il chip Silicon One siamo riusciti a ridurre del 96% il consumo energetico di uno dei nostri router più potenti. IT for Green Citare Penn 1 consente di passare agilmente all\'altro binario di cui abbiamo parlato: l\'IT for Green. Le maggiori innovazioni in Penn 1 riguardano i sistemi e gli spazi di edificio, non i sistemi IT. Il fatto ad esempio di avere scelto di usare il Power over Ethernet per tutta la rete interna, ha ridotto drasticamente i cablaggi e aumentato la capacità di controllare l\'energia in modo capillare ; l\'applicazione di sistemi di monitoraggio e di gestione degli spazi, sia in termini di comfort sia di occupazione degli stessi, risponde al doppio fine di ottimizzare i consumi correlati e al contempo il benessere delle persone; l\'integrazione dell\'automazione è abilitata dalle soluzioni IT. Il caso del porto di Rotterdam Questo è il genere di apporto che l\'IT può dare quando viene adottata come leva di trasformazione, anche nei contesti più difficili: abbiamo progetti che coinvolgono clienti con un livello di complessità enorme, come ad esempio il Porto di Rotterdam. Questo snodo fondamentale dei trasporti marittimi ospita 3.000 aziende, è attraversato da 130.000 navi l\'anno e cresce tanto da essere a corto di spazio; allo stesso tempo, è stato fissato l\'obiettivo di ridurre del 95% l\'impatto ambientale entro il 2050. Creando un ecosistema di connessioni digitali abilitato dall\'IoT si è avviato un progetto che rende il porto più smart e competitivo e in parallelo permette di ottimizzare i percorsi delle navi al suo interno così da usare con più efficienza i carburanti, ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell\'aria. La questione delle competenze Oltre alle tecnologie, c\'è un altro elemento fondamentale da considerare quando si parla di "IT for Green" - ed è quello delle competenze. Coinvolgere l\'ecosistema nel percorso di sostenibilità non significa soltanto chiedere di lavorare insieme per ottimizzare e contenere l\'impatto ambientale di filiera, di supply chain ; significa anche accelerare e facilitare il cambiamento di cultura organizzativa e la creazione delle competenze, che possano aiutare ad implementare con il suo massimo potenziale le tecnologie digitali in ottica di sostenibilità. In questo senso i player del mondo IT hanno la possibilità - e la responsabilità - di coinvolgere la propria rete di partner, ma anche di "immergersi" nell\'ecosistema di innovazione climate-tech e sostenerlo attivamente. In tal senso, fin dall\'inizio abbiamo compreso che la sostenibilità è un gioco di squadra, e oggi più che mai - dato che il tempo stringe per cercare di invertire la rotta di un cambiamento climatico che sta già dimostrando i suoi effetti devastanti - è essenziale fare sì che le aziende che in concreto creano soluzioni per i clienti siano incentivate a sviluppare soluzioni sostenibili, disponendo delle competenze e della collaborazione necessaria, per aumentare ancora di più il valore di scelte che - comunque le si guardi - rappresentano un win-win e hanno tempi di ritorno sull\'investimento anche rapidi. La Black Belt Environmental Partner Academy In quest\'ottica Cisco si è attivata per creare delle specializzazioni partner per diventare "cintura nera" di sostenibilità (letteralmente: l\'iniziativa più recente si chiama Black Belt Environmental Partner Academy ) e abbiamo creato programmi che incentivano maggiormente i partner che sviluppano soluzioni sostenibili; il tutto è supportato anche da nuovi modelli di offerta che vanno nella direzione di una "servitizzazione" della sostenibilità dell\'IT, come il programma Green Pay che applica una scontistica per rendere disponibili ai clienti le tecnologie più sostenibili, prevedendone anche - in un tempo medio di tre-cinque anni - il ritiro con garanzia di corretta gestione del fine vita. La Corporate Sustainability Reporting Directive In tutto questo, la "ricerca della sostenibilità" si rivela anche un abilitatore per continuare a crescere rispondendo all\'evoluzione delle esigenze dei clienti, la cui maturità su questi temi è crescente. Un ruolo importante lo hanno le spinte normative - come ad esempio la direttiva Csrd - Corporate Sustainability Reporting Directive, che amplia la platea di imprese chiamate a riportare le proprie performance Esg - e i grandi piani europei - da Next Generation EU a REPower EU - nei quali il binomio sostenibilità e digitalizzazione occupa uno spazio centrale, indirizzando anche la "messa a terra" di questi piani nei piani di ripresa e rilancio del paese. Non è più raro ricevere da clienti richieste che integrano requisiti legati alle performance di sostenibilità, non solo in termini di impronta di CO2 ma anche di ciclo di vita complessivo dei prodotti, di certificazioni e altro ancora. Ora più che mai quindi serve serietà e concretezza per poter giocare in modo vincente le proprie carte di business, contribuendo allo stesso tempo alla battaglia più importante per il nostro futuro. WHITEPAPER Sostenibilità d\'impresa: Guida alla rendicontazione Amministrazione/Finanza/Controllo Sviluppo Sostenibile Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla privacy E-mail * Consente l\'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati. Valuta questo articolo 0 0 0 0 La tua opinione è importante per noi! INVIA.', 'Documento_Abstract': '. Green IT Il digitale in sé rappresenta circa il 2,5% delle emissioni di gas serra globali e le tecnologie più recenti, come l \'<strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> e l\'<strong>Internet</strong> <strong>of</strong> <strong>things</strong>, hanno un impatto che ancora deve essere pienamente compreso; riguardo alla capacità di abbattimento di emissioni in altri...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Sustainability by design, procurement responsabile, ottimizzazione operativa, recupero e riuso degli asset e gestione dell\'energia i 5 pilastri di una strategia efficace secondo Cisco. Ecco come fare ad avviare il percorso di trasformazione tenendo conto delle direttive europee e degli obiettivi Esg L\'emergenza climatica globale è una ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Industria 4.0', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.corrierecomunicazioni.it/green-economy/green-it-e-it-for-green-i-due-binari-della-sostenibilita/', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MblRLMUhkamxoTXhnZUVNdlNNZWFjTnFwUmNiTElCbzNpMDY0Yk1WN1U0cXR6MTEzMnp3bUh1ek9KWHYzZVFranBCWVcrUTFnT2ZLSjFXNVp5eHZmUm40NUlyQmZ2WnVScXVOc05ZYVRNaXI4SGVIMW1uR3pvTHJKclJuWXpYZWpyRFBMU3Y0S0ZDZg%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'Corriere Comunicazioni', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Industria 4.0', 'Report_ID': '7663617', 'Report_TotaleDocumenti':11, 'Documento_ID': '39798759', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Intelligenza artificiale leva di business per i retailer', 'Documento_TitoloHtml': 'Intelligenza artificiale leva di business per i retailer', 'Documento_Contenuto': 'Google Cloud lancia 4 nuovi strumenti che aiutano a trasformare i processi di controllo degli scaffali in negozio e migliorare i siti di e-commerce con esperienze di acquisto online più fluide e naturali per i clienti. Obiettivo: aumentare ricavi e profitti Aiutare i retailer a trasformare i loro processi di controllo degli scaffali in negozio e migliorare i loro siti di e-commerce con esperienze di acquisto online più fluide e naturali per i clienti. Google Cloud lancia 4 quattro tecnologie di<span class="term"> intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span>. "I cambiamenti degli ultimi anni hanno rimodellato il panorama del retail e gli strumenti di cui i rivenditori hanno bisogno per essere più efficienti, più attraenti per i loro clienti e meno esposti a future scosse - spiega Carrie Tharp, VP of Retail and Consumer, Google Cloud - Nonostante l\'incertezza, il settore del retail offre enormi opportunità. I leader di domani saranno coloro che affronteranno le sfide più pressanti di oggi, in negozio e online, servendosi dei più recenti strumenti tecnologici, come l<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> e il machine learning". Indice degli argomenti La nuova AI per il controllo degli scaffali L\'AI che trasforma l\'esperienza di acquisto nelle vetrine digitali Machine learning per una navigazione più personalizzata Recommendations AI, migliori raccomandazioni di prodotto per gli acquirenti Disponibilità delle tecnologie La nuova AI per il controllo degli scaffali Il problema dell\'inventario scarso o assente sugli scaffali dei negozi è uno dei più preoccupanti per i retailer. Secondo un\'analisi di NielsenIQ sulla disponibilità a scaffale, solo nel 2021 gli scaffali vuoti sono costati ai rivenditori statunitensi 82 miliardi di dollari di mancate vendite. Sebbene i retailer abbiano provato per anni diverse tecnologie di controllo degli scaffali, la loro efficacia è stata spesso limitata dalle risorse necessarie a creare modelli di<span class="term"> intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> affidabili per rilevare e differenziare i prodotti, dai diversi gusti di marmellata, alle dozzine di tipi di spazzolini da denti. WHITEPAPER Una guida per acquisire nuovi clienti con il digital onboarding Scopri di più Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla privacy E-mail * Consente all\'invio di materiale promozionale, compimento di ricerche di mercato o di comunicazioni commerciali con modalità di contatto automatizzate e tradizionali delle Contitolari per conto di terzi (senza comunicazione dei dati ai medesimi) che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio. Ora disponibile in anteprima a livello globale, la nuova soluzione di controllo degli scaffali basata sull<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> di Google Cloud può aiutare i retailer a migliorare la disponibilità dei prodotti sugli scaffali, fornire una migliore visibilità sull\'aspetto effettivo dei loro scaffali e aiutarli a capire dove sono necessari rifornimenti. Basata su Vertex AI Vision di Google Cloud e alimentata da due modelli di machine learning - uno per il riconoscimento del prodotto e uno per il riconoscimento dei cartellini - l<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> per il controllo degli scaffali consente ai retailer di risolvere un problema molto complesso: come identificare prodotti di tutti i tipi, su larga scala, basandosi esclusivamente sul caratteristiche visive e testuali di un prodotto, e tradurre tali dati in insight fruibili. I retailer non devono dedicare tempo, sforzi e investimenti nella raccolta dei dati e nel training dei propri modelli di<span class="term"> intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span>. Grazie al database di Google che contiene miliardi di entità uniche, l\'AI per il controllo degli scaffali di Google Cloud può identificare i prodotti da una varietà di immagini scattate da diverse angolazioni e punti di vista. I retailer potranno beneficiare così di un alto grado di flessibilità nei tipi di immagini che possono fornire all\'AI per il controllo dello scaffale. Ad esempio, un retailer può utilizzare le immagini di una telecamera montata sul soffitto, del telefono cellulare di un collaboratore o di un robot che si aggira per il negozio adibito al controllo degli scaffali. L\'AI che trasforma l\'esperienza di acquisto nelle vetrine digitali Storicamente, i siti di e-commerce ordinavano i risultati dei prodotti in base ai bestseller di categoria o a regole stabilite da persone, come determinare manualmente quale abbigliamento evidenziare in base alla stagionalità. Per aiutare i retailer a rendere l\'esperienza di navigazione online e di scoperta dei prodotti più moderna, veloce, intuitiva e soddisfacente per gli acquirenti, Google Cloud ha introdotto una nuova funzione di navigazione alimentata dall<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> nelle sue soluzioni Discovery AI per i retailer. La funzionalità utilizza il machine learning per selezionare l\'ordine ottimale dei prodotti sul sito di e-commerce di un retailer una volta che gli acquirenti scelgono una categoria. Nel corso del tempo, l<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> apprende l\'ordine dei prodotti ideale per ogni pagina di un sito di e-commerce utilizzando i dati storici. Machine learning per una navigazione più personalizzata Una ricerca commissionata da Google Cloud ha rilevato che il 75% degli acquirenti preferisce brand che personalizzano le interazioni nei suoi confronti e l\'86% desidera un brand che comprenda i suoi interessi e preferenze. Per aiutare i retailer a creare esperienze di acquisto online più fluide e intuitive, arriva la nuova funzionalità di personalizzazione basata sull<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> che personalizza i risultati che un cliente ottiene quando cerca e naviga nel sito web. La tecnologia potenzia le capacità della nuova offerta di navigazione di Google Cloud e della soluzione Retail Search esistente. L<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> alla base della nuova capacità di personalizzazione è un riconoscimento di pattern di prodotto che utilizza il comportamento di un cliente su un sito di e-commerce, come i clic, il carrello, gli acquisti e altre informazioni, per determinare i gusti e le preferenze dell\'acquirente. L\'AI quindi sposta i prodotti che corrispondono a tali preferenze nella classifica di ricerca e navigazione per offrire un risultato personalizzato. I risultati di ricerca e navigazione personalizzati di un acquirente si basano esclusivamente sulle sue interazioni sul sito di e-commerce di quel retailer specifico e non sono collegati all\'attività del suo account Google. L\'acquirente viene identificato tramite un account che ha creato con il sito del retailer o tramite un cookie di prima parte sul sito web. Recommendations AI, migliori raccomandazioni di prodotto per gli acquirenti I retailer hanno avuto a lungo difficoltà a determinare quali informazioni mostrare sui propri siti Web, come organizzarle in modo efficace e come coordinare contenuti pertinenti e personalizzati. La soluzione Recommendations AI di Google Cloud utilizza il machine learning per aiutare i rivenditori a offrire consigli sui prodotti ai propri acquirenti. Gli aggiornamenti a Recommendations AI introducono nuovi strumenti di personalizzazione dei siti e-commerce. Ad esempio, una nuova funzione di ottimizzazione a livello di pagina ora consente a un sito di e-commerce di decidere dinamicamente quali pannelli di suggerimento prodotto mostrare in modo univoco a un acquirente. L\'ottimizzazione a livello di pagina riduce inoltre al minimo la necessità di test della user experience che richiedono notevoli risorse e può migliorare il coinvolgimento degli utenti e i tassi di conversione. Inoltre la nuova funzione di ottimizzazione dei profitti utilizza il machine learning per offrire migliori consigli sui prodotti che possono aumentare le entrate per sessione utente su qualsiasi sito di e-commerce. Un modello di machine learning, realizzato in collaborazione con DeepMind, combina le categorie di prodotti di un sito di e- commerce, i prezzi degli articoli, i clic e le conversioni dei clienti per trovare il giusto equilibrio tra soddisfazione a lungo termine per gli acquirenti e aumento delle entrate per i retailer. Infine, un nuovo modello di riacquisto (buy-it-again) sfrutta la cronologia degli acquisti di un cliente per fornire consigli personalizzati per potenziali acquisti ripetuti. Rispetto ai sistemi di raccomandazione di base utilizzati dai clienti di Google Cloud, Recommendations AI ha mostrato un aumento a due cifre delle percentuali di conversione e di clic negli esperimenti controllati dai retailer che utilizzano la tecnologia. Disponibilità delle tecnologie Lo strumento AI per il controllo degli scaffali di Google Cloud è disponibile in anteprima a livello globale. Le nuove tecnologie di e-commerce, tra cui la capacità di personalizzazione AI, la funzione browse e gli aggiornamenti a Recommendations AI (modello di machine learning per l\'ottimizzazione a livello di pagina, modello di ottimizzazione dei profitti e modello di riacquisto) sono disponibili a livello globale per i rivenditori. Valuta questo articolo 0 0 0 0 La tua opinione è importante per noi! INVIA.', 'Documento_Abstract': '<strong>Intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> leva di business per i retailer Google Cloud lancia 4 nuovi strumenti che aiutano a trasformare i processi di controllo degli scaffali in negozio e migliorare i siti di e-commerce con esperienze di acquisto online più fluide e naturali per i clienti. Obiettivo: aumentare... ricavi e profitti Aiutare i retailer a trasformare i loro processi di controllo degli scaffali in negozio e migliorare i loro siti di e-commerce con esperienze di acquisto online più fluide e naturali per i clienti. Google Cloud lancia 4 quattro tecnologie di <strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong>. "I cambiamenti... del retail offre enormi opportunità. I leader di domani saranno coloro che affronteranno le sfide più pressanti di oggi, in negozio e online, servendosi dei più recenti strumenti tecnologici, come l\'<strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> e il machine learning". Indice degli argomenti La nuova AI per il controllo... abbiano ', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Google Cloud lancia 4 nuovi strumenti che aiutano a trasformare i processi di controllo degli scaffali in negozio e migliorare i siti di e-commerce con esperienze di acquisto online più fluide e naturali per i clienti. 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Sebbene gli strumenti necessari per mantenere riservatezza, integrità e disponibilità degli interessi aziendali di un\'organizzazione manifatturiera debbano essere pervasivi, esistono cinque modi principali per soddisfare la richiesta di un\'efficace sicurezza informatica nella comunità manifatturiera. Manifattura<span class="term"> 4.0</span>, cinque consigli per la cybersecurity Gli step fondamentali consigliati sono: Unificazione sicura degli ambienti IT/OT Mantenere la disponibilità delle operazioni di produzione Proteggere la proprietà intellettuale Osservare la riservatezza, l\'integrità e la disponibilità nella supply chain Assicurare nuove vie di accesso al mercato e di coinvolgimento dei clienti L<span class="term">\'Industria</span><span class="term"> 4.0</span> collega computer, dispositivi del sistema di produzione e funzionalità di machine learning basate su cloud per gettare le basi di "fabbriche intelligenti" in grado di prendere decisioni senza interazione umana. La combinazione di sistemi ICS/SCADA, Internet delle cose (IoT) e componenti IT in rapida evoluzione rende possibile l<span class="term">\'Industria</span><span class="term"> 4.0</span>, consentendo alle aziende manifatturiere di ottenere maggiori efficienza, produttività e agilità in un mercato difficile, oltre a \'migliorare notevolmente anche l\'esperienza del cliente. Tuttavia, l<span class="term">\'Industria</span><span class="term"> 4.0</span> è molto più di un percorso opzionale per le aziende manifatturiere, siamo a una svolta, un momento "do-or-die" per il settore. WHITEPAPER Una guida per acquisire nuovi clienti con il digital onboarding Come gestire il cambiamento in corso Proprio come nel settore della vendita al dettaglio , dove molte catene note sono fallite dopo aver perso l\'ondata del modello commerciale "bricks and clicks" nei primi anni 2000, gli imprenditori dell<span class="term">\'industria</span> devono muoversi rapidamente per evitare di entrare presto nei libri di storia. Le aziende che in passato avevano a disposizione dai tre ai cinque anni per reagire ai cambiamenti del proprio settore non possono più permettersi questo lusso, poiché la mole di mutamenti simultanei sta rendendo la reazione sempre più difficile. Il conseguente "change gap" può lasciare le aziende manifatturiere a combattere su troppi fronti. Sfruttare l<span class="term">\'Industria</span><span class="term"> 4.0</span> e realizzare i vantaggi che ne derivano, con un\'attenzione particolare alla trasformazione digitale, richiede un cambiamento del modo di pensare che sta alla base dei modelli di produzione più tradizionali. Basti pensare che 10 anni fa la cyber security non era probabilmente uno degli aspetti che pesavano di più nella mente del CEO di un\'azienda manifatturiera media. I sistemi protetti, gli accordi legali, la formazione dei dipendenti e l\'assicurazione contro le principali minacce alle operazioni erano alla base della mitigazione del rischio. La sfida dell\'integrazione tra IT e OT Negli ultimi anni le aziende manifatturiere sono state spinte oltre la loro comfort zone, il pericolo di attacchi informatici è diventato un nuovo e significativo vettore di minaccia. Poiché l<span class="term">\'Industria</span><span class="term"> 4.0</span> richiede l\'eliminazione delle tradizionali metodologie di "air gap" che un tempo tenevano i sistemi di tecnologia operativa (OT) lontani da<span class="term"> Internet</span> e al sicuro dagli attacchi, gran parte dell\'energia focalizzata sulla mitigazione di queste nuove minacce si è concentrata s ull\'integrazione sicura e protetta dei sistemi OT e informatici (IT) . Si tratta di una sfida significativa, soprattutto perché la responsabilità di questi sistemi è tipicamente affidata a team diversi, di solito scarsamente allineati tra loro. E sebbene la distanza tra i team IT e OT sia una barriera culturale da superare, l\'unificazione sicura è solo una parte del puzzle. Per unire in modo sicuro le reti OT e IT è fondamentale ridefinire gli approcci tradizionali alla gestione degli accessi privilegiati. Perché scegliere un approccio Zero Trust Il settore dell<span class="term">\'industria</span> deve adottare un approccio Zero Trust per proteggere l\'accesso alle risorse aziendali critiche, tra cui l\'infrastruttura on-premise, l\'infrastruttura come servizio (IaaS), le cloud native applications e le tecnologie sottostanti (containers), i Big Data e altri servizi IT aziendali moderni. L\'approccio Zero Trust consente una micro-segmentazione granulare dell\'infrastruttura OT e IT unificata , permettendo l\'applicazione di criteri basati sulla sensibilità degli asset insieme alla visibilità e al controllo di utenti e applicazioni. Questo riduce drasticamente la dimensione della superficie delle minacce molto prima che entrino in gioco soluzioni anti-malware avanzate. Se si aggiunge la scansione automatizzata continua delle minacce note e sconosciute, i rischi associati all\'unificazione OT/IT si riducono in modo massiccio, aprendo la strada alle iniziative di<span class="term"> Industria</span><span class="term"> 4.0</span>. Verso una visione olistica della sicurezza Indipendentemente dal punto in cui un\'organizzazione si trova nel percorso verso la produzione<span class="term"> intelligente</span> e l<span class="term">\'Industria</span><span class="term"> 4.0</span>, il panorama sta cambiando. Gli ambienti IT e OT non possono più essere entità separate e basati su silos. Insieme ai settori della Sanità e dei servizi pubblici, questo cambiamento richiede una visione molto più olistica della sicurezza rispetto alla maggior parte degli altri settori. È fondamentale che i responsabili della sicurezza e dell\'uptime operativo di IT e OT collaborino tra loro. Questo è più facile in teoria che in pratica, ma deve diventare un punto chiave di attenzione per garantire che i rischi per l\'organizzazione siano pienamente compresi e che le persone, i processi e le tecnologie necessarie per mitigare e gestire tali rischi siano efficaci. La tecnologia giusta può snellire i processi e adattarsi dinamicamente al panorama delle minacce senza alcuna interazione umana, fornendo protezione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, tutto l\'anno. Le persone e i processi sono ancora fondamentali per una sicurezza efficace, ma far eseguire alle macchine i processi adatti all\'automazione (ad esempio, l\'analisi dei comportamenti dei sistemi e le loro implicazioni) ha un impatto significativo sia sull\'accuratezza che sulla produttività, consentendo alle risorse solitamente limitate di un\'organizzazione di concentrarsi su ciò che è importante. I giorni in cui gli analisti setacciavano i registri e cercavano di dare seguito a ogni notifica di un sistema di rilevamento delle intrusioni (IDS) sono ormai contati. @RIPRODUZIONE RISERVATA Valuta questo articolo.', 'Documento_Abstract': 'delle operazioni di produzione Proteggere la proprietà intellettuale Osservare la riservatezza, l\'integrità e la disponibilità nella supply chain Assicurare nuove vie di accesso al mercato e di coinvolgimento dei clienti L\'<strong>Industria</strong> <strong>4.0</strong> collega computer, dispositivi del sistema di produzione... e funzionalità di machine learning basate su cloud per gettare le basi di "fabbriche intelligenti" in grado di prendere decisioni senza interazione umana. 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Potrebbe, quindi, essere la volta buona per aprire un dibattito "alto", maturo, franco e responsabile sul futuro dell\'ecosistema digitale. Ne derivano tre opzioni per una nuova era che riguarda non solo Meta Pubblicato il 16 Gen 2023 Guido Scorza Autorità Garante Privacy Il provvedimento con cui il Garante privacy irlandese ha sanzionato Meta per 390 milioni di euro avrà un impatto profondo al di là dell\'ambito specifico a cui è riferito: produrrà infatti effetti importanti sugli attuali modelli di business dell<span class="term">\'internet</span> commerciale nonché per il rispetto dei diritti degli utenti, riaprendo al contempo una questione enorme e moto complessa, quale quella della monetizzabilità dei dati personali. Ma andiamo per gradi. La decisione del Garante irlandese Come è ormai noto il Garante per la privacy irlandese, facendo forzatamente proprie le conclusioni del Comitato dei Garanti europei (EDPB) che pure non condivideva, lo scorso 31 dicembre, ha condannato Meta a pagare 390 milioni di euro per aver violato le regole europee sulla privacy WHITEPAPER SAP in Cloud, la chiave per mettere in moto l\'innovazione di business di PMI e grandi aziende Alla base della sanzione, in particolare, la circostanza che Meta abbia fondato il trattamento dei dati personali dei propri utenti necessario a offrire a questi ultimi pubblicità targettizzata sul contratto, ovvero sulla condizione di liceità di cui all\'articolo 6.1 (b) del Regolamento. Tale base giuridica , secondo numerose autorità di protezione dei dati personali europee, incluso il Garante, e, quindi, secondo il Comitato dei Garanti, non sarebbe idonea allo scopo per ragioni diverse che vanno dalla scarsa trasparenza con la quale Meta ha rappresentato detta circostanza agli interessati, alla dubbia validità di un contratto perfezionato almeno in presenza di una significativa asimmetria informativa tra le parti, al fatto che la più parte degli utenti di Facebook e Instagram non si sono mai neppure resi conto di aver concluso un contratto con Meta ma, soprattutto, al fatto che il trattamento in questione non appare effettivamente necessario a dare esecuzione al contratto che lega Meta ai suoi utenti, potendo detto contratto trovare esecuzione a prescindere dalla profilazione destinata alla trasmissione di pubblicità targettizzata e non avendo mai, in effetti, Meta assunto alcun obbligo specifico di fornire agli utenti tale pubblicità. Entro tre mesi dalla notifica del provvedimento, Meta dovrà adeguarsi allo stesso e, dunque, modificare il proprio modello almeno con riferimento ai trattamenti di dati personali strumentali alla profilazione degli utenti a scopo pubblicitario. Perché l\'impatto della decisione trascende la singola vicenda Il provvedimento è destinato a produrre - ancorché solo indirettamente - effetti che trascenderanno la specifica vicenda nel cui ambito è stato adottato e alla quale, naturalmente, solo si riferisce soprattutto perché l\'impostazione di Meta, ovvero quella di fondare sul contratto anche il trattamento di dati personali finalizzato alla diffusione di pubblicità profilata , non è originale ed è adottata anche da numerosi altri grandi e meno grandi fornitori di servizi digitali. Ma, anche a prescindere dalla specifica impostazione oggetto del provvedimento, è evidente che la vicenda riguarda - e riguarderà - più in generale il modello di business che rappresenta, con poche eccezioni, il modello di business dell\'intera<span class="term"> Internet</span> commerciale che conosciamo: la fornitura di servizi finanziati pressoché integralmente da pubblicità targettizzata ovvero fornita a valle di un trattamento di dati personali degli utenti finalizzato alla loro profilazione Non c\'è, infatti, nessun dubbio che nel lavorare all\'adeguamento al provvedimento del Garante irlandese e - nei termini di cui si è detto del comitato dei garanti europei - Meta, nelle prossime settimane, dovrà sottoporre alle Autorità di protezione dei dati personali europee - quella irlandese e indirettamente quelle rappresentate nel board - una soluzione alternativa che, evidentemente, le consenta comunque di non rinunciare ai ricavi che ottiene appunto dalla pubblicità targettizzata che mai potrebbe distribuire in assenza di un massiccio trattamento di dati personali degli utenti finalizzato alla profilazione. Nel confronto tra Meta e le autorità europee a margine del provvedimento, quindi, inevitabilmente si esploreranno strade diverse idonee a rendere legittimi i trattamenti di dati personali sui quali, in ultima analisi, riposa ogni possibilità di Meta - ma per quello che si è detto non solo di Meta - di continuare a fornire il servizio che conosciamo. Non è, dunque, esagerato sostenere che il provvedimento è, in qualche modo, destinato a avere su<span class="term"> Internet</span> l\'impatto più rilevante sin qui avuto da un provvedimento in materia di privacy sulle cose della Rete. E che questo avvenga è, probabilmente - al di là del terremoto che potrebbe innescare nel breve-medio periodo - un bene perché per questa via potrebbe pervenirsi a un assetto non solo più rispettoso dei diritti delle persone utenti dei servizi digitali ma anche - come a più riprese richiesto dalle stesse big tech - basato su una maggiore certezza delle regole del diritto Perché la questione della base giuridica del trattamento è tanto importante In tanti, specie tra i non addetti ai lavori della privacy, nelle ultime settimane si sono chiesti perché le autorità di protezione dei dati personali di tutta Europa abbiano con tanta determinazione insistito perché l\'Autorità irlandese - che aveva una diversa opinione - contestasse a Meta l\'inidoneità della base giuridica contrattuale a fondare il trattamento dei dati personali posto in essere da Meta per fornire agli utenti pubblicità profilata. Perché mai la questione è tanto importante? Perché scaldarsi tanto? Per capirlo è, probabilmente, necessario riavvolgere per un istante il nastro della vicenda e ricordare che la questione, technicalities giuridiche a parte, muove dal presupposto incontrovertibile secondo il quale Meta - al pari di ogni altro soggetto commerciale nella stessa o in analoga posizione - per profilare gli utenti ed essere in grado di promettere ai propri investitori pubblicitari di proporre il messaggio commerciale "giusto" a ciascuno dei suoi miliardi di utenti ha bisogno di arrivare a conoscere questi ultimi, spesso meglio di quanto ciascuno di noi si conosce E non si tratta di un\'iperbole almeno se limitiamo l\'affermazione ai gusti, gli interessi, le inclinazioni, le opinioni, il modo di sentire e di agire che formano oggetto dell\'attività di profilazione in questione. Tanta conoscenza su miliardi di persone consegna, inesorabilmente, a chi la accumula un enorme potere di persuasione di massa e di orientamento delle scelte individuali e collettive. È, d\'altra parte, un dato di fatto che più qualcuno sa di noi, più sa come prenderci e indurci - non necessariamente in una dimensione illecita naturalmente - a compiere scelte personali, commerciali, culturali e politiche di ogni genere. Lasciarsi profilare, in questo senso, significa inesorabilmente rinunciare a un po\' della propria libertà La profilazione non è una nemica dell\'umanità Questo, intendiamoci, non rende l\'attività di profilazione una nemica dell\'umanità perché, al contrario, la profilazione oltre a tenere sulle sue spalle, in qualche modo, il modello di business di<span class="term"> Internet</span> e consentire, dunque, a<span class="term"> Internet</span> di essere quello che è, offre a ciascuno di noi straordinarie opportunità in tutte le dimensioni della nostra vita. Tuttavia, forse, spiega perché preoccuparsi che quando una persona sceglie di lasciare che qualcuno accumuli così tanta conoscenza su di sé lo faccia in modo assolutamente consapevole e libero. Insomma, in questa vicenda si può dubitare di tutto ma non del fatto che l\'attenzione che le Autorità di protezione dei dati personali le stanno dedicando sia più che giustificata e che non commettere errori nel gestirla, fino in fondo, nel modo migliore possibile sia davvero indispensabile per i singoli e per la comunità globale, specie all\'alba, forse, della sua immersione nel metaverso. Cosa aspettarci adesso: le tre alternative per Meta La storia è certa, il futuro incerto, sempre e nell\'epoca che stiamo vivendo più di sempre. Il primo passo, in una direzione qualsiasi, certamente tocca a Meta anche se è verosimile che nel firmamento delle big tech - e anche un po\' più giù - il provvedimento irlandese abbia accelerato, in maniera diffusa, una serie di riflessioni già in atto sul futuro della pubblicità targetizzata, della profilazione e, più in generale, sui modelli di business che verranno. Meta non ha moltissime strade anche se può percorrerle in maniera molto diversa. Chiedere agli utenti il consenso esplicito La prima è quella di rivedere radicalmente il proprio approccio e chiedere ai suoi due miliardi e mezzo di utenti un consenso esplicito a trattare i loro dati personali al fine di profilarli e poter così offrire loro anche della pubblicità targetizzata. È una strada in salita per Meta e non è neppure detto che sia la strada che potrebbe rasserenare di più chi si preoccupa che il diritto alla privacy sia rispettato. Per Meta la strada sarebbe in salita perché, indubbiamente, se chiedesse ai suoi utenti di scegliere - comunque dovendo promettere loro che quale che sia la loro scelta potranno continuare a usare Facebook e Instagram - una percentuale più o meno significativa non presterebbe il consenso, imponendo, in qualche modo, a Meta di regalare loro un servizio che innegabilmente ha un costo enorme di sviluppo, ricerca, fornitura e gestione almeno con gli elevati standard di qualità che lo caratterizzano oggi. E non basta: anche gli utenti che dessero il consenso potrebbero, naturalmente, revocarlo in qualsiasi momento. Tutto questo, almeno, a voler ipotizzare - come in un contesto di questo genere appare indispensabile - che Meta, scelta questa strada, la percorresse in maniera diligente e corretta ovvero senza alterare in alcun modo, a colpi di dark pattern e simili , il diritto degli utenti di acquisire un\'adeguata consapevolezza circa il trattamento dei propri dati personali e di revocare, in qualsiasi momento, il consenso eventualmente prestato. Ma, ed ecco perché, in realtà, non è detto che la strada del consenso sia neppure quella più garantista per chi è chiamato a preoccuparsi della privacy degli utenti, occorre riconoscere che oggi è difficile, per non dire impossibile - specie nella dimensione digitale - che un interessato arrivi a scegliere se prestare o meno un consenso a un trattamento di dati personali specie importante e complesso come quello del quale stiamo discutendo, dopo aver acquisito un\'effettiva consapevolezza della portata della scelta Ed è ancora più difficile che un utente, dopo aver prestato il consenso, percorra i sentieri digitali tortuosi che lo portano a revocarlo. Nessuno o quasi nessuno legge per davvero, infatti, le informative sulla privacy e pochi, se non pochissimi, sono disponibili a fare gimcana tra pagine, menù, pulsanti, tendine, click e campi da compilare per arrivare a revocare un consenso. Sarebbe un errore, insomma, pensare che qualora Meta - cosa che appare per la verità comunque improbabile - scegliesse di basare il trattamento in questione sul consenso anziché sul contratto, questo significherebbe necessariamente maggiori garanzie per la privacy dei suoi utenti rispetto a quelle loro garantite dal contratto. In principio è innegabile che, pur essendo le basi del trattamento tutte equipollenti, il consenso è uno strumento di maggior libertà e controllo , dal lato degli interessati, rispetto al contratto ma la pratica, specie nell\'universo digitale, è tutta un\'altra storia. La strada del legittimo interesse L\'altra strada che Meta potrebbe percorrere è quella del legittimo interesse. La società di Mark Zuckerberg potrebbe, in altre parole, dire che ha bisogno di trattare i dati personali degli utenti per profilarli e fornire loro pubblicità targettizzata perché solo così è in grado di fornire loro il servizio che, innegabilmente, questi ultimi le richiedono di fornire e, quindi, in qualche modo di esercitare il proprio diritto a fare impresa , un diritto sacrosanto tanto quanto quello alla privacy. Si tratta, probabilmente, dell\'ipotesi che, se si scommettesse sulla scelta che Meta annuncerà tra qualche settimana, i bookmakers dovrebbero dare come più probabile E, però, le criticità non sembrano significativamente diverse rispetto a quelle che contraddistinguono la strada del consenso. Tanto per cominciare è principio piuttosto diffuso nella giurisprudenza della Corte di Giustizia e in quella dei Garanti europei quello secondo il quale i diritti fondamentali degli interessati alla privacy e alla protezione dei loro dati personali prevalgono, almeno di norma, sugli interessi economici del responsabile del trattamento. E sotto questo profilo la strada di Meta per sostenere che il proprio, innegabilmente legittimo, interesse a profilare gli utenti per rendere sostenibile il proprio modello di business e quindi fornire loro i servizi che le richiedono sia prevalente rispetto al diritto alla privacy è davvero in salita. Sembrerebbe davvero una scelta antistorica , specie in un\'Europa che non solo con il GDPR ma anche con il DSA e il DMA ha messo, in maniera significativa, la persona al centro dei mercati digitali e imposto a questi ultimi di svilupparsi lungo direttrici sempre più rigide e sempre più rispettose dei diritti fondamentali delle persone. Senza dire che non tutti i trattamenti strumentali all\'esercizio dell\'attività di profilazione che Meta ha bisogno di fare ricadono esclusivamente sotto l\'ambito di applicazione del GDPR perché ve ne sono alcuni che, verosimilmente, ricadono anche sotto l\'ambito di applicazione della disciplina sulla privacy nelle comunicazioni elettroniche - oggi la vecchia Direttiva E-privacy e domani, verosimilmente, il nuovo Regolamento E-privacy - che, semplicemente, non contempla il legittimo interesse come possibile base giuridica. Ma anche in questo caso a prescindere dalle difficoltà che, verosimilmente, Meta incontrerebbe nel percorrere questa strada è lecito dubitare della circostanza che percorrendola arriverebbe dove vorrebbe e dovrebbe. Come è noto, infatti, il titolare che avvii un trattamento di dati personali per finalità di marketing sulla base del legittimo interesse deve, necessariamente, interromperlo non appena l\'interessato vi si opponga. E, quindi, chi fonda il proprio business su un trattamento basato sul legittimo interesse scommetterebbe, inesorabilmente, sulla circostanza che la più parte dei propri utenti non faccia opposizione perché, qualora ciò accadesse, resterebbe tenuto a continuare a fornire il servizio senza, tuttavia, poter contare sui dati personali di quanti facessero opposizione. E, quindi, si ripropone la questione già affrontata a proposito del consenso. Il legittimo interesse , a volerlo usare come base giuridica in maniera corretta e trasparente e, dunque, a voler informare adeguatamente tutti gli interessati del diritto di far opposizione e a voler loro riconoscere una soluzione estremamente semplice di esercitare tale diritto può davvero sostenere un modello di business pressoché integralmente basato sul trattamento dei dati personali degli utenti? La risposta va naturalmente lasciata, come nel caso precedente, a Meta e agli altri grandi e meno grandi fornitori di servizi digitali ma qualche dubbio, almeno in prospettiva, appare lecito perché è fuor di dubbio che, negli anni che verranno la consapevolezza degli utenti in fatto di protezione dei dati personali crescerà ed è auspicabile che anche le associazioni di consumatori investano, con determinazione crescente, nella tutela e promozione del diritto alla privacy di utenti e consumatori mai come oggi divenuto un elemento centrale nelle relazioni di mercato. Non è, peraltro, detto che Meta abbandoni la strada che, pure, al momento appare più stretta e impervia delle altre, di rappresentare la volontà di continuare a fondare il trattamento dei dati personali degli utenti strumentale all\'attività di profilazione per finalità pubblicitaria sul contratto ma secondo una prospettiva diversa rispetto a quella sin qui seguita. Il contratto come base giuridica E al riguardo vale la pena chiarire che, naturalmente, il provvedimento del Garante irlandese così come le osservazioni del comitato dei garanti europei che lo hanno ispirato sono legate a doppio filo - e non potrebbe che essere così - alla fattispecie che vi ha dato origine con la conseguenza che non c\'è dubbio che uno spazio per ricorrere al contratto come base giuridica anche di un trattamento finalizzato alla profilazione per finalità commerciale certamente esiste. Perché - e, sul punto è bene essere chiarissimi - il contratto è una base giuridica per i trattamenti di dati personali che ha la stessa dignità del consenso e del legittimo interesse e che, anzi, in taluni contesti, può offrire agli interessati tutele e garanzie persino più stringenti giacché associa a quelle caratteristiche della disciplina in materia di protezione dei dati personali, quelle del diritto dei contratti e, ove ne ricorrano i presupposti, quelle del diritto dei consumatori. Difficile, tuttavia, che Meta scelga di tornare a percorrere questa strada perché per farlo, probabilmente, le resterebbe una sola possibilità: quella di riscrivere completamente i propri termini d\'uso ma, soprattutto, la propria filosofia e la propria storia e dire chiaramente a qualche miliardo di persone in giro per il mondo che Facebook e Instagram - e, naturalmente, non solo loro ma anche il suo metaverso che verrà - sono servizi a pagamento che gli utenti pagano impegnandosi a lasciarsi profilare così da consentirle di vendere ai propri investitori pubblicitari l\'unica forma di pubblicità che, sin qui, sembra capace di sostenere il modello di business di Meta e, più in generale, quello di<span class="term"> Internet</span>. I due eventi che hanno fatto crollare gli introiti pubblicitari E che sia proprio così lo raccontano meglio di un fiume di parole, tra i tanti, un paio di episodi che hanno caratterizzato gli ultimi anni: da una parte il crollo verticale degli introiti pubblicitari dei gestori di centinaia di migliaia di app - Facebook e Instagram incluse - dopo che Apple ha deciso di imporre agli utenti di scegliere , attraverso un pop up molto molto chiaro e usabile, se desiderassero o meno essere profilati dall\'app appena scaricata o aggiornata e dall\'altra parte, la recentissima scelta degli editori, anche italiani, dopo che la raccolta del consenso per la profilazione a mezzo cookies è diventata più dura e dopo che Google ha stretto le maglie che consentivano loro di profilare i propri lettori , di proporre a questi ultimi di scegliere se prestare un consenso alla profilazione o pagare in denaro il diritto a sfogliarsi le pagine digitali che, sino a qualche mese fa, sfogliavamo liberamente, dopo aver fornito, nella più parte dei casi, senza rendercene conto, agli editori il consenso all\'installazione dei cookie e ala profilazione. Pubblicità targetizzata: l\'ipocrisia che va smascherata Insomma mentre nel procedimento davanti al Garante irlandese Meta ha sostenuto che la pubblicità targettizzata avrebbe rappresentato una caratteristica del servizio che essa fornisce agli utenti e, quindi, in qualche modo, in termini contrattuali, una propria obbligazione nei confronti degli utenti, ora si tratterebbe di sostenere, con un po\' di ipocrisia in meno, l\'esatto opposto, ovvero che la pubblicità targettizzata - o, meglio, i trattamenti di dati personali necessari a realizzarla - costituiscono l\'obbligazione che chi vuole continuare a utilizzare servizi digitali straordinari quanto costosi da sviluppare , gestire e fornire, deve pagare a chi tali servizi ha inventato e fornisce. Certo una dichiarazione di questo tipo metterebbe a nudo il Re e, anzi, i Re. I filantropi digitali che sin qui hanno - più o meno direttamente - raccontato di regalarci servizi che ci hanno letteralmente cambiato la vita, si dovrebbero presentare per quello che sono: società che per realizzare ogni giorno il miracolo di far funzionare<span class="term"> Internet</span> hanno bisogno di guadagnare valanghe di denaro, tenendone una parte consistente per loro Niente di straordinario, intendiamoci: utenti e consumatori sono assolutamente abituati a pagare per fruire di servizi anche meno centrali nelle loro vite rispetto a quanto non lo siano diventati molti servizi digitali. E, però, chi ci fornisce l\'energia elettrica o il gas, chi ci da accesso alle autostrade e alle altre utilities non ci ha mai raccontato di regalarci qualcosa mentre nella dimensione digitale in tanti - non solo le big tech - ce lo hanno raccontato per anni. Le difficoltà (e le conseguenze) di un cambio di narrativa Ora dover cambiare la narrativa è difficile come insegna, ancora una volta, l\'esperienza degli editori di giornali che dopo aver persuaso milioni di lettori a un\'apparenza del "tutto gratis per tutti", oggi stanno facendo una gran fatica a educarli all\'idea di dover pagare un prezzo per leggere un articolo. E questo benché, fino a prima di<span class="term"> Internet</span>, per tutti fosse assolutamente normale pagare per il giornale che si acquistava in edicola. Ma certo se Meta avesse il coraggio di imboccare questa strada, la questione cambierebbe radicalmente. A quel punto non si tratterebbe più di interrogarsi se il trattamento dei dati personali degli utenti sia o non sia necessario per l\'esecuzione del contratto perché lo sarebbe proprio come lo è pagare il prezzo di qualsiasi servizio. E, verosimilmente, la formulazione letterale dell\'articolo 6.1.b del GDPR - che, in effetti, sembra far riferimento a una fattispecie diversa rispetto a quella nella quale il trattamento divenisse corrispettivo di una prestazione caratteristica - non basterebbe a negare a Meta di sostenere la propria tesi. I dati personali sono monetizzabili? E, però, ci sarebbe un altro nodo ancora più difficile da sciogliere: il trattamento dei dati personali degli utenti può diventare prezzo di un servizio? O, per come in genere la si racconta, i dati personali sono monetizzabili? La questione è enorme e fa impallidire quella all\'origine del provvedimento nei confronti di Meta. Non c\'è autorità di protezione dei dati personali in Europa che, sin qui, l\'abbia risolta e non c\'è una posizione comune : da una parte chi sostiene che aprire questa strada significherebbe ammettere l\'idea che un diritto fondamentale come il diritto alla privacy possa essere scambiato sui mercati globali come un qualsiasi bene giuridico-economico, rendendo così la privacy un diritto solo per ricchi e dall\'altra chi respinge questa idea e ritiene che, con un po\' di cautela, si potrebbe pensare di aprirla senza necessariamente derogare al principio che vuole i diritti fondamentali inalienabili perché licenziare il trattamento dei propri dati personali, non significa necessariamente rinunciare al proprio diritto alla privacy in cambio di un vantaggio economico. Qui si sbaglia solo se si pensa di avere in tasca la risposta giusta e, tuttavia, vicenda Meta a parte, la questione è ormai diventata ineludibile perché la verità è che stiamo pagando, non da ieri, Internet con i nostri dati personali ma lo stiamo facendo, fingendo che non sia così o, peggio, senza rendercene conto e, soprattutto, senza adottare alcuna regola che valga a fare in modo che questo scambio non comporti un insostenibile sacrificio del diritto alla privacy e non produca quella mercificazione di un diritto fondamentale sempre più centrale nelle nostre vite che è certamente democraticamente insostenibile. Conclusioni Potrebbe, quindi, essere la volta buona per aprire un dibattito "alto", maturo, franco e responsabile sul futuro dell\'ecosistema digitale attorno al quale trovare, verosimilmente anche intervenendo sulle attuali regole, una nuova posizione di equilibro capace di garantire i diritti di tutti , di chi ha diritto di controllare la circolazione dei propri dati personali più e meglio di come lo abbiamo effettivamente fatto sin qui e di chi intende fare business anche sfruttando commercialmente i dati personali o, almeno, quella parte di essi - pure non facile da identificare - che meno probabilmente può compromettere e pregiudicare il destino di una persona. Certo, ma qui si abbandonano i sentieri battuti per fare "fanta<span class="term">-internet</span>", Meta potrebbe anche decidere rendere Facebook a pagamento almeno per chi non presta il consenso a lasciarsi profilare. E, a questo punto, la questione diventerebbe un mix di quelle ipotizzate sin qui e di quella che si sta affrontando a valle della scelta dei grandi editori di giornali di proporre esattamente una scelta di questo tipo ai loro lettori. Non resta che stare a vedere con una sola certezza: nella dimensione digitale tanto se non tutto sta per cambiare. WHITEPAPER Decisioni più rapide con l<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> @RIPRODUZIONE RISERVATA Valuta questo articolo.', 'Documento_Abstract': 'Decisioni più rapide con l\'<strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> @RIPRODUZIONE RISERVATA Valuta questo articolo....', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'La maxi-multa a Meta ci mette di fronte alla verità: stiamo pagando Internet con i nostri dati personali. Potrebbe, quindi, essere la volta buona per aprire un dibattito "alto", maturo, franco e responsabile sul futuro dell\'ecosistema digitale. Ne derivano tre opzioni per una nuova era che riguarda non solo Meta Pubblicato il 16 Gen 2023 ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Industria 4.0', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/pubblicita-online-scorza-ecco-i-tre-scenari-dopo-la-maxi-multa-a-meta/', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MbHF4OHUxT091UHl6cjRVcWdra1pKekM2WW1xRGRqVDN5cTRiTHN0b2RyeXpYRzl4K2xJb01QenZXNDlaWDA1Ukx2Q3o4dllvNXZYTVcrT2N6WG11WnY5SWg0cmpnVnRKTWgwRkpVdVFqdGRIWEh6QW9tdU1wOXgydnJ6QTh2WDR5ZUxyZ2NJeitUN2VWaTNYV0NWUS9NPQ%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'Agenda Digitale', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Industria 4.0', 'Report_ID': '7663617', 'Report_TotaleDocumenti':11, 'Documento_ID': '39798765', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Una tassonomia dell\'intelligenza artificiale: l\'Ue al banco di prova della governance', 'Documento_TitoloHtml': 'Una tassonomia dell\'intelligenza artificiale: l\'Ue al banco di prova della governance', 'Documento_Contenuto': 'L\'Ue vuole giungere alla definizione di regole in grado di agevolare la nascita di nuovi prodotti e servizi legati alle Intelligenze artificiali, aumentando nel frattempo la fiducia degli utenti. Le sfide riguardano anche la governance finanziaria di chi investe Pubblicato il 16 Gen 2023 Simona Romiti Change agent Senior Advisor in Programmi ed ecosistemi europei Con l\'entrata in vigore del Regolamento sull<span class="term">\'Intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> ( IA Act ) che stabilisce regole armonizzate, nasce l\'esigenza di associare un ulteriore tassello relativo alla buona governance finanziaria. Non è singolare, a questo punto, proporre lo sviluppo e la messa in opera di una tassonomia Ue sull\'IA , che guardi alla compliance, all\'etica e all\'accountability dei sistemi IA, al pari di quanto avvenuto per il Green deal europeo, e renda più trasparenti gli investimenti in capitale di rischio. È un esercizio che richiede uno sforzo filosofico per l\'adozione di una linguistica digitale comune o la semantizzazione dell\'agire<span class="term"> artificiale</span>, un matrimonio tra saperi tecnici e sociologici per caratterizzare i sistemi di IA in base al proprio valore sociale. Una cooperazione tra operatori finanziari e agenti artificiali per sviluppare strumenti finanziari condivisi. La governance europea L\'Ue è in ritardo rispetto alle legislazioni adottate dalla Cina e, come conseguenza diretta, lo sviluppo di intelligenze artificiali da parte di aziende continentali ne risentirà. Nonostante ciò, non tutto è da buttare e va sottolineato che Bruxelles non è rimasta colpevolmente con le mai in mano, pure dovendo superare diversi scogli incontrati lungo il percorso verso la regolamentazione. WHITEPAPER SAP in Cloud, la chiave per mettere in moto l\'innovazione di business di PMI e grandi aziende La governance europea dell<span class="term">\'Intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> (IA) ha già contemplato al suo interno sia spazi legislativi, in primis il Libro bianco sull<span class="term">\'Intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span>, le risoluzioni del Parlamento europeo, la Direttiva sull\'apertura dei dati e le convenzioni etiche, tra le quali le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo su La Carta dei diritti fondamentali nel contesto dell<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> e della trasformazione digitale Anche gli algoritmi sono per propria natura strumenti di governance: in modo più o meno trasparente propongono raccomandazioni di comportamento nella biosfera e, in modo più o meno programmato, stanno contribuendo ad alimentare le asimmetrie che governano l\'infosfera. La classificazione dei sistemi di IA secondo l\'Ocse La caratterizzazione può definirsi attribuendo a ciascuno sistema uno scoring , determinabile da una media ponderata tra sostenibilità applicativa, trasparenza di funzionamento e preferibilità di mercato. L\'individuazione dei pesi e l\'attribuzione del relativo valore è l\'esercizio più audace. In assenza di un glossario convenzionale e di un\'analisi, democraticamente accettata, che spieghi le ragioni politiche di tale esercizio, il rischio è quello di adottare metriche e principi troppo di frontiera per il mondo analogico. Senza rinunciare all\'obiettivo, una base solida di partenza è senz\'altro il primo framework sviluppato dall\'Osservatorio sull\'IA dell\'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Qui la caratterizzazione dei sistemi di IA si muove su due livelli di classificazione: ciclo di vita del sistema di IA che prevede: Pianificazione e progettazione Raccolta ed elaborazione dei dati Costruzione e utilizzo del modello Verifica, convalida e distribuzione Funzionamento e monitoraggio. Il secondo livello di classificazione segue i principi dell\'Ocse e include dimensioni diverse: Persone e pianeta Contesto economico Dati e input Modello di<span class="term"> intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> Attività e output. Per ciascuna dimensione vengono attribuiti criteri di preferibilità , individuati gli attori coinvolti e lo stato di maturità della tecnologia. Disallineando i diversi insight è possibile definire una tassonomia di base, universalmente accettabile. Il passaggio al livello "preferibile", può invece operarsi aggiungendo indicatori di impatto sociale, tecnico e finanziario oltre a unità di misurazione del livello massimo di uno e la "do not significant harm " per gli altri due. L\'ecosistema finanziario L\'ecosistema finanziario dell<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> vede il coinvolgimento, nel vecchio continente, di attori convenzionali e nuovi player , lo stabilirsi di regole relazionali e forme di cooperazione che approntano soluzioni di investimento sempre più competitive, in cui il lead player diventa la piattaforma di dati, aggiornati in modo decentralizzato da ciascun utente. Tanto è che, sia l\'Open, sia l\'Embedded finance hanno eletto la piattaforma data governance come il player più produttivo di nuovi servizi finanziari customizzati. Sul fronte pubblico, il Consiglio europeo per l\'Innovazione ha istituito la prima piattaforma basata sull<span class="term">\'Intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span>, per la progettazione e il finanziamento di progetti di innovazione. Un ambiente di insight automatici che, da una parte aiuta i proponenti a redigere i progetti, dall\'altro sostiene il valutatore nell\'individuazione del miglior schema di finanziamento tra l\' Eic Pathfinder , Accelerator e Open. Per il mercato europeo, l\'Eic si conferma il primo canale di approvvigionamento di risorse per il sostegno di start-up e spinoff verticalizzate in IA. Il ruolo dell\'Eic va a controbilanciare la debolezza, tra numeri di accordi e valore degli investimenti, del settore del capitale di rischio dei Venture capital e Corporate venture Capital. Le difficoltà di concettualizzazione e di implementazione di una tassonomia qualificata sugli investimenti in IA vanno comunque superate perché, la fotografia del trend dei Venture capital, restituisce un buon indicatore di quali paesi e quali settori stanno attraendo investimenti nell\'IA , in che dimensione e per quali ragioni. Il Venture capital Da un report dell\'osservatorio dell\'Ocse, il Venture capital si conferma la forma di finanziamento in equity più ricorrente per le start-up di IA. L\'indagine condotta sul data-set Preqin, ha evidenziato come, su 170mila operazioni di venture capital, più di 20mila hanno riguardato deal su tecnologia di IA, l\'11% dei quali ha avuto come destinatari start-up europee A livello mondiale, dal 2012 al 2020, i Venture capital hanno investito su 8.300 imprese impegnate nella ricerca, sviluppo e fornitura di sistemi integrati di IA o parti di essi. Dal 2012 al 2020, gli investimenti globali annuali sono passati da 3 miliardi a 75 miliardi di dollari. Nel 2020, le start-up con sede negli Stati Uniti e in Cina hanno drenato quasi l\'80% degli investimenti in capitale di rischio. In Europa il 9% dei Venture capital ha investito in aziende di<span class="term"> Intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span>. Le start-up europee hanno assorbito solo il 4% di queste risorse, con la dominanza di aziende francesi e tedesche. Il valore mediano di investimento per i Venture capital fluttua tra i 2 e i 4 milioni di dollari, mentre il finanziamento iniziale di business angel o seed financing è al di sotto di 1 milione di dollari. La situazione in Italia Un focus sulla situazione italiana evidenzia che, dal 2012 al 2020, sono stati conclusi 67 deal con imprese verticalizzate in IA. Limitatamente al 2021, 77 dei 262 round di finanziamento, sono stati a favore di IA e Machine learning. Non è censita la fase di raccolta e le successive fasi di pre-seed e seed. I deal chiusi sono stati 23. Conclusioni L\'ecosistema degli attori che finanziano con capitale di rischio i sistemi di IA ha già evidenziato una razionalità quasi perfetta nei processi decisionali di investimento. Abbiamo visto che la valutazione del decisore, a prescindere dalla natura privata o pubblica dell\'offerta, è supportata prioritariamente dalle abilità funzionali di piattaforme di data governance. La categorizzazione dei sistemi di IA per livelli di sostenibilità, dimensione dell\'impatto e valore finanziario, può contribuire alla costruzione di una governance finanziaria dei diversi modelli di IA comportamentale ma poco euristica. Bibliografia Open Innovation made in Italy, Giuseppe Iacobelli, FrancoAngeli, 2018 Etica dell<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span>, Luciano Floridi, Raffaello Cortina Editore, 2022 Oecd publishing, Venture Capital Investments In Artificial Intelligence, 2021 Oecd publishing, Framework for the Classification Of AI Systems, 2022. WEBINAR 25 Gennaio 2023 - 15:00 Sostenibilità delle infrastrutture IT: come ottenerla e quali vantaggi. Ne parla Stefano Mainetti Inizia tra: @RIPRODUZIONE RISERVATA Valuta questo articolo.', 'Documento_Abstract': 'Una tassonomia dell\'<strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong>: l\'Ue al banco di prova della governance L\'Ue vuole giungere alla definizione di regole in grado di agevolare la nascita di nuovi prodotti e servizi legati alle Intelligenze artificiali, aumentando nel frattempo la fiducia degli utenti. Le sfide... riguardano anche la governance finanziaria di chi investe Pubblicato il 16 Gen 2023 Simona Romiti Change agent Senior Advisor in Programmi ed ecosistemi europei Con l\'entrata in vigore del Regolamento sull\'<strong>Intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> ( IA Act ) che stabilisce regole armonizzate, nasce l\'esigenza... per mettere in moto l\'innovazione di business di PMI e grandi aziende La governance europea dell\'<strong>Intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> (IA) ha già contemplato al suo interno sia spazi legislativi, in primis il Libro bianco sull\'<strong>Intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong>, le risoluzioni del Parlamento europeo, la ', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'L\'Ue vuole giungere alla definizione di regole in grado di agevolare la nascita di nuovi prodotti e servizi legati alle Intelligenze artificiali, aumentando nel frattempo la fiducia degli utenti. Le sfide riguardano anche la governance finanziaria di chi investe Pubblicato il 16 Gen 2023 Simona Romiti Change agent Senior Advisor in ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Industria 4.0', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/intelligenza-artificiale-tassonomia-ue-governance/', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MbHF4OHUxT091UHl6cjRVcWdra1pKekM2WW1xRGRqVDN5cTRiTHN0b2RyeTY0U1RvdGFid3BFK2NFRnFRT0ttbTJQZWdtRmw2T1hLN0FxK3FNbm1DRlVVS3puNzZYVmJlWDNZQklwekxGdU9xNEQrTzUvZ0RsWT0%3d', 'Fonte_Titolo': 'Agenda Digitale', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Lavoro e Previdenza', 'Report_ID': '7663618', 'Report_TotaleDocumenti':6, 'Documento_ID': '39798766', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Comunicazione di riduzione delle retribuzioni presunte entro il 16 febbraio Comunicazione di riduzione delle retribuzioni presunte entro il 16 febbraio', 'Documento_TitoloHtml': 'Comunicazione di riduzione delle retribuzioni presunte entro il 16 febbraio Comunicazione di riduzione delle retribuzioni presunte entro il 16 febbraio', 'Documento_Contenuto': 'Ridurre i salari presunti significa diminuire la base per il calcolo del premio anticipato dovuto all<span class="term">\'INAIL</span> Come precisato nell\'annuale lettera<span class="term"> INAIL</span> che illustra calendario, sconti e adempimenti dell<span class="term">\'autoliquidazione</span>, i datori di lavoro che presumono di erogare nell\'anno 2023 retribuzioni per un importo inferiore a quello corrisposto nel 2022 devono inviare all<span class="term">\'INAIL</span> entro il 16 febbraio 2023 la comunicazione motivata di riduzione delle retribuzioni presunte con il servizio "Riduzione Presunto", indicando le minori retribuzioni che prevedono di corrispondere nel 2023 (si vedano la nota<span class="term"> INAIL</span> del 29 dicembre 2022 e " Autoliquidazione<span class="term"> INAIL</span> con dichiarazione delle retribuzioni entro il 28 febbraio " del 31 dicembre 2022). Pari facoltà hanno i datori del lavoro del settore navigazione e infatti entro la stessa data gli armatori devono effettuare la comunicazione motivata di riduzione delle retribuzioni presunte (ad esempio in caso di previsione di disarmo per parte dell\'anno o per l\'intero anno) con il servizio a loro dedicato "Riduzione presunto per le PAN/certificati". A proposito di riduzione del presunto, la base normativa è costituita dall\' art. 28 del DPR 1124/1965, secondo cui i premi devono essere versati dai datori di lavoro all<span class="term">\'INAIL</span> anticipatamente, per la durata di un anno solare o per la minor durata dei lavori, sulla base dell\'importo delle retribuzioni che si presume saranno corrisposte durante l\'anno o durante il minor periodo di tempo al quale si riferiscono i premi o<span class="term"> contributi</span> medesimi. Inoltre, per il pagamento delle rate di premio degli anni solari successivi al primo anno solare intero, la determinazione del premio anticipato è effettuata in base alle retribuzioni effettivamente corrisposte nell\'anno precedente, che si considerano come presunte, fermo restando che la rata premio può essere calcolata sul minore importo presunto previa comunicazione motivata da presentare entro il 16 febbraio, qualora si preveda di erogare, nel periodo di tempo per il quale deve essere anticipato il premio, retribuzioni inferiori a quelle effettivamente corrisposte nell\'anno precedente. Se dunque ridurre i salari presunti significa diminuire la base per il calcolo del premio anticipato dovuto, è evidente che si tratta di un passaggio non secondario delle operazioni di<span class="term"> autoliquidazione</span> che merita alcuni approfondimenti. In primo luogo, la comunicazione di riduzione delle retribuzioni presunte deve essere motivata, pur se non occorre allegare documentazione. Al momento sono previste nell\'apposita procedura on line le seguenti motivazioni: - licenziamento o dimissioni volontarie del personale soggetto all\'assicurazione; - ricorso alla cassa integrazione guadagni; - prevista prossima cessazione dell\'attività o ridimensionamento della stessa; - attività stagionale; - altro. È importante notare che una eventuale riduzione a importi irrisori sarà scrupolosamente verificata dall\'Istituto, poiché, ove non vi sia più personale soggetto all\'assicurazione, il rischio o la PAT devono essere cessati e l\'eventuale ritardata cessazione è soggetta a sanzione amministrativa. Vi è poi il caso che tale riduzione appaia incompatibile con le norme vigenti. È opportuno ricordare, ad esempio, che, ove il titolare di una ditta individuale commerciale (ad esempio un bar) occupi solo un apprendista, vi sarà in realtà un imponibile, benché per l\'apprendista non venga versato direttamente il premio all<span class="term">\'INAIL</span>, ma all\'INPS. Infatti, l\'Istituto assicuratore ha precisato che ove il titolare eserciti la funzione di tutor, è assimilabile per analogia, in presenza delle medesime finalità formative, al "tutor aziendale" nei rapporti di tirocinio, persona assicurata in quanto equiparata all\'istruttore dei corsi di qualificazione e riqualificazione o di addestramento professionale. Il tutor dell\'apprendista è quindi persona assicurata all\'Istituto laddove svolga una delle lavorazioni disciplinate dall\' art. 1 n. 28 del DPR 1124/1965, ovvero altre lavorazioni previste dal citato art. 1, con un imponibile a fini assicurativi normalmente uguale al minimale di rendita ( art. 30 comma 4 del DPR 1124/1965). Integrazione del premio se le retribuzioni corrisposte superano le presunte A livello generale va poi ricordato che l\'Istituto, anche durante l\'anno, può disporre controlli e, ove accerti che l\'ammontare delle retribuzioni corrisposte superi quello delle retribuzioni presunte in base al quale fu anticipato il premio, può richiedere il versamento di un\'ulteriore quota di premio o<span class="term"> contributo</span>, ai sensi dell\' art. 28 comma 7 del DPR 1124/1965.', 'Documento_Abstract': 'delle retribuzioni presunte con il servizio "Riduzione Presunto", indicando le minori retribuzioni che prevedono di corrispondere nel 2023 (si vedano la nota INAIL del 29 dicembre 2022 e " <strong>Autoliquidazione</strong> <strong>INAIL</strong> con dichiarazione delle retribuzioni entro il 28 febbraio " del 31 dicembre 2022). Pari facoltà...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Ridurre i salari presunti significa diminuire la base per il calcolo del premio anticipato dovuto all\'INAIL Come precisato nell\'annuale lettera INAIL che illustra calendario, sconti e adempimenti dell\'autoliquidazione, i datori di lavoro che presumono di erogare nell\'anno 2023 retribuzioni per un importo inferiore a quello corrisposto nel ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Lavoro e Previdenza', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.eutekne.info/Sezioni/Art_935709_comunicazione_di_riduzione_delle_retribuzioni_presunte_entro_il.aspx', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29Mc0txaXoxNVdTZGViMjU3a2pLb2M4UjNCUjR4ckp6V21MQWxGRTNKN2p5SmF4OUVaaUNObVpwcXBSY2JMSUJvM3Azd3QySER5alFKNmRCRWxVbzVDVXhzelZQemlQMkRYbU45K0RTc2l6ei9GYlNpZXIyZmVXOEdsR3dMbGd0OXNuSzQxQ0FXd1hzdjRhOHdtWElUQnVjPQ%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'EutekneInfo', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Lavoro e Previdenza', 'Report_ID': '7663618', 'Report_TotaleDocumenti':6, 'Documento_ID': '39798734', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Entro il 21 febbraio comunicazione all\'INPS dei fringe benefit dei lavoratori cessati', 'Documento_TitoloHtml': 'Entro il 21 febbraio comunicazione all\'INPS dei fringe benefit dei lavoratori cessati', 'Documento_Contenuto': 'I flussi trasmessi oltre il termine non potranno essere oggetto di conguaglio fiscale di fine anno e saranno oggetto di rettifiche delle Certificazioni Uniche Con il messaggio vengono innanzitutto ricordate le novità che hanno interessato i fringe benefit nel corso del periodo d\'imposta 202 2. In particolare, l\' art. 12 del DL 115/2022 (come modificato dal DL 176/2022 ) ha stabilito, limitatamente al periodo d\'imposta 2022, che il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati al lavoratore dipendente, nonché le somme erogate o rimborsate al medesimo dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell\'energia elettrica e del gas naturale, non concorrono a formare il reddito imponibile ai fini<span class="term"> IRPEF</span> nel limite complessivo di 3.000 euro, in deroga a quanto previsto dall\' art. 51 comma 3 del<span class="term"> TUIR</span>, prima parte del terzo periodo. In sostanza, oltre all\'aumento del limite di esenzione a 3.000 euro (che, se superato, comporta l\'assoggettamento a tassazione dell\'intero importo), la norma ha previsto un\' estensione delle tipologie dei fringe benefit che non concorrono a formare il reddito, includendo anche le somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro ai propri lavoratori per il pagamento delle utenze domestiche di luce, acqua e gas ( cfr. circ. Agenzia delle Entrate n. 35/2022 ).', 'Documento_Abstract': 'le somme erogate o rimborsate al medesimo dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell\'energia elettrica e del gas naturale, non concorrono a formare il reddito imponibile ai fini <strong>IRPEF</strong> nel limite complessivo di 3.000 euro, in deroga a quanto previsto... dall\' art. 51 comma 3 del <strong>TUIR</strong>, prima parte del terzo periodo. In sostanza, oltre all\'aumento del limite di esenzione a 3.000 euro (che, se superato, comporta l\'assoggettamento a tassazione dell\'intero importo), la norma ha previsto un\' estensione delle tipologie dei fringe benefit che non concorrono...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'I flussi trasmessi oltre il termine non potranno essere oggetto di conguaglio fiscale di fine anno e saranno oggetto di rettifiche delle Certificazioni Uniche Con il messaggio vengono innanzitutto ricordate le novità che hanno interessato i fringe benefit nel corso del periodo d\'imposta 202 2. In particolare, l\' art. 12 del DL 115/2022 (come ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Lavoro e Previdenza', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.eutekne.info/Sezioni/Articolo.aspx?ID=935956', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29Mc0txaXoxNVdTZGViMjU3a2pLb2M4UjNCUjR4ckp6V21KNGdjQU96ZGZBKzEzUENvbHBybHpXeklFQllkSXZKTzdOVGRBUmd2eCtp', 'Fonte_Titolo': 'EutekneInfo', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Lavoro e Previdenza', 'Report_ID': '7663618', 'Report_TotaleDocumenti':6, 'Documento_ID': '39798740', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '12', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Per i pensionati rivalutazione più bassa di quanto devono versare agli assistenti', 'Documento_TitoloHtml': 'Per i pensionati rivalutazione più bassa di quanto devono versare agli assistenti', 'Documento_Contenuto': 'LE SIMULAZIONI ROMA Si fa presto a dire rivalutazione: anche i pensionati quest\' anno vedono i loro assegni adeguati all\' inflazione, ma l\' incremento percentuale effettivo sarà molto più basso di quello riconosciuto ai lavoratori domestici. Dei quali spesso sono datori di lavoro. Dunque gli anziani onoreranno gli impegni contrattuali nei confronti dei propri preziosi dipendenti, con il risultato però di dover consumare in proporzione più risorse finanziarie rispetto allo scorso anno. LE FORMULE Per capire la situazione bisogna partire con un po\' di pazienza da numeri e formule. In comune tra le due categorie c\' è l\' indice dei prezzi utilizzato, ovvero quello calcolato dall\' Istat per le famiglie di operai e impiegati (Foi). L\' incremento contrattuale per colf e badanti è calcolato in misura dell\' 80 per cento dell\' aumento del Foi a novembre 2022 rispetto allo stesso mese dell\' anno precedente: quel valore è risultato pari all\' 11,5 e dunque la percentuale di aumento sarà del 9,2. Per i pensionati invece la rivalutazione viene calcolata sulla base dell\' inflazione media dello scorso anno (più contenuta perché comprende anche i primi mesi che furono un po\' meno caldi sul fronte dei prezzi). Il dato ufficiale sarà diffuso oggi e si attesterà intorno all\' 8%. Ma in realtà il valore applicato sarà ancora più basso, perché si ferma alla stima provvisoria fatta dal governo un paio di mesi fa, pari al 7,3%. Che è già meno di 9,2%. Non tutti i pensionati però otterranno questo adeguamento: sarà attribuito per intero a chi ha un trattamento fino a quattro volte il minimo Inps, mentre per gli importi superiori la legge di Bilancio ha previsto una serie di decurtazioni, finalizzate a ridurre la spesa per il bilancio pubblico. Ad essere penalizzati sono assegni previdenziali certo non bassi ma nemmeno elevatissimi, soprattutto se buona parte è destinata a pagare indispensabili servizi in casa. A questo punto facciamo un paio di esempi concreti. Immaginiamo un pensionato con un trattamento lordo di 2.800 euro al mese, che ne versa 1.200 ad una collaboratrice domestica. Avrà (da febbraio con gli arretrati del primo mese dell\' anno) un incremento lordo del 3,87%, corrispondente al 55% del 7,3% che come abbiamo visto è la percentuale base della rivalutazione. Ma siccome sulla pensione viene automaticamente trattenuta l\' Irpef, il suo aumento netto vale in realtà meno, circa il 3,2%. Alla domestica dovrà invece riconoscere il 9,2 per cento in più, dunque una maggiorazione quasi tripla di quella che ha avuto lui. La proporzione è ancora meno favorevole per una pensionata con un assegno un po\' più alto (3.200 euro al mese) che fruisce dei servizi di una badante che ne guadagna 1.500, sempre lordi. In questo caso la sua rivalutazione del 3,42 per cento (il 47% del 7,3%) si assottiglia ancora dopo la trattenuta fiscale operata dall\' Inps, scendendo al 2,9. Lo stipendio della dipendente va sempre rivalutato del 9,2 per cento. LA<span class="term"> DICHIARAZIONE</span> I pensionati con trattamenti più bassi, al di sotto dei 2.100 euro, hanno invece diritto all\' intero 7,3% di rivalutazione. Che però diventa circa il 6 in termini netti. Dunque anche per loro c\' è uno scarto rispetto al miglioramento retributivo che per legge deve andare ai collaboratori, pur se meno marcato. Va ricordato che anche le retribuzioni di colf e badanti sono soggette a<span class="term"> Irpef</span>, quando superano l\' importo annuo di circa 8.200 euro. Ma le famiglie che danno loro lavoro non hanno il compito di operare la trattenuta (sarebbe un onere troppo impegnativo) e si limitano a certificare la retribuzione pagata. Per cui i lavoratori e le lavoratrici del<span class="term"> settore</span> domestico sono chiamati a versare le imposte l\' anno successivo con la<span class="term"> dichiarazione</span> dei<span class="term"> redditi</span> ed eventualmente solo in quella sede perderanno una quota dei propri aumenti. Luca Cifoni © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': 'pagata. Per cui i lavoratori e le lavoratrici del settore domestico sono chiamati a versare le imposte l\' anno successivo con la <strong>dichiarazione</strong> dei <strong>redditi</strong> ed eventualmente solo in quella sede perderanno una quota dei propri aumenti. Luca Cifoni © RIPRODUZIONE RISERVATA...., che ne versa 1.200 ad una collaboratrice domestica. Avrà (da febbraio con gli arretrati del primo mese dell\' anno) un incremento lordo del 3,87%, corrispondente al 55% del 7,3% che come abbiamo visto è la percentuale base della rivalutazione. Ma siccome sulla pensione viene automaticamente trattenuta l\' <strong>Irpef</strong>.... Va ricordato che anche le retribuzioni di colf e badanti sono soggette a <strong>Irpef</strong>, quando superano l\' importo annuo di circa 8.200 euro. 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L\' articolo 2120 del Codice civile stabilisce che «si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all\' importo della retribuzione dovuta per l\' anno stesso divisa per 13,5. La quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni». 2 Come si rivaluta l\' importo accantonato? Sempre l\' articolo 2120 del Codice civile stabilisce che, «con esclusione della quota maturata nell\' anno, è incrementato, su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, con l\' applicazione di un tasso costituito dall\' 1,5% in misura fissa e dal 75% dell\' aumento dell\' indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, rispetto al mese di dicembre dell\' anno precedente». 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Oggi viene ufficializzato il valore di riferimento per il calcolo dell\' indice da utilizzare su quanto accumulato a fine 2021', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'L\' inflazione spinge la rivalutazione del Tfr vicino al 10%', 'Documento_TitoloHtml': 'L\' inflazione spinge la rivalutazione del Tfr vicino al 10%', 'Documento_Contenuto': 'Oggi viene ufficializzato dall\' Istat l\' indice dei prezzi al consumo che si utilizza per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto. Sulla base di quanto già definito a novembre (9,637%), è possibile stimare una conseguente rivalutazione annua del<span class="term"> Tfr</span> prossima al 10 per cento. Guardando le serie storiche, si tratta di uno degli incrementi più consistenti, almeno a partire dalla metà degli anni Ottanta, ed è la conseguenza della forte spinta inflazionistica che si è verificata l\' anno scorso. Rispetto all\' ultimo decennio, la differenza è notevole, dato che in un paio di casi si è superato il 2% e solo il coefficiente del 2021 (per il montante fino al 2020) è salito al 4,35 per cento. La rivalutazione, in base all\' articolo 2120 del Codice civile, si calcola aggiungendo, a una quota fissa pari all\' 1,5% annuo, una quota variabile agganciata all\' indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, senza tabacchi lavorati, e determinata in particolare in misura pari al 75% della differenza tra il valore di tale indice al 31 dicembre (in questo caso del 2022) e il corrispondente dell\' anno precedente (in questo caso il 2021). Il costo aziendale è pertanto determinato applicando l\' indice di rivalutazione all\' ammontare complessivo del<span class="term"> Tfr</span> accantonato in azienda al 31 dicembre 2021. Tuttavia non sempre il calcolo e l\' onere della rivalutazione sono a carico del datore di lavoro. In via generale il costo della rivalutazione è carico dei datori di lavoro con meno di 50 dipendenti, in quanto questi non sono per legge tenuti a versare il trattamento di fine rapporto al<span class="term"> Fondo</span> di tesoreria dell\' Inps. In tale situazione, l\' unica eccezione è rappresentata dai lavoratori il cui<span class="term"> Tfr</span> è stato trasferito ai<span class="term"> fondi</span> di previdenza complementare, per opzione espressa esercitata dal dipendente o con modalità tacita per coloro che nei sei mesi a disposizione abbiano omesso di effettuare la scelta sulla destinazione. Il costo della rivalutazione è rilevato tra gli oneri del personale nel conto economico del bilancio dell\' anno 2022. Tuttavia, le aziende più strutturate sono solite accantonare mensilmente gli importi, in base alla variazione comunicata dall\' Istat, una volta quantificato in modo definitivo. L\' onere della rivalutazione è a carico dell\' Inps per i<span class="term"> Tfr</span> versati sotto forma di<span class="term"> contributo</span> previdenziale al<span class="term"> Fondo</span> di tesoreria. In questo caso rimangono in capo al datore di lavoro i relativi oneri amministrativi. Tra questi, il calcolo della rivalutazione, il versamento della relativa imposta sostituiva a carico del dipendente pari al 17% (in acconto a dicembre e a saldo a febbraio dell\' anno successivo), nonché l\' erogazione dell\' anticipazione e/o del saldo del<span class="term"> Tfr</span>, comprensiva della rivalutazione. Tutti gli importi anticipati finanziariamente dall\' azienda sono successivamente recuperati dalla stessa, scomputandoli dal debito<span class="term"> contributivo</span> nei confronti dell\' istituto di previdenza. Nessun onere, né di tipo economico né di tipo amministrativo è invece sostenuto dall\' azienda a titolo di rivalutazione con riferimento ai<span class="term"> Tfr</span> trasferiti, con modalità esplicita o tacita, ai<span class="term"> fondi</span> di previdenza complementare. In questo caso il<span class="term"> Tfr</span>, una volta destinato alla previdenza complementare, perde infatti la sua natura, in quanto diventa un<span class="term"> contributo</span> che va a confluire nella posizione individuale del lavoratore, gestita finanziariamente dallo specifico comparto prescelto dal lavoratore stesso (ovvero dal comparto garantito/assicurativo in caso di adesione con modalità tacita). Sebbene l\' articolo 8, comma 9, del decreto legislativo 252/2005 preveda che, in caso di conferimento tacito, il trattamento sia destinato alla linea di investimento più prudenziale, al fine di garantire la restituzione del capitale e «rendimenti comparabili, nei limiti previsti dalla normativa statale e comunitaria, al tasso di rivalutazione del<span class="term"> Tfr</span>», tuttavia l\' effettivo guadagno riconosciuto all\' iscritto dipende dall\' andamento della gestione finanziaria del<span class="term"> fondo</span>. Mentre negli anni precedenti tale previsione è stata facilmente realizzata, nel 2022 considerata la crescita esponenziale dell\' inflazione, è davvero difficile che i rendimenti del<span class="term"> fondo</span> possano essere equiparabili a quelli del<span class="term"> Tfr</span>. © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': ', le aziende più strutturate sono solite accantonare mensilmente gli importi, in base alla variazione comunicata dall\' Istat, una volta quantificato in modo definitivo. L\' onere della rivalutazione è a carico dell\' Inps per i <strong>Tfr</strong> versati sotto forma di <strong>contributo</strong> <strong>previdenziale</strong> al Fondo di tesoreria...L\' inflazione spinge la rivalutazione del <strong>Tfr</strong> vicino al 10% Oggi viene ufficializzato dall\' Istat l\' indice dei prezzi al consumo che si utilizza per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto. Sulla base di quanto già definito a novembre (9,637%), è possibile stimare una conseguente... rivalutazione annua del <strong>Tfr</strong> prossima al 10 per cento. Guardando le serie storiche, si tratta di uno degli incrementi più consistenti, almeno a partire dalla metà degli anni Ottanta, ed è la conseguenza della forte spinta inflazionistica che si è verificata l\' anno scorso. Rispetto all\' ultimo decennio... il 2021). Il costo aziendale è perta', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Oggi viene ufficializzato dall\' Istat l\' indice dei prezzi al consumo che si utilizza per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto. Sulla base di quanto già definito a novembre (9,637%), è possibile stimare una conseguente rivalutazione annua del Tfr prossima al 10 per cento. Guardando le serie storiche, si tratta di uno degli ', 'Documento_Autore': 'Barbara Massara , Matteo Prioschi', 'Documento_Argomenti': 'Lavoro e Previdenza', 'Documento_Testatina': 'PRIMO PIANO', 'Documento_NumeroDiPagina': '7', 'Documento_Url': 'https://data.volopress.it/GetData/Default.ashx?param=ZG9jaGFzaD05RDNERjZBQTRGMTc1QTAxQjg5MzMyN0Q1RDhCNzM5MzJDNjVGNTYyMTc3NjE0OEE0NEJEMTY0NDcyNzhEREU4JnR5cGU9UERG', 'Documento_UrlType': 'pdf', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2Z1dE9nMWVhUG9RRVFXa1ZFa3dEK29yS0Y4UjJSV2FFUjhTVy8zZzdwc2lwUTVMemdJa01iSjBsdXRXbFV4Yy9hbXRod29TTk9kU3owazEzci9vNXA2bFVmUGl2QjFTbTloWWoxaU1lTUcrZz09', 'Fonte_Titolo': 'Il Sole 24 Ore', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Lavoro e Previdenza', 'Report_ID': '7663618', 'Report_TotaleDocumenti':6, 'Documento_ID': '39798769', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '12', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'LAVORO ROMA Anche il terzo incontro al ministero del Lavoro non ha prodotto nessun risultato.', 'Documento_TitoloHtml': 'LAVORO ROMA Anche il terzo incontro al ministero del Lavoro non ha prodotto nessun risultato.', 'Documento_Contenuto': 'LAVORO ROMA Anche il terzo incontro al ministero del Lavoro non ha prodotto nessun risultato. Le parti - organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori domestici e associazioni dei datori di lavoro - non sono riuscite a trovare un compromesso e così, in base a quanto previsto dal contratto nazionale della categoria, a partire da gennaio scatta l\' adeguamento automatico: le retribuzioni di colf badanti e baby sitter dovranno essere adeguate all\' 80% del dato inflazionistico registrato dall\' Istat al 30 novembre 2022. In pratica gli aumenti saranno pari al 9,2% della retribuzione, inoltre nel caso di lavoratori conviventi va aumentata anche l\' indennità di vitto e alloggio dell\' 11,5%. Una stangata, protestano le organizzazioni dei datori di lavoro, ovvero le famiglie. Che ricordano come l\' inflazione stia erodendo anche le loro entrate senza per adesso alcuna compensazione. Salvo che per i pensionati che, però, come è noto, hanno ricevuto un adeguamento totale all\' inflazione (calcolata sull\' intero anno e quindi comunque più bassa del 9,2%) soltanto per le fasce di reddito più basse. IL MECCANISMO L\' adeguamento automatico non è una novità di quest\' anno. Ma finora, visti i bassi livelli di inflazione, non era stato un problema così grave. Adesso invece, con l\' inflazione galoppante, per le famiglie c\' è un doppio danno: al costo della vita che aumenta devono aggiungere stipendi più alti ai collaboratori domestici. Si tratta di nuovi sacrifici economici da affrontare in un periodo già molto complicato. Sacrifici importanti, visto che per alcune categorie si arriva ad incrementi fino a 145 euro al mese, considerando anche ferie, tredicesima e rateo di<span class="term"> tfr</span>. Per questo motivo al tavolo con i sindacati Fidaldo (l\' associazione che raggruppa le associazioni dei datori di lavoro Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adlc e Adld) aveva proposto una scaglionamento degli incrementi nel corso dell\' anno. Ma dai sindacati - dicono - è arrivata «una chiusura totale». A loro volta i sindacati replicano: gli adeguamenti sono previsti dal contratto nazionale di lavoro, «siamo sorpresi» dalle richieste dei datori di lavoro. Ora i rischi di aumenti così pesanti potrebbero portare le famiglie a decisioni drastiche: rinunciare alla collaborazione domestica, oppure ridurre il numero di ore impegnate del lavoratore, oppure - nel peggiore dei casi - passare a rapporti in nero Che poi significa meno tutele per il lavoratore e meno<span class="term"> contributi</span> per le casse<span class="term"> previdenziali</span>. Insomma un risultato finale in cui ci perdono tutti. Tra l\' altro il lavoro sommerso nel settore è già molto diffuso. Proprio ieri Domina ha stimato che su circa due milioni di lavoratori, il 52,3% è irregolare. L\' adeguamento comunque è assorbibile, ovvero è dovuto solo a chi attualmente riceve una retribuzione pari ai minimi tabellari (che variano a seconda della mansione svolta, dell\' anzianità di servizio, l\' orario a tempo pieno o meno e se si è convivente oppure no). Se invece la retribuzione è già superiore di oltre il 9,2%, l\' incremento non è dovuto. Bisognerà adeguare lo stipendio per la differenza nel caso, infine, l\' attuale retribuzione sia superiore ai minimi ma non tale da superare l\' adeguamento previsto. LE CATEGORIE «Qualora non siano già assorbiti negli stipendi concordati, già dalla busta paga di gennaio le famiglie dovranno mettere in budget un aumento del 9,2% sui minimi retributivi» spiega Assindatcolf, una delle principali associazioni dei datori di lavoro domestici. «Gli impatti maggiori - prosegue - si potrebbero avere per quelle figure assunte con orari lunghi o in regime di convivenza, come nel caso delle badanti (livello Cs): la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, oltre 94 euro in più al mese, a cui si aggiungerà anche l\' aumento dei<span class="term"> contributi</span>, portando il costo totale annuo da 17.177 a 18.752 euro, ovvero 1.575 euro in più. Ancora più pesante l\' impatto sulle baby sitter assunte a tempo pieno (40 ore) non conviventi (livello Bs): lo stipendio minimo passerà da 1.234 a 1.348,53 euro, quasi 115 euro in più a mese, mentre il costo totale annuo (comprensivo anche di<span class="term"> contributi</span>, tfr, ferie e tredicesima) subirà un incremento di 1.743 euro». Si tratta di aumenti molto più alti rispetto a quelli che hanno ricevuto altre categorie di lavoratori con i rinnovi contrattuali, dai metalmeccanici ai lavoratori del commercio. «In questo scenario prevediamo un aumento del lavoro nero» commenta sconsolato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. La pensa così anche Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione: «Il nostro timore è quello di sempre, ovvero che il bacino del lavoro sommerso superi purtroppo ancora, anche se di poco, i rapporti di lavoro regolari». Per Emanuela Loretone della Filcams Cgil nazionale si tratta però di un «allarmismo eccessivo». A ogni modo a questo punto diventa più difficile l\' avvio della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale scaduto a dicembre scorso: «Saremo più rigidi e intransigenti» avvertono i datori di lavoro. Giusy Franzese © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': 'ai collaboratori domestici. Si tratta di nuovi sacrifici economici da affrontare in un periodo già molto complicato. Sacrifici importanti, visto che per alcune categorie si arriva ad incrementi fino a 145 euro al mese, considerando anche ferie, tredicesima e rateo di <strong>tfr</strong>. Per questo motivo al tavolo..., ovvero 1.575 euro in più. Ancora più pesante l\' impatto sulle baby sitter assunte a tempo pieno (40 ore) non conviventi (livello Bs): lo stipendio minimo passerà da 1.234 a 1.348,53 euro, quasi 115 euro in più a mese, mentre il costo totale annuo (comprensivo anche di contributi, <strong>tfr</strong>, ferie e tredicesima...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'LAVORO ROMA Anche il terzo incontro al ministero del Lavoro non ha prodotto nessun risultato. 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E anche tecnologie come Utm e Ngfw non sarebbero in grado di gestire senza problemi l\'aumento del traffico, dei dispositivi e della complessità della rete introdotti dal cloud e dallo smart working. Le soluzioni FWaaS per una protezione di alto livello semplificando l\'operatività e abbattendo i costi I firewall non sfuggono al trend del "tutto as a service": nell\'era del cloud, del software e dei servizi la cybersicurezza può contare anche sulle soluzioni FFWaaS (Firewall-as-a-Service), in cui i fornitori propongono tutte le funzionalità degli strumenti e dei pacchetti firewall come servizio. Il FWaaS incorpora molte delle funzionalità delle nuove tecnologie firewall, risolvendo al contempo i problemi esistenti relativi alla capacità operativa e all\'ampiezza della copertura contro le minacce informatiche, rispondendo alla sfida dello smart working e del lavoro in mobilità in genere. E non richiede al dipartimento tecnico interno di installare, monitorare e gestire un firewall di proprietà. Firewall-as-a-service rappresenta la naturale evoluzione di alcune tecnologie: firewall, gestione unificata delle minacce (Utm) e firewall di nuova generazione (Ngfw). Indice degli argomenti Perché scegliere il Firewall-as-a-service I vantaggi del FWaaS I principali fornitori Firewall, gli altri trend da seguire Perché scegliere il Firewall-as-a-service Le organizzazioni distribuiscono un numero sempre crescente di risorse sul cloud, in modalità software-as-a-service (SaaS), platform-as-a-service (PaaS) o infrastructure-as-a-service (IaaS). Le soluzioni firewall basate sulla rete locale hanno difficoltà a proteggere l\'aumento del volume di traffico in entrata e in uscita dalla rete locale. WHITEPAPER Rendi smart la tua azienda con due tecnologie inedite Risorse Umane/Organizzazione Smart working Scopri di più Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla<span class="term"> privacy</span> E-mail * Consente l\'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati. I problemi di larghezza di banda e analisi diventano ancora più pronunciati man mano che i dipendenti passano al lavoro remoto. Le soluzioni firewall classiche possono trasformarsi in colli di bottiglia per reti che proteggono principalmente le risorse esistenti al di fuori della rete locale. Il Firewall-as-a-service fornisce una soluzione basata su cloud in grado di proteggere utenti remoti, app basate su cloud e ambienti locali con una forma di cybersecurity più moderna. FWaaS è scalabile in base alle necessità per fornire le funzionalità Utm e Ngfw desiderate senza limiti di larghezza di banda o elaborazione. I vantaggi del FWaaS Gli esperti di sicurezza informatica possono anche implementare diverse configurazioni di sicurezza FWaaS standard, tra cui la massima sicurezza, la sicurezza generale, la zona demilitarizzata (Dmz) e il pubblico, in modo che il dipartimento It deve solo selezionare la configurazione appropriata e installare un firewall per proteggere una risorsa secondo necessità. L\'installazione rapida e standardizzata semplifica costantemente le operazioni, la sicurezza e la conformità. Inoltre, invece di aggiornamenti periodici che possono causare interruzioni operative, le operazioni e i team di sicurezza informatica lasciano questi compiti ai fornitori di FWaaS che si occupano di un flusso costante di miglioramenti, aggiornamenti malware e nuove funzionalità. Le organizzazioni possono liberarsi dai costi back-end delle attrezzature, dell\'alimentazione, dell\'integrazione fisica e della sicurezza fisica. Sebbene i team operativi e di sicurezza informatica dovranno cedere alcuni aspetti del controllo al fornitore FWaaS, l\'aumento delle funzionalità che fornisce visibilità in tutto l\'ambiente It può rappresentare un compromesso vantaggioso per l\'organizzazione. I vantaggi aumentano se l\'organizzazione può realizzare risparmi sui costi o liberare il flusso di cassa nel passaggio da Capex per l\'hardware a Opex per l\'abbonamento FWaaS. I principali fornitori Esistono numerosi fornitori di FWaaS che offrono soluzioni firewall basate su cloud o di firewall di nuova generazione (Ngfw) ospitate e gestite dal fornitore di servizi piuttosto che dal proprietario della rete. Questi i sei migliori secondo la lista stilata dall\'Enterprise Storage Forum. CrowdStrike: CrowdStrike Falcon Firewall Management è un\'architettura di sicurezza cloud-native deployable che mira a eliminare la complessità coinvolta nella gestione delle soluzioni firewall native. Offre un approccio centralizzato all\'applicazione delle politiche di sicurezza e alla gestione dei privilegi di accesso alla rete. Falcon Firewall ha ottenuto ottime recensioni dagli utenti su siti di recensioni di terze parti, come TrustRadius con una valutazione di 9,1 su 10 e Gartner Peer Insights con una valutazione di 4,8 su 5. Si differenzia in quanto soluzione FWaaS pronta all\'uso che può essere installata in pochi minuti e non richiede il riavvio del sistema. Inoltre, non ha alcun impatto sulla funzionalità dell\'host, anche con l\'uso quotidiano. Palo Alto Networks: Palo Alto Prisma Access è un\'offerta SaaS completa che collega tutti gli endpoint al sistema di gestione della sicurezza centralizzato. Integra il suppoto per il lavoro ibrido e remoto, riducendo le possibilità di violazioni e perdite di dati. Prisma Access ha recensioni positive dai suoi utenti su siti di recensioni di terze parti, come PeerSpot con una valutazione di 4,2 su 5 e Gartner Peer Insights con una valutazione di 4,6 su 5. Si differenzia in quanto prodotto disegnato per prevenire i cyberattacks. Va oltre la protezione superficiale del perimetro esterno della rete ma senza il peso di essere parte nativa dell\'infrastruttura di rete. Zscaler: Zscaler Cloud Firewall è un FWaaS che consente un accesso rapido e centralizzato agli strumenti e alle funzionalità di sicurezza della connessione di rete. Reindirizza tutto il traffico della rete nel firewall basato su cloud senza alcun software o hardware interno. Zscaler Cloud Firewall riceve per lo più recensioni positive da siti di recensioni di terze parti, com e PeerSpot con una valutazione di 3,9 su 5. Si differenzia in quanto soluzione di sicurezza cloud-based : è quindi leggera, con effetto minimo sull\'infrastruttura e le risorse di rete. Offre un\'ampia gamma di prodotti e funzionalità di sicurezza senza compromettere la sicurezza o la velocità del traffico e delle operazioni di rete. Fortinet: FortiSase è una soluzione Secure access service edge (Sase) che offre le funzionalità di sicurezza di rete e la connettività Sd-Wan di Fortinet senza soluzione di continuità su un cloud integrato. La sicurezza viene estesa dall\'edge a tutti gli utenti, le applicazioni e i dispositivi della rete. Fortinet FortiSase riceve valutazioni elevate su siti di recensioni di terze parti, come G2 con una valutazione di 4 su 5 e Gartner Peer Insights con una valutazione di 4,5 su 5. Si differenzia in quanto consente alle aziende di concedere l\'accesso alle risorse web, cloud e di rete su base "per utente" e "per sessione". Il sistema centralizzato rende più semplice la gestione del controllo degli accessi con la sicurezza integrata. Cisco: Cisco Umbrella Cloud-Delivered Firewall fa parte di Cisco Umbrella, una raccolta di strumenti di difesa di prima linea disponibili su Internet. FWaaS è una funzione Umbrella che fornisce visibilità sul traffico e sull\'attività degli utenti della rete, bloccando minacce e comportamenti non autorizzati secondo necessità. Le soluzioni Umbrella di Cisco hanno recensioni elevate dagli utenti su siti di recensioni di terze parti, come TrustRadius con una valutazione di 8,7 su 10 e G2 con una valutazione di 4,5 su 5. Si differenzia in quanto le soluzioni di sicurezza Umbrella forniscono visibilità e controllo completo sul traffico di rete, gli utenti e le applicazioni. GFI Software: GFI KerioControl è una soluzione FWaaS unificata per la sicurezza aziendale che può essere installata come software standard, firewall virtuale o direttamente sull\'hardware aziendale. Fornisce funzionalità e strumenti avanzati ai suoi utenti per proteggere i team e le divisioni in silos e salvaguardare le risorse di rete. KerioControl riceve per lo più recensioni positive su siti di recensioni di terze parti, come G2 con una valutazione di 4 su 5 e TrustRadius con una valutazione di 8 su 10. Si differenzia in quanto sistema centralizzato di gestione unificata delle minacce (Utm) che fornisce le funzionalità e la protezione di un Ngfw senza alcun peso sulle risorse di rete che utilizzano alternative software interne. Firewall, gli altri trend da seguire Posizionare un firewall come primo punto di contatto ai margini di una rete consente a un\'organizzazione di proteggersi da reti esterne non protette, come Internet. Ovviamente non basta: ed è questo il primo grande trend da tenere in mente anche nel 2023. La cybersicurezza è una strategia composta di più elementi. L\'ascesa del FWaaS si inserisce in un altro macro-trend: la diminuzione del ruolo dell\'hardware. Secondo il "Network Security 5-Year Forecast Report" di Dell\'Oro Group la domanda di software-as-a-service (SaaS) e di sicurezza di rete virtual-based rappresenterà il 51% del valore del mercato totale della sicurezza di rete (33 miliardi di dollari) nel 2026 e i firewall rappresentano una grande fetta di questo mercato. Le entrate dell\'appliance firewall fisico, che hanno superato il 75% delle entrate totali della sicurezza di rete basata su hardware nel 2020, dovrebbero crescere del 7% all\'anno tra il 2021 e il 2026, superate dai web application firewall SaaS e virtuali (Waf). I web application firewall sono un altro trend per quest\'anno: SaaS- e virtual-based web application firewalls (Was) cresceranno a un ritmo del 25% (Cagr) tra il 2021 e il 2026, secondo Dell\'Oro Group. Si tratta di un tasso di crescita di oltre 3 volte maggiore di quello delle appliance firewall fisiche nello stesso periodo ed è trainato dalla disponibilità di risorse via Internet. Infine, come molti altri settori It, anche quello dei firewall ha fame di talenti. E anche per questo il modello as-a-service guadagna consensi : non richiede installazione, manutenzione né monitoraggio 24/7. WHITEPAPER Trend e prospettive future nel mercato del log management Sicurezza Cybersecurity Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla<span class="term"> privacy</span> Consente l\'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati. Valuta questo articolo 0 0 0 0 La tua opinione è importante per noi! INVIA.', 'Documento_Abstract': 'hanno difficoltà a proteggere l\'aumento del volume di traffico in entrata e in uscita dalla rete locale. WHITEPAPER Rendi smart la tua azienda con due tecnologie inedite Risorse Umane/Organizzazione Smart working Scopri di più Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla <strong>privacy</strong> E-mail... monitoraggio 24/7. WHITEPAPER Trend e prospettive future nel mercato del log management Sicurezza Cybersecurity Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla <strong>privacy</strong> Consente l\'invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Le infrastrutture stand-alone consumano enormi risorse per l\'implementazione, la configurazione e la manutenzione. E anche tecnologie come Utm e Ngfw non sarebbero in grado di gestire senza problemi l\'aumento del traffico, dei dispositivi e della complessità della rete introdotti dal cloud e dallo smart working. Le soluzioni FWaaS per una ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Privacy e GDPR', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.corrierecomunicazioni.it/cyber-security/firewall-as-a-service-per-la-cybersecurity-in-azienda-perche-e-come-passare-allazione/', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MblRLMUhkamxoTXhnZUVNdlNNZWFjTnFwUmNiTElCbzNpQmJPUjNvQmNobDV6bWtham8zL3hWcWpnc0dlUkhIbUVzRks1V1NZUXBidjdKK3hhMzhPdXI1c1pZTy93OVRKQi9PeGdDazRINHJ0OGNaMmtjQWUrVVBaMHBDdnRIWGtubHZkU0ZWWGJzZ1FjSjVZemIvaHNXd2pObHVYR0lCVjJvUXZjREF4bWVnOElvNEdIaVp3NEU9', 'Fonte_Titolo': 'Corriere Comunicazioni', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Privacy e GDPR', 'Report_ID': '7663619', 'Report_TotaleDocumenti':4, 'Documento_ID': '39798773', 'Documento_Data': '2023-01-16', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '', 'Documento_Sottotitolo': '', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Intelligent computing, Zte lancia 5 nuovi server "future-proof"', 'Documento_TitoloHtml': 'Intelligent computing, Zte lancia 5 nuovi server "future-proof"', 'Documento_Contenuto': 'I prodotti della serie G5 basati sul processore scalabile Intel Xeon di quarta generazione: dotati di potenza di calcolo ad alta densità, espansione flessibile e storage ad alta capacità, forniranno un computing power più potente per lo sviluppo dell\'economia digitale La cinese Zte Corporation ha ufficialmente rilasciato i nuovi server della serie G5 per l\'intelligent computing. In occasione della conferenza di lancio, svoltasi a Pechino, la società ha annunciato cinque tipi di server basati sul processore scalabile Intel Xeon di quarta generazione: ad alta densità 5200 G5, universale full-scenario R5300 G5, di archiviazione di massa R5500 G5, di potenza di calcolo eterogeneo R6500 G5 e il server ad alte prestazioni R8500 G5. I nuovi modelli della serie G5 supportano la dissipazione del calore tramite raffreddamento a liquido. Sono dotati di potenza di calcolo ad alta densità, espansione flessibile, potenza di calcolo eterogenea, storage ad alta capacità, stabilità e affidabilità, che forniranno un computing power più potente per lo sviluppo dell\'economia digitale. Indice degli argomenti Computing power sempre più elevato Test di stabilità e affidabilità La novità del raffreddamento a liquido Computing power sempre più elevato I server della serie G5 di Zte adottano i più recenti processori scalabili Intel Xeon di quarta generazione, con un massimo di 120 core in 2 socket, che forniscono un potente supporto al computing power. I sistemi sono dotati di un\'elevata larghezza di banda con 32 slot di memoria DDR5. La velocità massima è di 4800MT/s e le prestazioni della bandwidth sono migliorate del 50%. I server supportano la memoria persistente Intel Optane serie 300 (Crow Pass). Il nuovo PCIe 5.0 migliora la larghezza di banda del 150% e fornisce potenti capacità di accelerazione hardware. WHITEPAPER I 4 consigli da seguire per riuscire nella trasformazione digitale Digital Transformation Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla<span class="term"> privacy</span> E-mail * Consente all\'invio di materiale promozionale, compimento di ricerche di mercato o di comunicazioni commerciali con modalità di contatto automatizzate e tradizionali delle Contitolari per conto di terzi (senza comunicazione dei dati ai medesimi) che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio. In particolare, il server di potenza del computing power R6500 G5 di Zte è dotato di un motore di accelerazione intelligente per il calcolo eterogeneo 10-20 integrato. In base ai diversi scenari applicativi, è in grado di programmare in modo flessibile varie risorse di potenza di calcolo per ottenere la migliore combinazione, come CPU + GPU e CPU + GPU + DPU, per soddisfare i requisiti di vari scenari come l\'AI e il super computing. Nel frattempo, i nuovi server della serie G5 possono essere potenziati in modo flessibile. Ad esempio, il modello R5300 G5 offre un massimo di quarantuno posizioni per dischi da 2,5 o venti posizioni per dischi da 3,5 e quattro posizioni per dischi da 2,5 e fornisce interfacce I/O ad alta velocità. È progettato sulla base della modularizzazione dell\'hardware e delle piattaforme software, che possono essere configurate a seconda delle esigenze per rispondere a diversi criteri di applicazione. Inoltre, il server personalizzato R5300 G5 può essere progettato per venire incontro alle diverse esigenze dei clienti e soddisfare specifici scenari applicativi. Test di stabilità e affidabilità Zte sviluppa prodotti per server e storage dal 2005: i dispositivi sono sottoposti al complesso processo di progettazione/produzione, collaudo e assistenza post-vendita con standard elevati. Prima di essere consegnati dalla fabbrica, i prodotti sono vengono testati rigorosamente per garantirne la stabilità e l\'affidabilità. Gli ultimi server della serie G5 sono migliorati in termini di dissipazione del calore, alimentazione e layout della scheda madre. I moduli di alimentazione supportano la ridondanza 1+1 e le ventole la ridondanza N+1, migliorando l\'affidabilità del sistema. I componenti chiave, come i dischi rigidi e gli alimentatori, supportano la modalità hot swapping. I dissipatori di calore in rame ad alte prestazioni riducono la resistenza termica del 15% e la temperatura misurata delle Cpu di 5, soddisfacendo i requisiti di dissipazione del calore delle Cpu da 350W della serie EagleStream. La novità del raffreddamento a liquido Inoltre, i nuovi sistemi della serie G5 supportano la tecnologia di dissipazione del calore con raffreddamento a liquido. Grazie a questa tecnologia basata su piastre di raffreddamento, il Pue del<span class="term"> data</span> center può essere ridotto a 1,1, le piastre e i tubi di raffreddamento possono essere collegati in modo affidabile, tutti i tubi possono essere monitorati in modo intelligente e possono essere emessi allarmi di secondo livello per le perdite di liquido. In questo modo è possibile realizzare impianti ecologici e a basse emissioni di carbonio e garantire l\'affidabilità del prodotto. "Con il rapido sviluppo dell\'economia digitale, anche il power computing è aumentato rapidamente negli ultimi anni - commenta Guo Shubo, Deputy General manager della product line Server and Storage di Zte -. Zte, il produttore di server con la crescita più rapida in Cina negli ultimi tre anni, ha distribuito i suoi prodotti di server e storage in oltre 40 Paesi e regioni in tutto il mondo, coprendo diversi settori come quello delle comunicazioni, dell\'energia, della pubblica amministrazione, dei trasporti e altri ancora". Valuta questo articolo 0 0 0 0 La tua opinione è importante per noi! INVIA.', 'Documento_Abstract': 'del 150% e fornisce potenti capacità di accelerazione hardware. WHITEPAPER I 4 consigli da seguire per riuscire nella trasformazione digitale Digital Transformation Scarica il Whitepaper Leggi l\'informativa sulla <strong>privacy</strong> E-mail * Consente all\'invio di materiale promozionale, compimento...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'I prodotti della serie G5 basati sul processore scalabile Intel Xeon di quarta generazione: dotati di potenza di calcolo ad alta densità, espansione flessibile e storage ad alta capacità, forniranno un computing power più potente per lo sviluppo dell\'economia digitale La cinese Zte Corporation ha ufficialmente rilasciato i nuovi server della ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Privacy e GDPR', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '', 'Documento_Url': 'https://www.corrierecomunicazioni.it/tech-zone/intelligent-computing-zte-lancia-5-nuovi-server-future-proof/', 'Documento_UrlType': 'web', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2VIWTAwbWVFR29MblRLMUhkamxoTXhnZUVNdlNNZWFjTnFwUmNiTElCbzNodnFlSmtXeW1VM3UrZThHSW9UdE9XNVMvU2RCZUJhdHRrSGFNTzhCMm5wUUhKNk85NERGMlRLaTJXa3d6WTNsdit6V2x4VENpdG9RWWtFaVcraFFoZk9NNGFwVWZNYWtxdlA1ZVFBZVUySg%3d%3d', 'Fonte_Titolo': 'Corriere Comunicazioni', 'Fonte_Categoria': ''}); list.push({ 'Report_Titolo': 'Privacy e GDPR', 'Report_ID': '7663619', 'Report_TotaleDocumenti':4, 'Documento_ID': '39798776', 'Documento_Data': '2023-01-17', 'Documento_Autore': 'Rita Fatiguso', 'Documento_Creator': '', 'Documento_PageNumber': '30', 'Documento_Sottotitolo': 'La Uber cinese potrà registrare nuovi utenti dopo lo stop di oltre un anno La società ha garantito alla Cina maggior sicurezza per la tutela dei dati sensibili', 'Documento_Occhiello': '', 'Documento_Titolo': 'Pechino sblocca il tech: dopo Ant Group via libera al rilancio di Didi Global', 'Documento_TitoloHtml': 'Pechino sblocca il tech: dopo Ant Group via libera al rilancio di Didi Global', 'Documento_Contenuto': 'Si sblocca anche il dossier Didi Global, il gigante cinese del trasporto urbano incappato nella trappola della gestione dei flussi di dati sensibili tanto cari al Governo di Pechino. Il casus belli era scoppiato nel 2021 proprio con il debutto da oltre 4 miliardi di dollari Usa sui listini di Wall Street. Un grande successo, tutti i grandi della finanza americana, Blackrock in testa, avevano puntato sull\' azienda cinese, una sorta di risposta locale alla formula Uber (che, nel frattempo, era stata espulsa dalla Cina, la filiale cinese liquidata). Peccato. Perchè per le autorità di Pechino Didi global aveva violato i codici della sicurezza nazionale, così le fu inflitta una maxi-multa da 1,2 miliardi dollari nonchè il blocco di tutte le sue App. Il titolo crollò in borsa, Didi si mise al riparo della borsa di Hong Kong, ma nel frattempo collaborava sottotraccia con le autorità per adempiere alla normativa che, intanto, si era fatta sempre più articolata: non solo la legge sulla sicurezza dei flussi di dati in uscita e sulla cybersecurity, a queste due normative si è aggiunta quella sulla<span class="term"> privacy</span> dei dati personali, per la Cina un vero e proprio debutto. Ieri, con un messaggio pubblicato sul sito Weibo di Didi global, ecco la buona notizia. Pechino ha aperto alla registrazione di nuovi utenti, dopo un divieto durato oltre un anno che ne ha frenato la crescita. Il pericolo della dispersione dei dati sembra essere svanito, addirittura il caso Didi Global aveva rappresentato una sorta di precedente anche per le future quotazioni all\' estero, tanto importante era la protezione dei dati personali. La novità sulla piattaforma di trasporti urbani ricalca quella della scorsa settimana con la quale Guo Shuping, il capo della China banking and insurance regulatory commission (Cbirc) ha chiuso ufficialmente il dossier big Tech Alibaba, Tencent & co. Ant Group, un tempo braccio della finanza di Alibaba è stata ammessa a raccogliere fondi sul mercato dopo un\' astinenza durata due anni in cui il gigante dell\' e-commerce ha dovuto mettere in pratica la separazione tra commercio elettronico e piattaforme finanziarie. Adesso Didi Global avrà bisogno che le altre app tornino negli store nazionali per conquistare nuovi utenti, il che è naturale che avvenga, sia su Android sia su Apple, altrimenti il via libera resterebbe solo sulla carta. Didi Global ha atteso con pazienza e ha collaborato per il via libera sulle registrazioni di nuovi utenti e i download delle sue 25 app bloccate dalle autorità di Pechino, passo fondamentale per un ritorno alla normale attività. La società, in particolare, ha dichiarato che si impegna sul futuro, infatti, «adotterà misure efficaci per garantire la sicurezza della piattaforma e dei dati e per salvaguardare la sicurezza del cyberspazio nazionale». In un certo senso Didi Global dovrà fare da apripista per le future matricole all\' estero, solo con un controllo puntuale dei meccanismi di protezione, in primis lo storage dei dati e la possibilità per il Governo di vigilare sui flussi sarà possibile ripartire con le quotazioni che, peraltro, dovranno essere sbloccate anche sul lato estero. Gli Usa lo scorso agosto hanno raggiunto un accordo sulla possibilità di trovare un\' intesa sull\' audit dei dati, che saranno tarati anche sulle regole americane. Un tira e molla che si è aggiunto all\' accanimento con il quale nel periodo 2021-2022 le autorità cinesi si sono messe alle calcagna delle società tecnologiche cinesi più globalizzate. Ciò premesso, in realtà non è più tempo di crociate tecnologiche, il 2023 della Cina è già martoriato dagli effetti dell\' epidemia di Covid-19, quindi è fondamentale che le aziende di servizi concorrano, come sempre hanno fatto, alla ripresa dell\' economia. L\' hi-tech contribuisce sotto varie forme al 30% del Pil cinese e in questi giorni la Cina vive - nonostante il coronavirus - la vigilia del Capodanno lunare, sabato prossimo scatta la grande festa ed è questo il momento più adatto per rimettere in funzione il meccanismo dei trasporti. © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': ', ma nel frattempo collaborava sottotraccia con le autorità per adempiere alla normativa che, intanto, si era fatta sempre più articolata: non solo la legge sulla sicurezza dei flussi di dati in uscita e sulla cybersecurity, a queste due normative si è aggiunta quella sulla <strong>privacy</strong> dei dati personali, per la Cina...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Si sblocca anche il dossier Didi Global, il gigante cinese del trasporto urbano incappato nella trappola della gestione dei flussi di dati sensibili tanto cari al Governo di Pechino. Il casus belli era scoppiato nel 2021 proprio con il debutto da oltre 4 miliardi di dollari Usa sui listini di Wall Street. 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I progetti avviati e quelli che vedranno la luce nel 2023 Pubblicato il 15 Gen 2023 Emilio Meneschincheri Responsabile UOC Sviluppo applicativi clinici e infrastrutture, Fondazione Policlinico Universitario "A. Gemelli" IRCSS, Università Cattolica del Sacro Cuore - Membro del comitato scientifico ASSD L\'inaspettata pandemia di Covid-19 ha messo sotto stress i sistemi sanitari di tutto il mondo che, per affrontare in maniera efficacie la crisi, hanno dovuto rapidamente riorganizzare i processi sanitari. In Italia, inizialmente, anche in considerazione della gravità dei problemi che il virus causava, il territorio non è riuscito a fare da filtro, pertanto, gli ospedali sono stati messi sotto pressione. Le strutture ospedaliere hanno dovuto reagire con una rapida riconversione dei propri posti letto , aumentando il numero di posti letto intensivi e sub-intensivi per il trattamento dei pazienti con problemi respiratori ed il numero dei posti letto di degenza da destinare ai pazienti positivi. Il covid e la spinta all\'adozione strutturata dei sistemi di "digital health" Contestualmente, è stato necessario riorganizzare i percorsi di accesso alle aree ambulatoriali e diagnostiche, considerando l\'assoluta necessità di mantenerli separati in modo da limitare la possibilità di contagio. WHITEPAPER Una guida per acquisire nuovi clienti con il digital onboarding In generale, i processi di erogazione sono risultati rallentati anche nei percorsi dedicati ai pazienti non affetti dal virus, considerando la necessità di distanziamento, le speciali procedure di disinfezione dei locali introdotte, la necessità di sottoporre a tampone i pazienti per evitare i contagi. Questa riorganizzazione ha pertanto comportato una contrazione dell\'offerta sanitaria , sia diagnostica che di ricovero, che ha avuto un inevitabile effetto negativo sui pazienti affetti da malattie acute, come quelle oncologiche, su quelli che necessitavano di attività di screening o di follow up, sui pazienti cronici che necessitano di controlli e rivalutazioni periodiche. Al fine di ridurre al minimo le conseguenze di tale situazione e puntando a tenere il più possibile lontano dagli ospedali i pazienti affetti da patologie croniche, il "Gemelli" ha messo in campo una serie di iniziative, in un primo momento singole e destrutturate, attraverso le quali i clinici hanno cercato di garantire continuità assistenziale utilizzando gli strumenti più comuni come email, videochiamate, contatti telefonici, etc. Parallelamente la Direzione del Policlinico ha avviato un processo di implementazione ed adozione strutturata dei sistemi di "digital health", nella consapevolezza che è oggi possibile, attraverso l\'uso di questi sistemi, realizzare nuovi paradigmi di erogazione delle prestazioni sanitarie in grado di migliorare il processo di cura dei pazienti. In particolar modo di quelli multipatologici che necessitano di percorsi multidisciplinari. Le soluzioni tecnologiche oggi disponibili sono molteplici , ma caratterizzate due da due fattori principali: la capacità di costruire percorsi strutturati ed una completa integrazione con il tessuto informativo ospedaliero e, in particolare, con il dossier sanitario elettronico del paziente. Cos\'è la telemedicina Ma cosa è la telemedicina e quali sono gli elementi caratterizzanti? Vale la pena ricordare che non stiamo parlando di una nuova disciplina medica, quanto di pratica medica a distanza, ovvero di un nuovo processo che si avvale delle tecnologie ICT e dove una delle principali peculiarità è il coinvolgimento del paziente nella gestione del proprio stato di salute. Il paziente deve essere preventivamente informato sulle modalità di erogazione e sul trattamento dei dati (Privacy) e deve esprimere specifico consenso. Il paziente (o chi per lui) ha necessità di interagire con device ICT e, in alcuni casi, con specifici dispositivi medici per poter accedere alla prestazione. Ovviamente gli attori principali in questo processo, come in quello tradizionale, sono e rimangono il medico (o il personale sanitario) ed il paziente, la tecnologia è solo un fattore abilitante. I percorsi che si realizzano con tali strumenti non sono antitetici a quelli tradizionali ma anzi si integrano con essi con l\'obiettivo di limitare la presenza fisica del paziente in ospedale alle sole prestazioni che lo richiedono e di anticipare, in modo proattivo, l\'insorgenza di fasi acute nel decorso del paziente. Le principali iniziative attivate dalla Fondazione Policlinico Gemelli In questo quadro di riferimento, le principali iniziative attivate dalla Fondazione Policlinico Gemelli in quest\'ambito sono le seguenti. La televisita La televisita presuppone una interazione tra medico e paziente/i tramite sistema di videochiamata , con la possibilità di scambiare informazioni preliminarmente o in tempo reale. La televisita può essere utilizzata per visite di controllo per pazienti con una patologia già conclamata. Al "Gemelli" è stato sviluppato un sistema denominato ViSpa (VIsita SPecialistica a distanzA) composto da due applicazioni, una ad uso del personale medico consistente in una WebApp che previa autenticazione, mette a disposizione la lista di lavoro, ovvero la lista dei pazienti da tele-visitare, un sistema di videocall ed un sistema di refertazione integrato con il Sistema Informativo Ospedaliero. Il paziente può caricare della documentazione tramite App (upload) che il medico può sempre consultare. L\'altra applicazione è una App ad uso dei pazienti che, una volta scarica dagli store ed istallata, permette di consultare i propri appuntamenti, fare l\'upload di documentazione ed attivare la videocall con il medico. Il Tele Consulto (o tele cooperazione) Il Tele Consulto (o tele cooperazione) è un atto medico principalmente svolto da due o più specialisti a distanza , utilizzando una piattaforma che permette di scambiarsi dati clinici ed effettuare una videochiamata, allo scopo di confrontarsi e discutere della situazione clinica di pazienti. Tale modello di cooperazione è utilizzato nell\'ambito della rete di emergenza urgenza, e si realizza tramite l\'utilizzo del sistema informatico regionale denominato "Advice". Tale piattaforma permette la condivisione e la visualizzazione di immagini diagnostiche e dei referti di laboratorio. Il Tele Monitoraggio Il Tele Monitoraggio - è un processo di monitoraggio, asincrono o continuo, di alcuni parametri vitali o di lifestyle dei pazienti tramite l\'interpretazione da parte del personale sanitario, di serie di dati raccolti con medical device e trasmessi ad una centrale di ascolto, eventualmente integrati con altri dati clinici. Tale modello è stato utilizzato nella fase più critica della pandemia all\'interno dei discharge hospital di prossimità, al fine di monitorare costantemente i pazienti ospitati le cui condizioni erano non critiche ma tali da non permetterne la dimissione a casa. Il sistema raccoglieva i parametri vitali d\'interesse tramite device medicali (saturimetro) connessi ad un cellulare che li trasmetteva ad una centrale di monitoraggio. Tramite una integrazione specificatamente progettata tali dati confluivano nell\' Electronic Medical Record dei pazienti. Altre applicazioni di telemedicina in uso al "Gemelli Altre applicazioni di telemedicina sono state realizzate e attualmente in uso presso alcune unità operative del "Gemelli": Pneumologia - in collaborazione con Enel X che ha sviluppato l\'App Smart Axistance C-19, medici e operatori sanitari del Policlinico Gemelli monitorano a distanza lo stato di salute dei malati COVID-19 in sorveglianza attiva o isolamento fiduciario. Radioterapia - È stato avviato il progetto KIT (Keep in Touch) 2.0 per l\'assistenza e il monitoraggio dei pazienti presso il proprio domicilio, utilizzando le tecnologie IT a disposizione, al fine di identificare le situazioni più ad alto rischio per un controllo più stretto dei pazienti in trattamento e acquisendo informazioni di possibile utilità, questo consentirà di intervenire in maniera personalizzata sulla terapia di ciascun paziente. Un\'ulteriore esperienza è rappresentata dal progetto denominato "Smart Axistance eWell", un programma sviluppato dalla Fondazione Gemelli in collaborazione con Enelx con lo scopo di introdurre i sistemi di digital heatlh nella medicina di prevenzione. Attraverso un percorso che parte da un check-up clinico ambulatoriale, il paziente viene seguito e monitorato nel suo stile di vita da un\'equipe multidisciplinare di clinici che personalizzano continuamente il percorso di benessere del paziente. La piattaforma monitora in modo continuo il movimento, la qualità del sonno, la dieta del paziente, lo stato di salute psico-fisica e attraverso un protocollo sviluppato e validato dai clinici, guida il processo attraverso specifici KPI. Uno degli elementi rilevanti di queste esperienze, sempre più strutturate, riguarda il cambiamento organizzativo necessario per integrare in modo permanente questi strumenti nella pratica clinica. Sono state infatti istituite all\'interno dell\'ospedale "centrali di telemedicina", spazi specificatamente dedicati a queste attività, appositamente attrezzati e nei quali il personale clinico svolge specifici turni di lavoro. Le piattaforme tecnologiche sono state quindi integrate nel sistema informativo del Policlinico, in modo tale che le informazioni legate ai pazienti rientrino a pieno titolo nel percorso di cura. Gli obiettivi 2023 Con l\'obiettivo di integrare e standardizzare l\'offerta dei servizi di telemedicina nei primi mesi del 2023 verrà introdotta una soluzione che prevede come elemento centrale un " Portale Paziente " accessibile previa sottoscrizione del servizio da parte dello stesso. Tramite il portale, che è nativamente integrato con il Sistema Informativo Ospedaliero, il paziente potrà: consultare il proprio dossier sanitario elettronico, incluso l\'imaging medicale, prenotare e pagare prestazioni ambulatoriali, compilare questionari prescritti dai medici, consultare video tutorial e materiale informativo specificatamente pensato per la propria condizione clinica, effettuare televisite, accedere alle informative e gestire i propri consensi. Il grande vantaggio di tale soluzione è l\'integrazione nativa con i processi amministrativi e sanitari dell\'ospedale : uno scenario in cui tali strumenti entrano in modo strutturato e definitivo nella pratica clinica. Questo consentirà di mettere a fattor comune tutte le informazioni già disponibili e di far entrare nel patrimonio dell\'ospedale altre parimenti importanti, una ricchezza di dati che oltre ad essere utilizzati per l\'erogazione di cure adeguate, saranno utili alla ricerca clinica e per fornire modelli predittivi finalizzati alla valutazione del funzionamento complessivo del sistema. Conclusioni Per concludere, per una struttura come il "Gemelli" ove la centralità del paziente è stata sempre un elemento caratterizzante il processo di cura la telemedicina può oramai considerarsi a pieno titolo una nuova modalità di erogazione di alcune tipologie di prestazioni sanitarie nel perseguimento dei seguenti obiettivi: Sulla popolazione di riferimento : considerata la "mission" della Fondazione, obiettivo primario è quello di mettere a disposizione della collettività, in particolar modo dei pazienti più disagiati, dei servizi di "valutazione" clinica specialistica, migliorandone la qualità della vita. Il fatto di poter fruire rapidamente di una prestazione specialistica, permette di avere una diagnosi in tempi brevi e conseguentemente, ove necessario, di poter iniziare subito un trattamento. Questo in alcune tipologie di patologie incide in maniera sostanziale sulle aspettative di vita dei pazienti. Economici : A livello nazionale, tali servizi permetto di far fruire delle competenze interne, anche in regioni, o zone del Paese più svantaggiate e comunque con una "expertise" minore, abilitando economie di scala. Cultura organizzativa : Internamente la modalità di lavoro di seguito descritta permette, soprattutto nei giovani medici, di maturare esperienza nel lavorare in team, sia internamente che esternamente e gli permette di sviluppare un network importante anche per scambi culturali ed accademici. WHITEPAPER Decisioni più rapide con l<span class="term">\'intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> @RIPRODUZIONE RISERVATA Valuta questo articolo.', 'Documento_Abstract': 'con l\'<strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> @RIPRODUZIONE RISERVATA Valuta questo articolo....', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'Per una struttura come il "Gemelli" ove la centralità del paziente è stata sempre un elemento fondante del processo di cura, la telemedicina può ormai considerarsi a pieno titolo una nuova modalità di erogazione di alcune tipologie di prestazioni sanitarie. 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Aspetti un attimo». Lo smartphone per fortuna è sempre alla portata di mano e così per il giovane neolaureato, di turno alla guardia medica, bastano due secondi per chiedere aiuto a Google. Non va meglio però se l\' incertezza riguarda la diagnosi e i sintomi del paziente non sono chiari. In questo caso, per il malcapitato che ha bisogno di assistenza urgente non resta che rivolgersi al pronto soccorso. Che sia un problema di formazione, oppure di carenza di medici e allo stesso tempo di utilizzo spesso improprio di giovani leve, fatto sta che il rischio che si commettano errori diagnostici è sempre dietro l\' angolo. GLI STRUMENTI Le aziende produttrici di software, in realtà, già dagli anni \'80 avevano capito che l\' occasione per trarne profitto era ghiotta e così hanno cominciato a proporre strumenti che aiutano a trovare risposte per quesiti più o meno complessi. Da allora, l\' utilizzo delle nuove tecnologie per i quesiti diagnostici si è sempre più diffuso: secondo una indsempre più diffusoagine di UpToDate, una piattaforma internazionale di informazioni cliniche, l\' 85% di chi la usa ammette che questo strumento migliora la qualità dell\' assistenza fornita ai pazienti, l\' 82% ritiene che serve per prevenire gli errori e il 95% dice che così risparmia tempo. Per capire la portata del fenomeno basti pensare che nel 2021 i medici in Italia hanno visualizzato argomenti clinici su UpToDate più di 3,3 milioni di volte. Eppure, affidarsi ai software per un consulto medico può essere davvero pericoloso. «Il tema della<span class="term"> intelligenza</span><span class="term"> artificiale</span> e della interpretazione dei dati è complesso mette in guardia Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri . Il software non può essere il sostituto del medico, perché ogni persona ha le sue caratteristiche individuali. È chiaro che il professionista deve sapersi orientare sulla base di quello che ha a disposizione. Ovviamente, questi sistemi rappresentano la statistica, in percentuale potrebbero indicare quale potrebbe essere la migliore soluzione, ma non possono essere considerati come verità assoluta». E invece in molti lo fanno. «Esiste la convinzione che si possa saltare la valutazione clinica e la visita medica e che si possa fare la diagnosi addirittura da soli. Ma è impossibile - rimarca Claudio Cricelli, presidente della società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) . Nessun software è in grado di sostituire il ragionamento clinico, perché si tratta di strumenti che non tengono conto della estrema complessità della valutazione della persona. Il medico, infatti, non valuta la malattia, ma il singolo individuo». IL SUPPORTO Il cosiddetto supporto decisionale non è dunque una novità. «Anche i nostri medici di famiglia utilizzano software in presenza di alcuni sintomi ammette Cricelli sono utili perché possono aiutare a capire meglio quali sono le possibili implicazioni. Ma non dobbiamo pensare che oggi la carenza dei medici si possa risolvere con un software. Se il medico non c\' è, non si può ricorrere all\' intelligenza<span class="term"> artificiale</span> come se fosse una scorciatoia». Ma se è vero che i medici, soprattutto giovani, hanno bisogno di consultare Google, il problema va risolto alla fonte. «La differenza tra un neolaureato che abbia fatto un corso di laurea eccezionale e quindi sia preparatissimo e un medico bravo è l\' esperienza sottolinea Rocco Bellantone, ordinario di chirurgia dell\' Università Cattolica di Roma . Il grande medico ha la genialità di intuire quali siano le situazioni attraverso l\' osservazione e il dialogo attento con il malato, oltre che la visione degli esami». Ma è proprio la pratica clinica che lascia spesso a desiderare. «È fondamentale aver fatto almeno un tirocinio durante il percorso di laurea accanto a una persona che abbia una grande esperienza alle spalle spiega Bellantone - Per cui non bastano le nozioni». E figuriamoci se può bastare Google. «Si può utilizzare anche<span class="term"> internet</span>, sempre che si consultino fonti serie, però avendo accanto qualcuno che ti faccia interpretare le nozioni che stai acquisendo». Altrimenti si rischia di mandare allo sbaraglio giovani medici. Graziella Melina © RIPRODUZIONE RISERVATA.', 'Documento_Abstract': 'di volte. Eppure, affidarsi ai software per un consulto medico può essere davvero pericoloso. «Il tema della <strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> e della interpretazione dei dati è complesso mette in guardia Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi... implicazioni. Ma non dobbiamo pensare che oggi la carenza dei medici si possa risolvere con un software. Se il medico non c\' è, non si può ricorrere all\' <strong>intelligenza</strong> <strong>artificiale</strong> come se fosse una scorciatoia». Ma se è vero che i medici, soprattutto giovani, hanno bisogno di consultare Google, il problema va...', 'Documento_isValidSnippet': 'True', 'Documento_Sommario': 'IL CASO ROMA «Questo farmaco non lo conosco. Aspetti un attimo». Lo smartphone per fortuna è sempre alla portata di mano e così per il giovane neolaureato, di turno alla guardia medica, bastano due secondi per chiedere aiuto a Google. Non va meglio però se l\' incertezza riguarda la diagnosi e i sintomi del paziente non sono chiari. In questo ', 'Documento_Autore': '', 'Documento_Argomenti': 'Sanit&agrave; Digitale', 'Documento_Testatina': '', 'Documento_NumeroDiPagina': '17', 'Documento_Url': 'https://data.volopress.it/GetData/Default.ashx?param=ZG9jaGFzaD02MkM2RTIxMjQyNDBGODZFNjU5OTYzNTY5ODVFN0ZBMTQ1NkQ4NEE1RDRFQkI3MTM1NzE1QkNFRUI5QzBDRjRDJnR5cGU9UERG', 'Documento_UrlType': 'pdf', 'Documento_AltreFonti': '', 'Documento_OpenAbstract': true, 'Documento_Selected': false, 'Documento_Flip': 'https://servizi.volopress.it/Proxy/default.aspx?token=UzRpMENqeWZjVDAvUlFTWkM5ZFcvaWlMekJydFRuTGFGRVA5ZksvajlXK1FUVi9EVVZrME94QzFHZHl2aTY0czU4RWREUm42elZQUlIvVGJlMnZyZjNwcjZIZHNVS05BNEpJNVdNUDc3U2R3Z09Ubk5tbnowUFZpM0JTNHhzTFlXRGl2QXI5WWk0MkhHY3lZaVg1bW11S2dXRWEyTGdVdEtKb3NyTkFtWEszazhsN3pCUjA3QXNEZ3lXRWR6cWF0SU82YnAzbUhYbWozdzhiTVJ5UXNuZHJwZjIzTEkxQlY%3d', 'Fonte_Titolo': 'Il Messaggero', 'Fonte_Categoria': ''}); } </script></head> <body ng-controller="indexCtrl"> <div class="container-fluid"> <div class="row clearfix"> <div 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